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        Cattivi pensieri. Pari opportunità o opportune 
        parità?di Vittorio Mathieu
 
 La questione si trascina dal 392 avanti Cristo, anno in cui Aristofane 
        fece rappresentare "Le donne a Parlamento". Ora la ministra Stefania 
        Prestigiacomo si propone di risolverla con una modifica della nostra 
        Costituzione. La parte di Aristofane, per contro, è rappresentata da 
        Mario Cervi, direttore onorario del "Giornale", che si meraviglia perchè 
        la ministra lo chiama "sanculotto". La meraviglia è fuor di luogo. E' 
        vero che Aristofane manifestava un anticomunismo viscerale (conosceva la 
        Repubblica di Platone, e non quella di Scalfari), ma i sanculotti erano 
        popolani che sostenevano Robespierre, e Robespierre fece ghigliottinare 
        una certa Olympia de Gouge, secondo cui le donne dovevano appunto avere 
        il diritto di sedere in parlamento, oltre che di eleggerlo.
 
 Il maschilismo della nostra Costituzione non giunge a tali estremi. Lo 
        stesso Mario Cervi non contrasta le aspirazioni della Prestigiacomo: 
        sostiene soltanto che il mezzo da lei escogitato per raggiungere lo 
        scopo non funziona. Ossia, che norme legislative non sono adatte ad 
        aprire effettivamente alle donne più opportunità di affermarsi. La 
        soluzione peggiore sarebbe quella delle quote: visto che le persone di 
        sesso femminile sono più del 50%, alle donne dovrebbe essere riservato 
        il 50,2% dei posti in parlamento. La Prestigiacomo nega di voler 
        instaurare le quote, perché riconosce che una parità imposta per legge 
        equivarrebe ad ammettere un'inferiorità non correggibile altrimenti. Non 
        spiega, però, in quali altri modi una legge elettorale dovrebbe dar 
        seguito alla sua riforma costituzionale. Quest'ultima, per ora, è stata 
        approvata quasi all'unanimità da un parlamento quasi tutto maschile. 
        Probabilmente i maschi pensano che la riforma sia inutile.
 
 Di chi è la colpa della disparità? Della natura o di coloro che formano 
        le liste elettorali? O delle stesse elettrici, che non trovano di loro 
        gusto le candidate? Mentre, infatti, sui problemi generali le donne 
        solidarizzano, nelle scelte singole si fanno volentieri le scarpe. Un 
        filosofo mangiadonne, Arturo Schopenauer (che però le amava), diceva che 
        tra le donne c'è un "odium figulinum", cioè la rivalità che il vasaio ha 
        verso chi pratica lo stesso mestiere. La sua insinuazione era che le 
        donne, in fondo, facciano tutte lo stesso mestiere. La Prestigiacomo, 
        peraltro, è ministro delle Pari Opportunità, non solo in favore delle 
        donne, bensì di tutti indiscriminatamente, maschi o femmine che siano. 
        Vediamo se riuscirà a escogitare un mezzo legale per far sì che anche un 
        maschio abbia pari opportunità di portare a termine una gestazione.
 
 15 marzo 2002
 
          
          
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