Martiri e ascari
di Pierluigi Mennitti
E' sembrato per alcune serate di essere tornati indietro di sette anni, a quel fatidico 1994, anno in cui una sinistra presa in contropiede dall'inattesa discesa in campo di Berlusconi diede il via ad una campagna diffamatoria a mezzo video che ebbe come unico risultato quello di spaventare gli elettori moderati e dare ulteriore forza al Polo. Potrebbe dunque essere costata cara al guru americano di Rutelli l'inesperienza, il non aver assistito a quel primo tentativo di utilizzare la televisione, la Rai pubblica per di più, a scopi di propaganda elettorale. Se, come sospetta Berlusconi, l'idea è stata sua aveva allora ragione D'Alema a ritenere "buttati" i miliardi della consulenza di Greenberg. Ma come, la sinistra detiene un potere così forte all'interno della tv di stato e non riesce neppure a sfruttarla? deve aver pensato il guru. Mal gliene incolse. L'aggressione a base di accuse di mafia organizzata da Luttazzi e Travaglio (ma dov'era la satira?) e proseguita da Santoro è stata ancora una volta smentita dalla procura di Caltanissetta che, appena ieri l'altro, ha proposto per Berlusconi e Dell'Utri l'archiviazione per le stesse accuse lanciate a reti unificate durante l'intera settimana. Accuse peraltro riesumate da un libro costruito con vecchi atti di procure che non avevano passato l'esame critico della magistratura giudicante.
Un autogol, l'ha definito l'ex capo del governo Massimo D'Alema, uno dei tanti che a sinistra non ha gradito la svolta aggressiva che Rutelli ha voluto dare alla propria campagna elettorale (e che, per una vignetta non gradita, aveva chiesto a Forattini un risarcimento miliardario). La Casa delle libertà, dal canto suo, ha reagito con fermezza evitando però di cadere nella trappola della rissa. I leader politici hanno deciso di disertare le trasmissioni della Rai in segno di protesta, lasciando però che fosse il consiglio di amministrazione a gestire la patata bollente. Il risultato maturato in un fine settimana che sarà ricordato per il trionfo dell'ipocrisia è stato farsesco, ma di questo parliamo nell'articolo successivo. Sembra comunque non voler finire mai l'annus horribilis del servizio pubblico radiotelevisivo che negli ultimi mesi ha collezionato infortuni e insuccessi (dai video sui pedofili al Tg1 alla debacle qualitativa di Sanremo). Il pesante intervento contro l'opposizione nel corso della campagna elettorale serve solo a consegnare un ulteriore record negativo alla gestione Zaccaria.
Resta però davvero incomprensibile l'alzata di scudi di comici, conduttori e giornalisti, che non fanno mistero delle loro simpatie politiche per i partiti di governo, contro una presunta censura da parte dell'opposizione. Una guerra di martiri a futura memoria, dal momento che, da cinque anni a questa parte, il potere nella Rai è detenuto dal centrosinistra che ha nominato i dirigenti, i direttori di rete e di testata. I conduttori delle trasmissioni di punta sono tutti uomini di fedele osservanza ulivista e anche il settore radiofonico (vecchio pallino della signora Flavia Prodi) non si distingue certo per il pluralismo (qualcuno ricorda il tono delle trasmissioni radio nella giornata che celebrava la caduta del Muro di Berlino?). E' in atto una guerra dei privilegiati contro i senza potere e, da che mondo è mondo, chi conduce battaglie di questo tipo merita l'appellativo di ascaro non di martire. Forse sarebbe il caso che la Casa delle libertà provasse a rivedere il punto programmatico in cui escludeva l'opportunità di privatizzare il servizio pubblico radiotelevisivo. Molto meglio una privatizzazione vera che un servizio fintamente pubblico appaltato agli epigoni di Lotta continua.
20
marzo 2001
pmennitti@hotmail.com
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