“Il ritorno dello stato-nazione”
intervista a Domenico Caccamo
“Questa guerra sta rivalutando il ruolo dello stato nazione”.
Domenico Caccamo, ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza
di Roma ed esperto di Russia ed Europa orientale individua nella
riesumazione di un soggetto che sembrava morto il dato
fondamentale della nuova guerra. “Non conta l’Europa, conta la
Gran Bretagna. Non ha un ruolo la Nato, semmai la Russia. Pensi
che Solana, il cosiddetto ministro degli Esteri dell’Unione
Europea è stato avvertito dagli Usa ad attacco avviato”.
Le tendenze di un intero decennio,
globalizzazione, sovranazionalità, fine dello stato, possono dirsi
finite?
Sono finite. Osserviamo il ruolo dell’Onu, messo all’angolo non
tanto per una scelta ideologica, quanto per una necessità
funzionale. L’Amministrazione americana si è mossa lungo la linea
degli accordi bilaterali con i singoli stati. L’Europa è stata
scavalcata a vantaggio della vecchia teoria di Churchill: nei
momenti difficili gli anglo-americani fanno quadrato tra di loro.
Stati Uniti e Gran Bretagna, stretti in un’alleanza di ferro,
senza mediazioni. Poi c’è stata una richiesta diretta alla
Francia. Quindi un’alleanza strategica con la Russia. Nessun
passaggio attraverso istituzioni sovranazionali.
Il riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia è valutato dagli
osservatori come un altro dato fondamentale di questa guerra. E’
così?
E’ certamente
un dato fondamentale, nel senso che la Russia svolgerà un ruolo
decisivo nello scacchiere centro-asiatico. Ma non è un fatto
nuovo. L’enfasi su questo punto mi pare eccessiva. Usa e Urss
hanno mantenuto rapporti interessanti anche negli anni della
Guerra Fredda come dimostrano i periodi di distensione e disgelo.
E poi, già nel 1990 e nel 1991, con la reazione all’invasione del
Kuwait e la successiva Guerra del Golfo, l’allora Unione Sovietica
di Gorbaciov si allineò sulla scia degli Usa. Ribaltando una linea
politica filo irakena che risaliva ai trattati degli anni
Settanta.
Dunque, già da tempo gli interessi di Usa e
Russia possono coincidere?
Sì, almeno
gli interessi fondamentali. Negli anni Novanta si è parlato di
interessi confliggenti nei Balcani, ad esempio. Ma a mio avviso se
n’è parlato a sproposito perché in quest’area la Russia non vuol
più mettere il naso. Le attenzioni di Mosca sono ormai tutte
rivolte all’Asia centrale. E’ lì che sono gli interessi economici
vitali. Si parla poco, in questi giorni, di una regione
fondamentale per la Russia: il Kazakistan.
E il ruolo specifico di Mosca in questa
area?
Sarà
determinante. Basti pensare ai 10mila chilometri di confine che i
russi possono controllare per conto degli Stati Uniti in Asia
centrale. Perché gli Usa dovrebbero farlo direttamente, quando
Mosca può farlo per conto loro?
8
ottobre
2001
|