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 Mezzogiorno, benvenuto il nuovo confronto
 di Alessandro Laterza
 
 "Un'altra idea del Mezzogiorno", il convegno dell'Osservatorio 
              Mezzogiorno della Fondazione Ideazione, a Bari, è stato un evento 
              di sicuro rilievo. Esprime, infatti, un serio tentativo di creare 
              nel Mezzogiorno un laboratorio d'idee con una chiara matrice di 
              centrodestra. Ciò rappresenta un potenziale salto di qualità che 
              va apprezzato. Fino ad oggi, infatti, la maggioranza di governo, 
              anche nelle sue declinazioni e propaggini locali, si è 
              contraddistinta per l'assoluta povertà di pensiero e azione che 
              non fossero legati alle emergenze amministrative o all'immediata 
              riscossione di consenso elettorale o di solidarietà di coalizione. 
              Non si tratta di un semplice problema di priorità o - come 
              suggerisce qualche osservatore malizioso - di carenza 
              d'intelligenze e competenze. Si tratta di una scelta precisa: 
              infatti, chi fa esercizio di pensiero o di competenza 
              professionale "disturba il guidatore"; è soggetto poco 
              controllabile e poco incline al nudo e crudo patto che vede il 
              contraccambio tra la fedeltà cieca al capo nazionale o al capetto 
              locale e la concessione del relativo beneficio feudale.
 
 sua accezione più ampia, è declassata al rango di lustrino di 
              parata o di foglia di fico per ben altre inadempienze - ha 
              respirato corto e poco futuro nell'Europa dei progetti e, quindi, 
              delle idee. Anzi, in coerenza con l'oggetto dell'iniziativa barese 
              di ideazione, va sottolineato un curioso contrappasso. 
              Nell'attuale contesto comunitario, chi è senza idee perderà 
              opportunità e risorse, come rischiamo, purtroppo, di vedere molto 
              presto: allora, quando cominceranno a cadere gli altarini, verrà 
              alla ribalta la carestia progettuale, già oggi vigente, e la 
              disperata, tardiva corsa all'approvvigionamento d'idee. Ben venga, 
              quindi, la proposta d'Ideazione se, possibilmente in concorrenza 
              con altre, costituirà - come recita il documento presentato a Bari 
              - "il punto di partenza per costruire ipotesi di lavoro che 
              facciano conto sugli interventi del governo, dell'Europa, di tutti 
              gli organismi che possono essere coinvolti, ma anche e soprattutto 
              sulla capacità e sulla tenacia dei cittadini del Sud". Ora, per 
              venire al contenuto del convegno ideazionista, ho letto con molta 
              attenzione il documento che è stato presentato. Com'è naturale in 
              una discussione "aperta", esso suscita riflessioni contrastanti. 
              Tra i tanti, faccio solo due esempi, molto generali.
 
 Condivido l'allarme concernente il divario di sviluppo economico 
              ed occupazionale e il deficit d'innovazione tecnologica tra Nord e 
              Sud; non concordo sull'analisi che appiattisce e non riconosce le 
              concrete potenzialità d'aree e comparti produttivi sui quali 
              strumenti nazionali e una programmazione regionale "leggera" (non 
              smaccatamente privatistica né pilatescamente generalista) 
              dovrebbero insistere con azioni e risorse dedicate. Trovo sensata 
              l'ipotesi, non certo corroborata dalla prima stesura della 
              Finanziaria, di saldare, nel Sud, una fase tattica degli incentivi 
              e delle infrastrutturazioni d'urgenza all'obiettivi strategico 
              della decompressione fiscale e contributiva: dissento sul fatto 
              che ciò renda opportuna, in deroga alle logiche della devolution, 
              la riattivazione, pur temporanea, di tecnocratiche Casse e 
              Cassette del Mezzogiorno. Le divergenze, come si vede, sono più 
              rilevanti e sostanziali dei punti di convergenza. E, tuttavia, di 
              fronte al naufragio totale di qualsivoglia pratica concertativa e 
              di dialettica politica di spessore, credo che queste occasioni di 
              discussione siano una boccata d'ossigeno. L'auspicio è, anzi, che 
              le intelligenze di diverso orientamento si confrontino e, se del 
              caso, si scontrino (a patto di evitare la canea televisiva). Ne 
              trarremmo tutti giovamento e, almeno di riflesso, ne guadagnerebbe 
              moltissimo la politica che oggi arranca tra (sempre meno) 
              scintillanti slogan pubblicitari e (sempre più) apocalittici 
              appelli di denuncia: ottimo materiale per la spettacolarizzazione 
              della vita pubblica e la fiera dei sondaggi, ma mediocre premessa 
              per costruire una solida prospettiva per il Mezzogiorno e, quindi, 
              il paese.
 
 (dal Corriere 
              del Mezzogiorno del 27 ottobre 2002)
 
 
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