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              “Ma contro il terrorismo le bombe non 
              servono”intervista ad Alfonso Pecoraro Scanio di Pierpaolo La Rosa
 
 E’ appena terminata la votazione alla Camera dei Deputati: 
              l’accordo bipartisan tra maggioranza ed opposizione - frutto di un 
              frenetico lavoro diplomatico e di un complicato e bizantino 
              compromesso - ha funzionato e così il Belpaese entra in guerra. Di 
              lì a poco, l’inconsueta intesa tra i Poli si ripeterà anche al 
              Senato. Ma di intervento militare italiano in Afghanistan non 
              vuole proprio sentire parlare Alfonso Pecoraro Scanio, capogruppo 
              dei Verdi a Montecitorio ed esponente di peso di quella parte 
              dell’Ulivo (Verdi, Comunisti italiani, spezzoni dei Ds e della 
              Margherita) che non approva granché il via libera del Parlamento 
              alle Forze armate.
 
 Per quali motivi il Sole che ride ha detto 
              “no” alla partecipazione dell’Italia all’operazione Libertà 
              duratura?
 
              Perché la guerra non è uno strumento di lotta al terrorismo. 
              Un’opinione peraltro condivisa, secondo gli ultimi sondaggi, da 
              circa il 55 per cento degli italiani. Forse era anche giusto che 
              nel Parlamento della Repubblica venisse rappresentata questa fetta 
              - piuttosto consistente - di opinione pubblica che ritiene che le 
              bombe non servano davvero a nulla contro la rete messa in piedi da 
              Osama bin Laden. Del resto, i risultati degli attacchi Usa sono 
              sotto gli occhi di tutti: troppe vittime innocenti, neppure un 
              terrorista catturato in un mese di bombardamenti a tappeto. Il 
              vero rischio è che questa campagna sbagliata distrugga i paesi 
              islamici moderati e produca tanti nuovi kamikaze. Come mai, poi, 
              non si è in grado di porre un argine alla trasmissione dei 
              videomessaggi con cui bin Laden incita un miliardo di musulmani 
              alla guerra santa contro l’Occidente, mostrando magari le immagini 
              dei bambini morti in Afghanistan per colpa dei raid americani?
 Come si combatte, a suo avviso, la strategia 
              del terrore portata avanti dal multimiliardario saudita?
 
              Se prima non si scovano i tremila uomini al servizio di bin Laden, 
              è del tutto inutile andare a casaccio colpendo la popolazione 
              civile e provocando in tal modo ben sei milioni di profughi. Noi 
              accetteremmo un’azione di polizia in questi termini? Credo di no. 
              E allora perché impiegare strumenti che considereremmo criminali 
              se usati in contesti nazionali? Nella lotta alla mafia, ad 
              esempio, non abbiamo mica bombardato i quartieri di Palermo…
 In che modo dovrebbe dunque muoversi il 
              governo?
 
              Penso che almeno l’Italia debba dare un contributo di pace. Tra 
              l’altro, molti stati che sono parte integrante dell’alleanza 
              internazionale contro il terrorismo non credono nell’utilità delle 
              azioni militari. Molto meglio, invece, utilizzare "commando" 
              speciali mirati contro i fondamentalisti. Ma la violenza fine a se 
              stessa non porta mai a risultati apprezzabili. 
 9 novembre 2001
 
 pplarosa@hotmail.com
 
              
 
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