L’arcipelago dei neo-pacifisti ora rischia di affondare
di Renato Tubére


“Ho avuto un bellissimo rapporto con una ragazza” confessa Tizio ad un amico “Pensa che abbiamo fatto coppia fissa per quasi tre anni: ci siamo lasciati solo per un motivo, quando ci siamo conosciuti di persona!”. Questo gustoso aneddoto, frutto della fantasia galoppante di un Walter Chiari d’annata, insolitamente misogino, sembra calzare a pennello con il rapporto altrettanto tormentato fra certa sinistra italiana dei nostri tempi ed il senso delle istituzioni. “Né con Bush, né con bin Laden!” con questo slogan gli esponenti del cosiddetto correntone ds anti-Fassino, i postcomunisti di Cossutta e Bertinotti e l’arcipelago del movimento verde bocciano l’attuale conflitto dichiarato dalle potenze occidentali - quindi anche dall’Italia dove dimorano oggi - al terrorismo internazionale.

Un precedente quasi simile si era verificato ai tempi del governo D’Alema, quando l’alleanza strategica con gli Usa di Clinton - ai tempi partner affidabile nella poi abortita creazione di un Ulivo mondiale - partorì a stento e solo con la stampella dei voti dati da un’opposizione responsabile l’intervento militare italiano nel Kossovo. Ora che a governare è l’odiato cavaliere di Arcore con la sua accolita d’impresentabili e rozzi (ma votatissimi lo scorso 13 maggio) alleati del centrodestra, la piazza si mobilita ad ogni refolo di bombardamento in territorio afgano. Guai a ricordare a questi corifei del pacifismo d’accatto che questa guerra è stata causata dalla mancata consegna nelle mani degli Usa del loro aguzzino, il principe saudita Osama bin Laden! E dopo il successo della liberazione di Kabul, neppure un mea culpa, un’ammissione tipo: “scusateci ci siamo sbagliati”.

Questi signori non si scompongono, si riempiono la bocca di frasi di Gandhi e del Che Guevara, una spruzzatina di fonemi di Casarini ben amalgamata con gl’immancabili sermoni di Don Vitaliano della Sala, un articoletto o due di “proto-pereira” Tabucchi o del gorbacioviano ad honorem Giulietto Chiesa, un paio di icone viventi del volontariato militante come il dottor Gino Strada o l’immarcescibile padre Zanoletti, da esibire durante i comizi televisivi di Michele Santoro, ed infine qualche bandiera bruciata in segno di sfida verso l’odiato impero del male! Non possono bastare gli atteggiamenti responsabili di qualche serio politico, come Piero Fassino, futuro leader diessino, di Salvatore Buglio, parlamentare piemontese aderente con coraggio alla mozione della Casa delle Libertà a favore dell’intervento italiano nella guerra attuale, o del senatore Franco Debenedetti, addirittura presente, anche se a titolo personale, alla marcia del 10 novembre di solidarietà alle vittime Usa ispirata da “Il Foglio” di Giuliano Ferrara.

C’è una sinistra, oggi, davvero impresentabile, al punto di non possedere il più elementare senso dello stato cui appartiene, di rifiutare il necessario aiuto alla comunità mondiale, e non solo agli Usa aggrediti proditoriamente, nella indifferibile lotta all’integralismo islamico. Così facendo, questa sinistra abbandona sempre più il senso per le istituzioni, proprio come quello strano innamorato del monologo di Walter Chiari faceva con la sua ragazza!

16 novembre 2001

renato_tubere@hotmail.com