Ma chi è stato davvero?
di Karim Mezran


La domanda su chi sia stato realmente il responsabile dei feroci attentati dell’11 settembre è stata posta nei giorni successivi alla strage. Dopo breve investigazione si è ottenuta una risposta altrettanto breve: Osama bin Laden. Poi è sceso un silenzio assoluto e la colpevolezza del saudita è stata asserita da tutti e ovunque. Le domande poste da alcuni esperti, dubbiosi sulla possibilità che un individuo posto sotto stretta sorveglianza, sperduto nella pietraia afgana, senza la possibilità di utilizzare alcuna delle forme di comunicazione moderne (tutte vulnerabilissime ai potenti mezzi di ascolto stranieri), abbia potuto organizzare un attentato così complesso e difficile sono state ignorate e scacciate quasi con fastidio dai soloni della politica, come sempre infastiditi da domande che richiedono una analisi più raffinata e complessa. Può essere un buon esercizio, anche se a questo punto meramente “accademico” ascoltare l’opinione di qualcuno di questi esperti. Per esempio gli israeliani.

Il servizio segreto militare israeliano (Aman) sospetta che dietro l’attacco dell’11 settembre a New York vi sia in realtà l’Irak. Gli esperti dell’Aman ritengono che a dirigere l’operazione siano stati due tra i più feroci e ricercati terroristi al mondo: il libanese Imad Mughniyeh, capo delle operazioni speciali estere di Hezbollah, e l’egiziano Ayman al Zawahiri, uno dei più alti dirigenti di Al Qaeda e, da quanto visto nel corso di questi ultimi giorni, il più probabile candidato alla successione nel caso in cui bin Laden venga catturato od ucciso. Mughniyeh sembra sparito dalla circolazione e secondo alcune voci si sarebbe sottoposto a plastica facciale: pertanto oggi sarebbe irriconoscibile. Al Zawahiri sappiamo essere in Afganistan al fianco di bin Laden.

Le stesse fonti israeliane affermano che dirigenti dei servizi iracheni sono stati visti incontrarsi spesso con Zawahiri in Afganistan nel corso dei primi mesi del 2001. Uno di questi dirigenti, Salah Suleiman, è stato catturato dai pakistani in gennaio e avrebbe rivelato particolari su un piano terroristico di enormi proporzioni. Questo e altre informazioni sono alla base dell’allarme lanciato dagli israeliani in luglio riguardo la possibilità di attentati in suolo americano o europeo. Mughniyeh è il solo terrorista ad essersi avvicinato a raggiungere un obbiettivo considerato “impossibile”: piazzare una bomba a bordo di un aereo della El Al, la compagnia aerea israeliana. Il 12 aprile 1997 egli si trovò a due ore soltanto dal raggiungere questo risultato. Un uomo, dal nome di Andrew Jonathan Neuman, avente con se un falso passaporto inglese, si trovava in una camera d’albergo di Gerusalemme intento a mettere a punto una bomba da portare con sé a bordo dell’aereo della El Al. Neuman era prenotato su quel volo. Per un suo errore la bomba esplose. Seppur gravemente ferito, Neuman rivelò il suo obiettivo. Disse inoltre che la sua vera nazionalità era libanese e che l’intera operazione doveva essere un “regalo” per Israele da parte di Imad Mughniyeh.

Gli israeliani considerano Bin Laden poco più che un bambino cattivo comparato a Mughniyeh. Questi è infatti considerato un “genio”, uno che ha rifinito l’arte del terrore e l’ha portata ai suoi livelli più alti. E’ uno psicopatico, secondo i servizi israeliani, motivato da ragioni psicologiche per noi imprescrutabili. L’unica vera motivazione apparente è la sua sete di vendetta per l’assassinio dei suoi due fratelli da parte degli americani. Gli esperti di controterrorismo hanno notato un cambiamento nelle strategie irachene sin dal mese di ottobre dello scorso anno. In questo periodo infatti si ebbe un intensificarsi dei contatti tra agenti iracheni e le organizzazioni estremistiche islamiche sparse un po’ ovunque nel mondo. Il nuovo capo dei servizi segreti iracheni, a partire proprio da questo periodo, è infatti Qusai Hussein, il feroce figlio del dittatore iracheno.

Mughniyeh, è il terrorista più ricercato dalla Cia che, sin dal 1984, ha messo una taglia di più di due milioni di dollari sulla sua testa. Il terrorista libanese è infatti accusato di essere il rapitore del capo della stazione Cia di Beirut, William Buckley. Questo rapimento fu alla base della decisione di scambiare la libertà di Buckley con una fornitura di armi all’Iran, caso meglio noto come Irangate. L’operazione fallì e Buckley fu ucciso dopo essere stato a lungo torturato, secondo alcuni, personalmente dallo stesso Mughniyeh. Un anno dopo, nel corso di una operazione congiunta Cia-Mossad, una potente bomba esplose all’entrata della casa del leader spirituale di Hezbollah, lo sceicco Muhammad Hussein Fadlallah. Settantacinque persone morirono tra cui un fratello di Mughniyeh. Nel febbraio del 1992, elicotteri israeliani attaccarono il convoglio dell’allora leader di Hezbollah, Abas Mussawi. Mussawi, la moglie ed i suoi figli rimasero uccisi. Mughniyeh fu richiamato dal suo rifugio in Iran ed incaricato di organizzare la vendetta di Hezbollah. Cosa che egli puntualmente fece piazzando una potente bomba nell’ambasciata israeliana a Buenos Aires. Il palazzo rimase distrutto e vi furno più di novanta vittime. Soltanto l’anno scorso, dopo una lunga investigazione, gli argentini hanno emesso un mandato di cattura contro Mughniyeh.

La contro vendetta israeliana non si fece attendere. Nel dicembre del 1994 una bomba esplose in un sobborgo shiita di Beirut. Quattro persone morirono tra cui un Mughniyeh. Con disappunto, gli israeliani scoprirono però di avere ucciso il Mughniyeh sbagliato: non si trattava infatti di Imad bensì di suo fratello Fuad. Imad, rimase nell’ombra in attesa dell’occasione propizia per vendicare anche questa morte. Secondo gli israeliani, i servizi iracheni di Qusai gli avrebbero offerto i mezzi per tale vendetta: l’attacco all’America dell’11 settembre? Se veramente questo è lo scenario, come credono gli israeliani, qual è allora la migliore startegia per affrontare e sconfiggere il terrorismo? La nostra fonte è netta e decisa nella risposta: “Un attacco militare è la risposta più stupida, la più efficiente rimane quella che usiamo noi, una selezionata ed efficace operazione consistente nell’individuazione ed eliminazione dei capi di queste strutture”.

10 ottobre 2001

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