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              Immigrazione: una legge troppo 
              restrittivadi Renato Tubére
 
 La Commissione affari costituzionali del Senato ha in questi 
              giorni il difficile compito di applicare le modifiche alla 
              normativa in materia d’immigrazione e di asilo sul territorio 
              italiano, dopo il sì del governo al corrispondente disegno di 
              legge, noto a tutti come legge Bossi-Fini. L’accoglienza avuta 
              finora da questa proposta, che mira a regolamentare i flussi 
              migratori secondo la reale disponibilità del lavoro, è stata 
              davvero polemica. Prima di prendere in esame i principali capi 
              d’accusa, diamo una rapida occhiata alla situazione cui si va a 
              raffrontare il progetto fortemente voluto dalla Lega Nord e da 
              Alleanza Nazionale.
 
 Gli extracomunitari che attualmente vivono nel nostro paese sono 
              circa 1,7 milioni e, fra loro, sarebbero 300mila o poco più i 
              clandestini: le stime sono della Caritas nazionale. Molto bassa 
              appare, se raffrontata alla media degli altri stati europei, la 
              percentuale di immigrati rispetto alla popolazione indigena: solo 
              il 2,9 per cento. Quando proviamo ad immaginare chi sia il 
              clandestino tipo, noi italiani pensiamo invariabilmente al 
              lavavetri senza fissa dimora che si accontenta del nostro obolo 
              isolato; oppure alla prostituta sfruttata invariabilmente da 
              qualche racket di mafie terribili come quella albanese, nigeriana 
              o russa; o ancora alla silenziosa colf di qualche nostro 
              conoscente. E se viviamo in grandi e opulente città del Nord, il 
              nostro sguardo distratto si posa ogni tanto su costruzioni simili 
              ai lager nazisti o ai gulag sovietici: sono i famigerati Centri di 
              permanenza provvisoria dove vengono internati i clandestini 
              espulsi che la normativa attuale non è riuscita a cacciare 
              dall’Italia. Lo scenario appena descritto è la diretta conseguenza 
              della mai troppo criticata legge 40/’93 Turco-Napolitano: 
              un’accoglienza ammantata da perfido buonismo, appaltata spesso ad 
              organizzazioni del volontariato impreparate ad affrontare il 
              pericolo dell’emarginazione sociale per gli immigrati allo sbando, 
              un flop che si configura con la triste stagione italiana del 
              cattocomunismo.
 
 Dato a Cesare quel ch’è di Cesare, però, un’accusa che Bossi e 
              Fini raccolgono per la nuova legge che andrà a cancellare la 
              vecchia pare fondata. Innalzare barriere in nome del dio lavoro, 
              ora che siamo entrati in Europa, è una soluzione davvero 
              sorprendente da parte di un governo animato da spirito liberale 
              come quello in carica: l’Italia non è certo a rischio invasione, 
              numericamente parlando! Niente lavoro vorrà dire niente permesso, 
              e addirittura espulsione immediata, persino quando il clandestino 
              non abbia commesso reati: egregio presidente della Lega e stimato 
              vicepresidente del Consiglio dei ministri, non vi sembra di essere 
              un po’ troppo severi? Chi andrà a riempire i cantieri dei piccoli 
              imprenditori edili sparsi nella penisola, chi accudirà le case, 
              gli ospedali, gli ospizi, se applicherete in toto le norme da voi 
              previste? Non vi sembra che le bande di fuorilegge stranieri 
              all’opera nella pianura padana andrebbero combattute da chi si 
              occupa di ordine pubblico, dal ministro degli Interni e non da una 
              legge specifica sui flussi migratori nell’Italia sempre più 
              provincia europea?
 
 Far funzionare le Agenzie regionali del lavoro, in nome di un 
              federalismo solidale che accolga e inserisca al meglio 
              l’immigrato: questo è il principio cui dovrà ora attenersi la 
              Commissione affari costituzionali del Senato nel rielaborare 
              questo disegno di legge. Altrimenti Lega Nord ed Alleanza 
              Nazionale dovranno assumersi la grave responsabilità di aver leso 
              la sfera della libertà individuale dello straniero, clandestino o 
              no, in terra italiana: un pessimo biglietto da visita per la 
              nostra nazione, patria in passato di milioni di emigranti.
 
 18 gennaio 2002
 
 renatotubere@email.it
 
              
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