Fuori dal gioco
di Domenico Mennitti
La straordinaria vicenda bellica in corso sta producendo effetti
sconvolgenti su vari piani e sta modificando non solo le strategie
militari, ma pure la geografia del mondo, i nomi dei protagonisti
e dei paesi che essi rappresentano, il ruolo delle istituzioni. In
particolare di alcune alle quali sembrava dovessimo delegare nel
contesto mondiale rappresentanza politica e poteri decisionali.
Prima che si contino gli esiti della poderosa reazione americana,
ci sono già corpi inermi sparsi sul campo, organizzazioni che
hanno fatto il loro tempo, istituzioni che hanno smarrito il
futuro senza aver mai interpretato al meglio il presente.
Un esempio è la Nato, del cui destino da tempo si discute fra
dubbi enormi, tutti risolti dalla constatazione di quel che accade
nel teatro di guerra. Semplicemente la Nato non c’è, bloccata al
palo delle sofisticate interpretazioni del suo atto statutario.
Mentre a Bruxelles ci si muove a vuoto in Afghanistan si gioca una
partita decisiva. Ma la struttura militare che ha garantito negli
anni della guerra fredda la libertà dell’Occidente è fuori gioco,
osserva con malinconia le lancette dell’orologio che indicano il
tempo scaduto.
Anche l’Unione Europea non è dentro la vicenda, confermando che il
cuore mercantile non regge quando l’emergenza assume connotazioni
politiche. Questa è la conclusione di una gestione ambigua degli
eventi, culminata nello scialbo dibattito svoltosi nel parlamento
europeo: rissoso e inconcludente. All’interno di una situazione
politica anemica ed incerta, ogni nazione ha compiuto le sue
scelte. Come singole nazioni, non come organismo europeo, bloccato
da una commissione che riesce a mobilitarsi sul prezzo del burro e
dei pomodori, ma non riesce a manifestare sensibilità per il
prezzo della vita di milioni di uomini.
Infine ci siamo noi, c’è l’Italia che Cossiga indica come un paese
di seconda fila a causa della scarsa attenzione riservatale dal
grande alleato. E’ vero che questa guerra, per l’area geografica
in cui si svolge, non ci assegna una funzione pari a quella che ci
riservò lo scontro nei Balcani. E’ vero che il capo del nostro
governo non ha mai manifestato tentennamenti nella scelta di
campo. Ma è pure vero che l’informazione ha offerto le luci della
ribalta ad una ciurma di cialtroni, campioni dell’ipocrisia e
della menzogna. A ventiquattro ore dall’avvio del dibattito
parlamentare l’Ulivo si è di nuovo frantumato sulla proposta di
evitare polemiche per offrire al mondo l’immagine di un paese
consapevole ed unito nella sua solidarietà all’America. Nel suo
linguaggio l’opposizione ha cercato di cogliere “l’occasione della
guerra” per ritrovare dignità politica. Non ci riesce e un po’ ci
coinvolge tutti nella sua impotenza. Nella sua vergogna.
8
ottobre
2001
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