La grande fuga da Montecitorio
di Barbara Mennitti


Sciolta finalmente anche l'ultima riserva, quella relativa alla data esatta delle elezioni, non resterebbe che da definire le liste elettorali. Ma, fra le prevedibili sgomitate degli uscenti alla ricerca del famigerato "collegio blindato" o almeno di uno non troppo in trincea, fioccano a destra (poche in verità) e a sinistra (più copiose) le prime defezioni più o meno eccellenti. Primo fra tutti a scegliere di non scendere nella competizione elettorale, il premier in carica Giuliano Amato (che però non è attualmente parlamentare), che ha annunciato di volersi dedicare a compiti di più ampio respiro, come la Fondazione Italiani Europei con Massimo D'Alema. I soliti maligni hanno voluto leggere in questo gesto un'intenzione polemica nei confronti del candidato leader della maggioranza, ma si tratta sicuramente di pettegolezzi privi di qualsiasi fondamento. E cosa dire di Walter Veltroni, segretario dei Ds, che se l'è svignata all'inglese, preferendo alla probabile ecatombe delle politiche la più fattibile corsa alla poltrona di sindaco della capitale?

Segue a ruota il professore Umberto Veronesi, ministro della sanità in carica e sicuramente una delle personalità più in vista dell'ultimo governo ulivista, che ha dichiarato che tornerà a dirigere l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Da sempre crociato della lotta al fumo (ma solo di quello delle sigarette), si è mosso nella politica "come un elefante in una cristalleria" (l'immagine è sua) inimicandosi, in ordine sparso, il Vaticano (difendendo la pillola del giorno dopo e l'eutanasia terapeutica), i verdi (esprimendosi con veemenza a favore degli organismi geneticamente modificati), Alleanza nazionale (sdrammatizzando la questione della cannabis) e mettendo più volte in imbarazzo tutto il governo. Forse proprio per questo Veronesi ha registrato alti livelli di gradimento nell'opinione pubblica ed è stato a più riprese osannato dai laici di questo paese, ultimamente piuttosto sconsolati. Lo corteggiano in molti, ma l'oncologo nazionale pare irremovibile: "Non ho un partito alle spalle, non ho voti da mettere sulla bilancia, non ho la possibilità di scambiare favori e la politica è anche questo". Una grave perdita per l'Ulivo.

Indeciso sul da farsi anche l'altro "tecnico eccellente" del governo Amato, Tullio De Mauro, ministro alla Pubblica Istruzione che, dopo aver speso tutte le sue lacrime per la scuola italiana, pare aver deciso che non ne vale la pena. Si ritira dopo tre legislature il verde Mauro Paissan, presidente del gruppo misto della Camera e membro della Giunta della autorizzazioni a procedere negli anni di Tangentopoli, nonostante il collegio blindato di Pisa. "Colpa della crisi dei cinquant'anni", confessa a Buttafuoco del Foglio. "Voglio ricominciare la vita e poi, sì, c'è un certo disagio politico, ma di questo ne parliamo dopo le elezioni". Abbandona anche il deputato Ds ed ex calciatore Massimo Mauro che rivela in un'intervista al settimanale Rigore di essere rimasto deluso dai tempi elefantiaci della politica, dalla mancanza di risultati immediati e dal carattere clientelare della politica calabrese. Sceglie di non ricandidarsi, infine, il senatore Ds Giovanni Pellegrino, ultimo presidente della disciolta Commissione stragi, probabilmente per affaticamento da super lavoro. Questo, per ora, è quello che succede a sinistra e le defezioni sono davvero troppe e troppo eccellenti per non far sorgere il sospetto che ci si affretti ad abbandonare una nave che sta per colare a picco.

A destra, invece, i nervi sembrano più saldi. L'unico che a tutt'oggi ha dichiarato, con lo stile di sempre, di non volersi ricandidare è il regista e senatore azzurro da due legislature Franco Zeffirelli. Che però tiene a specificare che "non lascia né il Polo né Silvio Berlusconi" e, in un'intervista al Corriere della Sera, ironizza sui segnali che sta ricevendo "dall'altra parte". "Ho 77 anni, sono malato e ho troppo lavoro in vista. Le battaglie saranno tante, ci vuole carne fresca", si giustifica Zeffirelli. Ma poi, per descrivere il suo rapporto con la vita parlamentare, aggiunge di sentirsi "come un innamorato che regala a una donna un meraviglioso collier di diamanti e poi vede la signora che se lo rivende".

20 marzo 2001

bamennitti@hotmail.com



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