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 Miccichè minaccia un referendum 
              antieuropeo
 "Se l'Ue non ci lascerà libertà sulla politica fiscale
 ci 
              opporremo all'allargamento ad Est"
 di Lorena Saracino
 
 "O l'Unione ci lascia liberi di decidere la politica fiscale che 
              riteniamo più giusta per il rilancio del Mezzogiorno o ci sta 
              chiedendo, di fatto, di restare fuori dall'Europa. E potremmo, 
              allora, intervenire con lo strumento del referendum per 
              contrastare l'allargamento ai Paesi dell'Est". Il vice- ministro 
              dell'Economia con delega al Mezzogiorno, Gianfranco Miccichè, 
              batte i pugni sull'applicazione del differenziale Irpeg al Sud e 
              sulla priorità della realizzazione del "Corridoio 8". E lo ha 
              dichiarato a gran voce ieri, a Bari, nel corso del convegno 
              "Un'altra idea del Mezzogiorno", organizzato dalla Fondazione 
              Ideazione" di Domenico Mennitti, cui hanno partecipato anche il 
              presidente della Regione Raffaele Fitto, il parlamentare europeo 
              Mario Mauro, Massimo Lo Cicero, estensore della bozza sulla quale 
              la Fondazione costruirà il documento finale per il Mezzogiorno, e 
              l'economista Gianfranco Viesti.
 
 LA STRADA. Una provocazione, certo, quella di Miccichè, ma con 
              elementi concreti. Basta, infatti, che cinque regioni promuovano 
              un referendum (e il Mezzogiorno ne ha otto) per bloccare un 
              provvedimento europeo in corso, come quello dell'allargamento ad 
              Est che, come è stato rilevato ieri, è penalizzante per le aree 
              che rientrano nell'Obiettivo 1. "In sede europea chiederemo di 
              subordinare l'allargamento - ha detto chiaro Miccichè - alla 
              libertà di scegliere politiche fiscali differenziate che ci 
              vengono negate. Non dimentichiamo che in Europa stanno per entrare 
              nazioni più ricche di noi.
 
 GLI OBIETTIVI. Per il vice-ministro, nei prossimi sei anni ci 
              saranno meccanismi di recupero sui quali il governo intende 
              impegnarsi: accelerazione enorme delle infrastrutture; riduzione 
              della politica fiscale specifica nei territori (quindi, meno tasse 
              alle imprese); modernizzazione della Pubblica Amministrazione. 
              Miccichè ha anche insistito sul concetto di "differenziale di 
              convenienza", quel "quid" in più che renderà convenienti gli 
              investimenti al Sud. Cui devono aggiungersi una semplificazione 
              delle procedure per l'accesso ai fondi strutturali e una 
              "accelerazione della regionalizzazione degli incentivi, per dare 
              origine a livelli locali di responsabilità".
 
 IL PARADOSSO. Il Presidente della Regione, Raffaele Fitto, ha 
              rilevato il paradosso di una "questione settentrionale" che ha 
              tenuto banco in questi anni e che ha portato ad una forma 
              egoistica di distribuzione delle risorse sul territorio. Per 
              riappropriarsi di un ruolo politico è necessario che il Sud 
              "dimostri consapevolmente la capacità di porre questioni in modo 
              centrale e proponga interventi che possano risolvere i problemi". 
              Avviando un meccanismo virtuoso, si consoliderà quel rapporto di 
              "reciprocità" con lo Stato centrale di cui Fitto è fautore.
 
 LA SANITA'. Per alcuni settori, come la sanità, ha continuato il 
              Presidente della Regione, "dovremo costruire un percorso 
              istituzionale per procedere autonomamente e, da questo, partire 
              per chiedere risorse per il riequilibrio". E se, fino ad ora, le 
              risorse stanziate non hanno funzionato "è perché sono mancati 
              programmi organici e non si sono tenute d'occhio la formazione, la 
              ricerca e l'innovazione. Di qui anche la crisi del calzaturiero e 
              dell'abbigliamento".
 
 LA CULTURA. Nel presentare Gianfranco Viesti, Mennitti ha tenuto a 
              dichiarare che, anche quando il confronto politico tra le parti si 
              inasprisce, è sul terreno della cultura che il colloquio può 
              continuare. E Viesti ha puntato l'attenzione sui tanti 
              "Mezzogiorni", qualcuno in crescita, altri in stallo, fra i quali 
              è facile scorgere "un clima da guerra civile". Fra Mezzogiorno 
              buono e cattivo, insomma, fra quella parte del Sud che spinge per 
              l'efficienza, la legalità, la produttività e il vecchio Sud. La 
              curva del Mezzogiorno, ha continuato Viesti, "assomiglia ad una U. 
              Siamo scesi velocemente in basso e abbiamo recuperato dove 
              eravamo. Nella seconda metà degli anni Novanta non si è innescato 
              un meccanismo autosostenuto e veloce di crescita, ma solo di 
              recupero".
 
 PERICOLO LEGA. Infine, il federalismo reale, che non c'è, con il 
              pericolo, invece, di "una Lega perniciosa per la civiltà, con 
              derive xenofobe e antieuropeiste". Non concorda, Viesti, nemmeno 
              su un'istituzione centrale speciale, che raggruppi competenze sul 
              Mezzogiorno, come Sviluppo Italia. E, sulle infrastrutture, è 
              necessario agire con "un doppio occhio: costruzione, ma anche 
              gestione efficace". Ha infine invitato le migliori risorse a 
              spendersi nella Pubblica Amministrazione, "perché è lì che si 
              gioca la partita della modernizzazione. Quanto alla proposta del 
              sottosegretario al Lavoro Maurizio Sacconi di rilanciare le 
              cosiddette gabbie salariali per dare nuovo vigore al Sud, Viesti 
              fa notare che il vero problema non è tanto nella parte salariale, 
              quanto su quella contributiva. Come dire che la direzione da 
              intraprendere è quella, ancora una volta, della differenziazione 
              di tassazione tra Nord e Sud.
 
 (dal Corriere 
              del Mezzogiorno del 26 ottobre 2002)
 
 
 
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