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 Livolsi: “Meglio abbassare l’Irpeg”
 di Michelangelo Borrillo
 
 La grande banca del Sud come l’isola che non c’è. O meglio, che 
              c’era e non c’è più. Da un mese a questa parte tutti ne parlano, a 
              cominciare dal governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio e 
              dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, e tutti hanno idee 
              diverse, a volte anche contrastanti. Anche ieri, al convegno 
              organizzato a Bari dalla Fondazione Ideazione su “Un’altra idea 
              del Mezzogiorno”, si sono confrontati due diversi modi di 
              affrontare la questione meridionale del credito: da una parte 
              Massimo Lo Cicero, direttore scientifico dell’Osservatorio sul 
              Mezzogiorno di Ideazione ed estensore della bozza sulla quale sarà 
              costruito il documento finale per il Sud, oltre che docente di 
              Economia all’Università romana di Tor Vergata; dall’altra Ubaldo 
              Livolsi, banchiere d’affari del Nord che, in Puglia, da un anno a 
              questa parte, ha aperto una nuova sede della Merchant Bank Rivolsi 
              & Partners, di cui è presidente, e che, per il Meridione, sta 
              cercando i coinvolgere risorse nazionali ed internazionali. “Gli 
              anni Novanta – ha sottolineato nel suo intervento Lo Cicero – si 
              sono caratterizzati, tra l’altro, per la scomparsa del sistema 
              delle banche meridionali: un conto è poter comunque contare su una 
              molteplicità di agenzie distribuite capillarmente sul territorio, 
              un altro poter fare riferimento a un banchiere ce decida quali 
              imprese finanziare, dall’alto della sua conoscenza del territorio, 
              e che decida di accompagnare o meno un’azienda meridionale verso 
              un’alleanza con una certa azienda, magari internazionale, 
              piuttosto che un’altra. E’ per questo che dico che non si può 
              rinunciare all’idea di una grande banca meridionale, sia per 
              capitali che per guida”.
 
 Dottor Livolsi, da banchiere settentrionale 
              che opera anche al Sud, cosa risponde a Lo Cicero?
 
 Occorre fare una premessa: è vero che il Sud è stato visto per 
              anni come territorio di raccolta e non di impieghi. Ma non tutte 
              le colpe sono delle banche del Nord.
 
 In che senso?
 
 Nel senso che spesso anche gli imprenditori meridionali non sono 
              stati guidati nel modo migliore. E qui il problema non è tanto 
              distinguere tra istituti di credito del Nord e del Sud, quanto 
              della loro competenza finanziaria.
 
 Si spieghi meglio.
 
 Per portare a compimento alleanze, partnership e tutto quanto 
              possa far crescere le aziende è necessario avere adeguate 
              competenze finanziarie. Ciò di cui hanno bisogno gli imprenditori, 
              quindi, è un banchiere con una visione finanziaria di medio 
              periodo, capace di convogliare capitali finanziari internazionali. 
              Non è necessario avere alla spalle una grande struttura di 
              sportelli.
 
 Il difficile è proprio questo: far sì che il 
              Sud diventi area di attrazione di capitali.
 
 Noi ci stiamo provando. Abbiamo contatti con diversi fondi 
              internazionali ai quali spieghiamo le opportunità offerte dal Sud. 
              Certamente, tutto sarebbe più facile se il Meridione potesse 
              contare su una differenziazione fiscale e su procedure certe.
 
 Sono due delle priorità ribadite dal 
              vice-ministro Miccichè.
 
 Infatti, sottolineando la loro efficacia, non scopro nulla. Posso 
              solo aggiungere quanto ho imparato dalla mia esperienza nel campo: 
              la differenziazione fiscale è fondamentale perché le aziende che 
              hanno intenzione di investire al Sud chiedono di poter fare subito 
              profitti da reinvestire nell’impresa. Solo così si crea la catena 
              virtuosa che attrae altri capitali. Ecco perché il concetto di 
              Irpeg agevolata per il Sud va nella direzione giusta.
 
 E con il riferimento a procedure certe cosa 
              vuol dire?
 
 Null’altro che l’ulteriore garanzia richiesta da chi vuole 
              investire al Sud: saper di poter portare a termine l’investimento 
              entro una certa data. La richiesta è sempre la stessa: uno 
              sportello unico per tutte le procedure burocratiche. Se manca la 
              certezza dei tempi, spesso le aziende preferiscono non investire.
 
 (dal Corriere del Mezzogiorno del 26 ottobre 2002)
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