Punto diplomatico. Scacco matto alle
finanziarie del terrore
Mentre le adesioni dei paesi europei agli anglo-americani riguarda
ormai direttamente gli aspetti militari, il lavoro diplomatico si
è spostato, questa settimana, sul piano finanziario. Un lavoro di
intelligence , in stretto rapporto con le strutture operative dei
paesi alleati, che ha permesso di mettere a fuoco e colpire le
centrali di finanziamento del terrorismo fondamentalista. Martedì
scorso, prima ancora che l’Office of Foreign Asset Control
diffondesse una nuova lista con 62 nomi di società e persone
sospettate di appartenere al gruppo di Al-Quaida, gli agenti della
task force antiterrorismo del dipartimento al Tesoro e della Cia e
le autorità investigative di Italia, Olanda, Svezia, Svizzera,
Canada, Austria, Liechtenstein, Bahamas ed Emirati Arabi Uniti
hanno lanciato un attacco sincronizzato contro gli uffici e i
dirigenti di due network finanziari islamici: Al Taqwa e Al
Barakat.
Questi network, società finanziarie specializzate nel
trasferimento internazionale di valuta, sembrano aver svolto un
ruolo chiave nel finanziamento della rete terroristica di bin
Laden. Tali attività sono del tutto prive di regolamentazione ed è
per questo che le due società hanno potuto finora lavorare al
riparo delle autorità di vigilanza sul sistema bancario.
Nell’ambito di questa vastissima operazione che ha preso le mosse
direttamente dall’ufficio ovale della Casa Bianca, importanza
decisiva assume l’azione congiunta italo-elvetica, che ha portato
all’interrogatorio di Youssef Mustafa Nada, 70 anni, tunisino di
origine egiziana e alla perquisizione della sua abitazione, una
villa-rifugio che si trova a Campione d’Italia. Per tutti, adesso,
Nada è il banchiere di bin Laden, anche se sarà la magistratura a
doverlo confermare. Lui si difende e sostiene di essere solo un
consulente della società. Ma i magistrati svizzeri sembrano essere
sicuri di un legame più stretto con Al Taqwa: non a caso nella
richiesta di rogatoria ai colleghi italiani si parla
esplicitamente di indagini "per il reato di partecipazione a un
gruppo criminale". Ma Nada non è l'unico uomo coinvolto
nell'indagine. Nella rete è finito anche Ahmed Idris Nasreddin,
considerato un fondatore di Al Taqwa e sostenitore del centro
islamico milanese di viale Jenner. Nasreddin è sotto osservazione
da parte dei servizi segreti italiani fin dall’inizio degli anni
Ottanta ma finora gli investigatori non avevano trovato alcun
elemento per incastrarlo.
Il versante italo-svizzero dell’operazione internazionale è dunque
fra i più rilevanti, come dimostra la soddisfazione degli agenti
investigativi. Ma Bush invita gli alleati ad adoperarsi per
bloccare fondi e risorse legati ad altri 62 nomi. Si tratta di
uomini e società connesse al network finanziario che muove denaro
destinato a finanziare le spese dei terroristi. Negli Stati Uniti,
in queste settimane, il blocco dei conti ha portato al
congelamento di 24 milioni di dollari. Adesso Washington attende
il risultato del lavoro delle intelligence finanziarie alleate.
9 novembre
2001
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