Professori contro, nella città
“schiaffeggiata” dalla Fallaci
Anche nel capoluogo toscano è stato commemorato l’attentato
dell’11 settembre. Per ricordare quella data, che cambia la nostra
storia, si è tenuto un dibattito nel Salone dei Dugento in Palazzo
Vecchio. All’ordine del giorno il tema della guerra al terrorismo
e del dialogo tra i popoli e la presentazione di un sondaggio,
condotto in queste ultime settimane dalla società People Swg, dal
quale risulta, in pratica, che due italiani su tre ritengono che i
musulmani nel nostro paese non rappresentano un ostacolo alla
civile convivenza.
Ed è proprio in merito al sondaggio che i due animatori della
serata, i docenti-scrittori Giovanni Sartori e Franco Cardini,
hanno trovato l’unico punto di accordo: “I sondaggi rilevano
opinioni volatili - ha affermato il politologo Sartori, presente
virtualmente nel Salone dei Dugento grazie a un (pessimo)
collegamento con New York - e poi dipendono dalle domande”. “Sono
d’accordo” ha dichiarato Cardini interrompendo per un attimo le
critiche al collega, convinto sostenitore, quest’ultimo, delle
tesi espresse da Huntington secondo cui “conclusa la Guerra Fredda
(…) la politica mondiale si sta riconfigurando secondo schemi
culturali”, di civiltà antagoniste (Samuel P. Huntington: saggio
sul “Nuovo ordine mondiale” pubblicato sulla rivista Foreign
Affairs nel 1993 e poi sviluppato in “Lo scontro delle civiltà”,
Garzanti, 1997).
“Bin Laden - ha sottolineato Cardini, che esperto di religioni - è
un occidentale travestito: ha parlato di “sacro suolo della terra
araba” (se la traduzione avuta del suo messaggio è corretta) e
questo concetto patriottico è tipico dell’Occidente. Un vero
musulmano avrebbe parlato di Umma (comunità musulmana nel suo
insieme)”. Quanto all’immigrazione musulmana, ha detto Cardini,
l’opinione pubblica è disorientata. Sappiamo poco anche dei
residenti. Bisogna imparare a conoscerli. Con tranquillità.
Il dibattito è stato introdotto dal sindaco di Firenze Leonardo
Domenici e moderato da Ferruccio De Bortoli, direttore del
Corriere della Sera, l’illustre quotidiano, che il 29 settembre
scorso ha pubblicato “Lettera da New York” di Oriana Fallaci. Una
lettera che sferza Firenze: nella quale la Fallaci, da quel gran
guerriero che è, dice tutto in una volta quello che i fiorentini -
di nascita o di adozione, non importa - non hanno il diritto di
dire. Ovvero che la città è abbandonata a se stessa, che i
cittadini non possono rispondere, per strada, agli extracomunitari
- quelli di un certo tipo - che si fanno sempre più arroganti,
perché chi protesta viene tacciato di razzismo. Mitica Fallaci,
che con il suo intervento ha ridato dignità ad una città
disorientata, distribuendo sferzate con l’eleganza di un domatore
di consumata esperienza a un’amministrazione poco abituata a
incassare.
“Lo schiaffo della Fallaci è al tempo stesso un atto d’amore e uno
stimolo a migliorare” - ha detto De Bortoli, definendo,
conciliante, “schiaffo” le staffilate inferte dalla scrittrice
fiorentina alla sua città. Staffilate alle quali vanno aggiunte
quelle inferte da Tiziano Terzani che, rispondendo alla Fallaci,
sempre dalle pagine del Corriere, esprime tutta la sua amarezza -
condivisa da De Bortoli - per una via Tornabuoni snaturata, nella
quale è assicurato lo spazio solo agli stilisti. Hanno partecipato
al convegno Sergio Noja Noseda (Lingue e letteratura Araba -
Università Cattolica, Milano); Aldo Schiavone (Direttore Istituto
studi umanistici dell’ateneo fiorentino); Khaled Fuoda Allam
(Sociologia del mondo musulmano, Università di Trieste) e Maurizio
Pessato (People Swg). (c.gor.)
19 ottobre 2001
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