Il Cyberspazio, malgrado quello che sostengono i suoi detrattori "per sentito dire", non è soltanto un nebuloso ammasso di chip, server, bytes e miriadi di altre diavolerie, buone forse per esaltare una ristretta cerchia di appassionati ma spietate nell"allontanare i neofiti. Internet, se vogliamo dare retta ai teorici più prestigiosi della Third Wave Revolution, è la costruzione umana (non pianificata, beninteso) che più si avvicina, nella storia della nostra civiltà, all"utopia illuministica della biblioteca universale.Sulla Rete delle Reti si può trovare di tutto. Dai corsi di uncinetto agli Star Trek fan club, dai video porno ai seminari sulle ultime scoperte degli astrofisici. E ognuno di questi frammenti di sapere, almeno fino ad oggi, è accessibile - a un costo molto contenuto - da una quantità di individui potenzialmente illimitata. Ecco un esempio illuminante.

Dodici anni fa, alla Auburn University - in Alabama - un gruppo di professori universitari statunitensi fondò il Ludwig von Mises Institute , dedicato alla memoria del pensatore austriaco allievo di Carl Menger che, nel corso dei suoi 92 anni di vita, ha dato un impulso senza precedenti allo studio dell'economia, della sociologia e della filosofia politica. Von Mises, semisconosciuto (e deliberatamente occultato) in Italia fino a qualche anno fa, negli Stati Uniti è sempre stato considerato - insieme a Friedrich August von Hayek - il padre dei libertarian contemporanei. Sbarcato in America nel dopoguerra, von Mises ha insegnato per decenni alla New York University e, prima di morire nel 1973, è riuscito - anche grazie alle sue inususali capacità di insegnamento - a far germogliare i frutti della Scuola Austriaca dellÕEconomia nel Nuovo Continente. Israel Kirzner e Murray Newton Rothbard sono stati suoi allievi. E Milton Friedman, come James M. Buchanan, devono moltissimo ai suoi studi sul calcolo economico nelle economie pianificate e alla sua teoria sull'azione umana.

Il Ludwig von Mises Institute si propone di non lasciar disperdere questa eredità culturale. E da più un anno, il suo fondatore e presidente, Llewellyn H. Rockwell Jr., ha deciso di affrontare il mare aperto del Cyberspazio. Il Ludwig von Mises Institute On-Line è uno dei siti Internet su cui le istituzioni accademiche italiane (e più di un movimento politico) dovrebbero riflettere a lungo. Oltre a essere realizzato, tecnicamente, con molta intelligenza, infatti, rappresenta una straordinaria miniera di informazioni capace di commuovere anche il liberista più disincantato. E tutto, davvero tutto, è messo gratuitamente a disposizione di chiunque. Tutti i numeri della Review of Austrian Economics, un'aggiornatissima rivista pubblicata da otto anni dalla Kluwer Academic Publishers, è pronta per essere "scaricata" a costo zero dal modem. Come la Austrian Economic Newsletter, da sedici anni curata dagli studenti e dai professori della Auburn University, The Free Market (più orientata politicamente), The Mises Review, The Austrian Study Guide, The Mises Memo e The Mises Review.

Sempre via Internet è possibile iscriversi ad un incontro annuale (nel 1997, previsto dal 7 al 14 giugno) riservato ai ricercatori universitari di tutto il mondo. Una settimana immersi nello charme del Vecchio Sud, in compagnia di tanti libertarian quanti mai sarebbe possibile incontrarne in una sola esistenza. E poi una bibliografia impressionante, che spazia da Fritz Machlup a Ludwig Lachmann, da Benjamin Anderson a Barry Smith, da Jeffrey A. Tucker a Richard Vedder. Senza contare l'enorme mole di collegamenti con gli altri centri del pensiero liberista statunitense, come The Right Side of the Web , il Libertarian Web e mille altri.

I liberali e i liberisti italiani, insomma, non hanno più scuse. Per quasi un secolo si sono lamentati che la cultura del nostro Paese, ostaggio dei totalitarismi e degli statalismi di destra e di sinistra, li aveva messi in un angolo, senza possibilità di difesa. Adesso, almeno nel Cyberspazio, sono sullo stesso piano di tutti gli altri. Anzi, hanno più referenti, più spazio e più possibilità di molti. E se, ancora una volta, non saranno in grado di far circolare le proprie idee per migliorarle e diffonderle, potranno solo battersi il petto per fare ritirata - in fretta - nelle loro polverose bliblioteche piene di carta.

a cura di Andrea Mancia (1998)


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