| Il triunvirato di Gand rende l’Europa 
              ancora più debole di Patrizio Li Donni
 
 Mancano due mesi al tanto sbandierato appuntamento con la moneta 
              unica europea, con quell’euro su cui da qualche settimana 
              imperversano infaticabili ammonimenti televisivi, convertitori e 
              paternalistici spot. Ultimo in ordine di tempo, per noi italiani, 
              quello con Pippo Baudo firmato dall’astro nascente del cinema 
              nostrano Gabriele Muccino. Lo spot peggiore però, per quell’Europa 
              unita di cui l’euro dovrebbe essere il pilastro fondamentale, lo 
              si è potuto ammirare in questi giorni durante il vertice dei primi 
              ministri europei a Gand. Il regista stavolta è un certo Jacques 
              Chirac con Gherard Scrhoeder nella parte di Baudo e Tony Blair in 
              quella di Maria Amelia Monti.
 
 Il set è un pre-vertice in cui i tre, separati dagli altri, si 
              sono incontrati per concordare le azioni politico-militari in 
              appoggio agli Stati Uniti nella campagna contro l’Afghanistan. 
              Fuori dalla porta non solo l’Italia ma anche l’Europa nel suo 
              complesso. Forse un atto chiaro per far capire chi conta e chi no 
              nell’Unione e quanto ancora sia lontana, nonostante l’euro, la 
              realizzazione di una vera unità europea politica ed istituzionale. 
              Alle rimostranze dell’Italia e del Belgio in particolare, 
              presidente di turno del Consiglio europeo, si è risposto che si 
              trattava di un incontro tecnico. In realtà maggior significato 
              politico quel vertice non avrebbe potuto avere.
 
 Se è vero che la Pesc (cioè la politica estera comune) non è tra 
              le attribuzioni in capo alla Commissione europea gestita dai 
              quindici e guidata da Prodi, ma è affidata ai premier che si 
              riuniscono periodicamente nel Consiglio dei ministri, essa in 
              realtà rappresenta insieme a quella di Difesa comune il pilastro 
              fondamentale su cui far poggiare l’unità continentale. E’ persino 
              banale ricordare che per i quindici, avere un'unica posizione su 
              questioni importanti come questa crisi internazionale, sarebbe 
              stato fondamentale per potersi configurare come un’unica entità 
              politica. Far circolare la stessa moneta infatti non significa 
              ancora spenderla nelle stesse direzioni e verso un unico 
              obiettivo. Ed allora ecco due episodi, l’11 settembre e Gand, 
              porsi una volta di più come parametro insuperabile della logica 
              delle potenze di piccolo cabotaggio, pronte a sgomitare tra loro 
              per un posto al sole nella gestione del dopo talebani in 
              Afghanistan. Un obiettivo di corto respiro. Eppure servirebbe un 
              passo ineludibile per creare il presupposto ad una difesa 
              esclusivamente europea, ed un Europa con un'unica azione militare 
              ed un'unica politica estera.
 
 26 ottobre
              2001
 
 freccia@libero.it
  
              
              
 
 
 
 
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