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              L’opposizione anti-italianadi Carlo Panella
 
 La tradizione riformista e garantista è forte nel centrosinistra 
              italiano, ha dato buona prova di sé nella scorsa legislatura, ha 
              favorito la modifica costituzionale del “giusto processo” e altro, 
              ma ora sembra entrata in un incredibile letargo. Preso da una 
              masochistica coazione a ripetere, l’Ulivo si rifiuta di prendere 
              atto che è un suicidio politico continuare a seguire, a coprire, a 
              adorare un gruppo di Pm che hanno subito le più cocenti smentite 
              proprio dai giudici dei Tribunali che hanno smontato uno per uno 
              tutti i loro teoremi. Ma l’Ulivo è privo di idee, di programma, di 
              voti. E’ ricco solo di sconfitte elettorali, la più grave proprio 
              in Sicilia, là dove lo spalleggiamento della magistratura nella 
              tragicommedia dell’Antimafia alla Leoluca Orlando è stato l’unico 
              collante della coalizione, con un appiattimento alle logiche 
              forcaiole e giustizialiste non solo dei Ds (al 6 per cento a 
              Palermo) ma anche dei centristi e degli ex democristiani che hanno 
              materialmente scacciato i propri elettori, obbligandoli a votare 
              per il centrodestra.
 
 In questo contesto il centrosinistra sbanda sempre più 
              pericolosamente e arriva a imbastire una campagna anche su una 
              posizione del governo Berlusconi che invece avrebbe assolutamente 
              interesse a condividere: il rifiuto di estendere il mandato di 
              cattura europeo ai reati finanziari. Grande bagarre sui 
              quotidiani, pioggia di dichiarazioni indignate degli ulivisti e 
              totale incomprensione di che cosa significherebbe per l’Italia - 
              non per il centrodestra - accettare questa inclusione. In 
              un’Europa in cui gli uffici dei pubblici ministeri sono tutti 
              sottoposti, in varie forme, al controllo dell’esecutivo, in un 
              contesto in cui incessanti sono le incursioni di un mercato aperto 
              nei confronti di aziende e società italiane, con questo mandato di 
              cattura europeo la partita del passaggio di mano delle aziende 
              private e soprattutto di quelle da privatizzare (Enel ed Eni 
              incluse), sarebbe tutte giocato in due tempi: prima l’azione di 
              sfondamento delle procure con opportuni e mirati procedimenti 
              intimidatori nei confronti del management, poi la scalata 
              azionaria.
 
 E’ uno scenario fantascientifico? No purtroppo, basta guardare a 
              quanto di orrendo sta facendo il governo belga (mai vi è stata una 
              presidenza di turno dell’Ue più squalificata), in pieno accordo 
              con le procure per risolvere il dramma palestino-israeliano. Molto 
              semplicemente stanno minacciando di emettere un mandato di cattura 
              internazionale contro Sharon per la strage di Sabra e Chatila di 
              una ventina di anni fa! E’ un’iniziativa incredibile, oscena, 
              pazzesca; pure è quanto sta tentando di fare la Procura di 
              Bruxelles - che ha formalmente incriminato Sharon - e questo è 
              quanto vuole fare anche il governo belga il cui ministro degli 
              Esteri Luis Michel è arrivato sprezzantemente a garantire in 
              conferenza stampa che Sharon deve stare tranquillo “perché le 
              prigioni belghe sono notevolmente migliorate negli ultimi anni”!
 
 Il debordamento demenziale a questo terreno di crisi 
              internazionale è una prova in più che la deriva giustizialista, 
              purtroppo, non è appannaggio solo di magistrati estremisti, ma è 
              una distorta risposta, comune all’Europa come all’America, a una 
              complessissima evoluzione delle società moderne e alle difficoltà 
              di fare riferimento a norme che non possono più riferirsi a 
              rapporti di forza codificati, come quelle della fase post 
              napoleonica (i ricchi più forti dei poveri, gli uomini più forti 
              delle donne, i datori di lavoro più forti dei dipendenti, ecc.). 
              E’ in crisi addirittura il rapporto tra sfera privata e 
              responsabilità pubbliche, basta pensare alle follie del 
              procuratore Kenneth Starr nel perseguitare Clinton nel caso 
              Lewinsky e al relativo effetto boomerang a tutto vantaggio di 
              Clinton. In questo contesto esporre l’Italia a continue incursioni 
              europee nei confronti delle aziende italiane, senza avere nessuna 
              possibilità (mancando il controllo politico sui Pm) di ritorsione 
              è, semplicemente, una posizione antinazionale. Il dramma è che 
              presa a gridare e gridare e gridare, l’opposizione non trova 
              neanche più il tempo per ragionare. Intanto è ben cosciente di non 
              contare più nulla
 
 14 dicembre 2001
 da
              
              
              L'opinione delle Libertà   |