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 Miccichè: “Bonus più ricco nel 
              Mezzogiorno”
 intervista di Cristina Cimmino
 
 Un uomo del Sud che gioca in territorio ostile, visto che è il 
              ministro delle politiche per il Mezzogiorno in un Ministero che in 
              molti, anche all’interno della maggioranza, considerano, a torto o 
              a ragione, un tantino nordista. Gianfranco Miccichè, vice-ministro 
              dell’Economia, siciliano doc, strettissimo collaboratore del 
              ministro Tremonti, sostiene di aver imparato da Silvio Berlusconi 
              a puntare, dritto come un treno, su non più di tre obiettivi per 
              volta. Ed è quello che Miccichè sta facendo per il Mezzogiorno. I 
              suoi tre obiettivi, da far assorbire in Finanziaria, illustrati 
              ieri mattina al convegno sul Mezzogiorno organizzato dalla 
              Fondazione Ideazione si chiamano: infrastrutture, 
              razionalizzazione della convenienza (differenziale fiscale per il 
              sud) e modernizzazione delle pubbliche amministrazioni delle 
              regioni meridionali. Proprio ieri, in Commissione Bilancio alla 
              Camera, il vice-ministro ha presentato le sue proposte per 
              modificare la Finanziaria in favore del sud, chiedendoal governo 
              di subordinare l’adesione dell’Italia al processo di allargamento 
              dell’Ue ad un minimo di flessibilità nei confronti del sud del 
              Paese. A tal proposito, il giovane braccio destro di Tremonti ha 
              firmato un documento con le regioni del Mezzogiorno, a cominciare 
              dalla Puglia, per aggiungere al Patto per l’Italia un 
              differenziale Irpeg per il sud nel periodo transitorio, una 
              procedura straordinaria per accelerare alcune opere 
              infrastrutturali, che saranno individuate insieme alle parti 
              sociali, e l’impegno, da parte dell’Europa, a dare priorità 
              assoluta alla realizzazione del Corridoio 8, quello 
              sull’Adriatico, e di semplificare la politica regionale dell’Ue 
              sui fondi strutturali. Il documento è stato già presentato e 
              sottoscritto dal leader di Confindustria Antonio D’Amato e dal 
              segretario della Cisl Savino Pezzotta, e verrà illustrato, 
              nell’incontro previsto per martedì, ai sindacati.
 
 Dunque esiste un modo per evitare che 
              l’allargamento dell’Ue i Paesi dell’Est si traduca in un disastro 
              per il Mezzogiorno?
 
 Non è l’uovo di Colombo che risolve tutti i problemi del sud, ma 
              crediamo che l’importante, da parte del governo, sia attrarre gli 
              investimenti. Poi sta al territorio sviluppare le opportunità. E 
              io credo che in 6 anni ci saranno meccanismi di recupero del gap 
              del Mezzogiorno e saranno basati sull’accelerazione delle 
              infrastrutture e sul differenziale di convenienza. Tra l’altro, il 
              governo ritiene di dover velocizzare la regolarizzazione degli 
              incentivi. E’ sbagliato che sia il governo a decidere quali 
              strumenti siano più adatti ad una determinata zona. Se è vero che 
              ha senso il federalismo, occorre che siano le regioni e i sindaci 
              a poter scegliere. Il governo, da parte sua, deve dare le 
              infrastrutture.
 
 Ma il federalismo non sta penalizzando il 
              sud?
 
 Guardiamo agli incentivi: il bonus occupazione, così com’è oggi, 
              non è più proponibile, perché ha un differenziale piccolissimo tra 
              nord e su, ha cifre non coperte, non ha nessuna limitazione di 
              platea. Il nuovo bonus, che verrà messo nell’emendamento del 
              governo, invece, avrà una copertura e lo stiamo eliminando per 
              quelle aree dove non c’è bisogno. Non può esserci il bonus 
              occupazione in aree del Paese che hanno un tasso di disoccupazione 
              del 2%. E’ immorale.
 
 Cosa risponde alle critiche rivolte al 
              documento che ci ha illustrato da parte del prof. Gianfranco 
              Viesti (anche lui presente al governo, ndr)?
 
 Comprendo e condivido alcune critiche dell’illustre economista, ma 
              mi compiaccio che tra le nostre analisi ci sono diversi punti 
              comuni.
 
              
              Viesti sostiene che, quanto ad 
              infrastrutture, il problema per le regioni del sud, a cominciare 
              proprio dalla nostra Puglia, non sono gli aeroporti, ma 
              l’Alitalia. E’ d’accordo?
 Certo è vero che bisognerebbe aprire le porte alla concorrenza ed 
              attuare una reale liberalizzazione del mercato.
 
 Uno dei problemi per il Mezzogiorno, emersi 
              anche in questo convegno, è la presenza della Lega e 
              l’atteggiamento di alcuni suoi esponenti in questo governo…
 
 Non è che io ami la Lega, ma provo ad individuare alcuni punti su 
              cui confrontarci. E il federalismo è uno dei punti sul quale sono 
              riuscito ad imbrigliare Bossi: lui sbraita per il federalismo 
              fiscale, ma, così come lo desidera lui, non l’avrà. Intanto ho 
              avuto il suo via libera per l’accelerazione delle misure per il 
              sud Perché non è un problema di quantità di risorse, che in 
              Finanziaria ci sono, quanto di tempi e di metodi: Parlare di Lega 
              xenofoba è incoerente per chi è alleato, anche perché è un 
              movimento complesso, che va al di là del suo leader.
 
 Viesti dice che il governo ha dato al 
              Mezzogiorno una bicicletta e che ora tocca alle regioni del sud 
              pedalare: Lei è d’accordo?
 
 Non so se sia una bicicletta o un motorino, ma, se dobbiamo 
              pedalare, ci devono dare un sellino. E lo dice in dialetto 
              siciliano.
 
 Oggi è circolata la voce del congelamento 
              dell’art. 37, che riguarda i fondi per le imprese. Cosa c’è di 
              vero?
 
 L’art.37 è oggetto di trattativa con le parti sociali, ci stiamo 
              lavorando sia a livello tecnico che politico, non esiste alcuna 
              ipotesi di “congelamento”, ma ancora non ci sono novità. Per ora 
              resta in Finanziaria. Vedremo come modificarlo per renderlo 
              compatibile con le richieste.
 
 (dalla 
              "Gazzetta del Mezzogiorno" del 26 ottobre 2002)
 
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