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 "Ideazione 
              propone una banca per il Sud,
 Miccichè replica: "Serve altro"
 di Lorena Saracino
 
 "Un deficit di analisi che intendiamo colmare. Da anni il 
              Mezzogiorno non s'interroga più sul suo futuro". Dalla due giorni 
              barese della Fondazione Ideazione, Domenico Mennitti, 
              europarlamentare di Forza Italia, e Massimo Lo Cicero, economista, 
              tracciano quella che chiamano una "diagnosi" su un'altra idea di 
              Mezzogiorno e delineano le prime terapie. Tre le direttrici 
              principali: la rinascita di banche locali, perché l'assenza di un 
              mercato e di intermediari finanziari locali, privi di decisione 
              sul territorio, costituiscono un impedimento allo sviluppo. Di qui 
              l'idea di un riutilizzo di "Sviluppo Italia" come grande banca 
              d'investimento nel Mezzogiorno, con partecipazioni pubbliche di 
              minoranza. Quanto, poi, all'allargamento ad Est dell'Unione 
              Europea, si pone un duplice problema: la capacità politica di 
              spingere i nostri imprenditori nnell'area del Danubio, non in 
              concorrenza con gli imprenditori tedeschi, ma in forma 
              complementare. Riaprendo a Sud quella "via del mare" con i Paesi 
              del nord-Africa oggi non ancora allineati, ma pronti ad inserirsi 
              nel mercato globale.
 
 Infine, le infrastrutture e l'innovazione, spendendo bene il 
              denaro rimasto fino al 2006. Non con uno sguardo nostalgico alla 
              vecchia Cassa per il Mezzogiorno, ha spiegato Mennitti, ma 
              recuperando ciò che ha funzionato almeno nel disegno iniziale del 
              legislatore, "per non ricominciare sempre da zero". Per Massimo Lo 
              Cicero sta nella teoria delle tre "D" il senso degli errori del 
              Sud: divario, dualismo, dipendenza. Divario del reddito pro capite 
              fra nord e sud. Dualismo di due economie, quella del sud e quella 
              dell'altra Italia, che la classe politica ha lasciato irrisolto, 
              anzi, in taluni casi, ha contribuito ad alimentare, con il 
              disfacimento di strutture di sostegno di caratura nazionale, 
              cancellando la logica strategica di sostegno nel lungo periodo. 
              Dipendenza da un sistema assistito che ha creato, di fatto, una 
              mentalità assistita. La soluzione? "Né il fordismo del lato ovest 
              dell'Italia, da Torino a Termini Imprese, arrivato al capolinea; 
              né il modello del nord-est, che rappresenta un capitalismo 
              selvatico".
 
 Critico su quest'analisi il vice-ministro dell'Economia con delega 
              al Mezzogiorno, Gianfranco Miccichè. Per Miccichè, non serve una 
              banca territoriale, ma politiche finanziarie adeguate. 
              L'incentivazione selavaggia della Cassa ha portato a creare al sud 
              una moltitudine di imprenditori, senza che lo fossero, attraverso 
              risorse statali. "Quegli imprenditori, poi, hanno aperto 
              contenziosi su contenziosi con le banche, senza più restituire il 
              denaro chiesto in prestito. Le banche sono fallite perché le 
              abbiamo fatte fallire". Ma l'accusa più dura di Miccichè va al 
              nord ricco e operoso. "Negli anni Novanta si diffuse l'idea che il 
              sud era una palla al piede: questa è la più grande truffa mai 
              perpetrata. Con il 34% di popolazione avremmo dovuto ricever fondi 
              in proporzione, cui aggiunger i fondi strutturali europei. Da quel 
              momento, invece, proprio grazie a quei fondi vengono sottratte via 
              via risorse ordinarie e il sud registra un meno 8% che viene 
              destinato al nord". "Vogliamo passare al capitolo incentivi? - ha 
              continuato Miccichè - la sola Fiat negli ultimi 5 anni per Torino 
              ha assorbito il totale degli investimenti nelle aree depresse: 
              4.500 mld di lire in incentivi e 1.500 di cassa integrazione. 
              Persino il potere mafioso ha campato sulla gran quantità di flussi 
              di denari incontrollati".
 
 Negli anni Novanta, con il governo del centro-sinistra è stato 
              tentato un modello diverso, "molto più sano, ma sbagliato, perché 
              fatto solo di singoli esempi, no di politiche rivolte all'intero 
              Mezzogiorno. Su Manfredonia faranno un film, credo, prima o poi: 
              70 aziende in 5 anni" ha chiosato Miccichè. La medicina è amara. 
              "L'allargamento ineluttabile dell'Unione è mortale per noi, se non 
              ci attrezziamo. Ci salviamo solo se da qui al 2008 recuperiamo il 
              divario". Necessario, allora, velocizzare la regionalizzazione 
              degli incentivi, per Miccichè, e il salario legato alla 
              produttività. "L'Unione europea non può vietarci lo strumento del 
              differenziale Irpeg, potremmo usare lo strumento del referendum di 
              5 regioni per bloccare altri provvedimenti. Non voglio ricattare 
              nessuno, ma oggi in Europa cominciamo a battere i pugni". E poi le 
              infrastrutture. La realizzazione di quel Corridoio 8 mai partito. 
              Sventola anche tre paginette dattiloscritte al convegno su cui - 
              giura - non vuol dare notizia. Ma potrebbero essere l'aggiunta 
              meridionale al patto. Infine, il governatore Raffaele Fitto ha 
              lanciato l'allarme sul tessile e l'abbigliamento, Ilva e 
              Petrolchimico, chiedendo di intervenire subito, prima di creare un 
              caso Fiat. Quanto ai fondi europei: "Ci sono ancora 12mila mld di 
              vecchie lire da utilizzare in 6 anni, se non colmassimo il gap 
              saremmo un caso di studio".
 
 (dal Corriere 
              del Mezzogiorno del 25 ottobre 2002)
 
 
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