Paralizzare i Talebani,
aspettando l'inverno
di Carlo Jean
Da un punto di vista strettamente militare le scelte operative
degli Stati Uniti sono state il riflesso della strategia
politico-diplomatica di Bush, che dall’11 settembre ad oggi ha
dovuto correre su un doppio binario. Da una parte, infatti, il
Presidente americano ha dovuto salvaguardare l’aspetto più
propriamente politico della questione, guardando soprattutto al
fronte interno e all’affermazione della leadership americana.
L’opinione pubblica statunitense chiedeva un intervento immediato
e la giusta punizione dei colpevoli? Agire prima possibile
diventava la parola d’ordine. Dall’altra parte però, nel campo
delle scelte operative, ritardare un intervento in Afghanistan -
come, seppure parzialmente, è stato fatto - significava poter
rafforzare il fronte antitalebano interno. Organizzare forze già
presenti sul campo, con una conoscenza assoluta del territorio e
dei nemici, infatti, non solo avrebbe aumentato le possibilità di
successo, ma, soprattutto, avrebbe potuto ridurre sensibilmente i
tempi di intervento. Le insistenze dell’opinione pubblica
americane e l’impazienza di un risultato hanno obbligato Bush ad
intervenire.
L’andamento della guerra alternerà, dunque, due fasi. Una prima
fase, iniziata nella giornata di domenica, in cui l’utilizzo dei
missili Cruise, lanciati dalle portaerei, e dei bombardieri
strategici ha come obiettivo quello di paralizzare la reazione
talebana, colpendo i centri nevralgici del potere terroristico e
militare: dai campi di addestramento alla contraerea ai centri di
potere e controllo del governo. Certamente questo tipo di
strategia durerà settimane o addirittura mesi, fino a quando cioè
le forze anglo-americane non avranno avuto il tempo sufficiente di
riorganizzare e mobilitare le unità di intervento terrestri:
truppe antitalebane e forze speciali. Una seconda fase si aprirà,
invece tra qualche tempo. In questo quadro, infatti, c’è un altro
elemento che potrebbe giocare a favore delle forze schierate
contro il terrorismo: l’arrivo dell’inverno. La rigidità delle
temperature invernali renderà impraticabile il controllo sul
territorio se non a coloro che sono dotati di mezzi idonei. Si
creeranno cioè vantaggi per chi possiede una maggiore mobilità
tattico-operativa sul campo. Una volta neutralizzata la contraerei
talebana, infatti, le convenienti condizioni operative create
dall’uso di mezzi di trasporto rapido - elicotteri da trasporto e
controcarro - permetterà di mettere in pratica l’operazione di
abbattimento dei punti strategici militari principali dei
talebani, impedendo loro ogni possibilità di reazione. Solo in
quel momento sarà possibile trattare con il governo talebano.
Gli effetti di questa guerra dalla lunga durata, iniziata con un
anticipo sui tempi eccessivo, hanno cominciato a mostrarsi nella
loro evidenza fin dal primo giorno. Questa sarà una guerra
combattuta sul campo ma sarà anche una guerra combattuta
attraverso i mezzi di comunicazione. Il video di bin Laden ne è
stato una dimostrazione. Il logoramento farà il gioco di coloro
che tenteranno di far passare l’offensiva americana come una
guerra contro l’intero mondo islamico. Certo è che questa guerra
mobiliterà le forze islamiche soltanto in minima parte rispetto,
per esempio, alla Guerra del Golfo. La reazione di Arafat
all’invocazione fatta d bin Laden a tutto l’islam a muoversi in
difesa della causa palestinese è un chiaro esempio.
9 ottobre
2001
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