| L’equivoco delle Ong di Renato Tubére
 
 I futuri scenari del conflitto in Afghanistan portano alla ribalta 
              uno degli aspetti più controversi della politica mondiale: la 
              gestione degli aiuti a questo paese, uno dei più poveri del 
              pianeta. Tre miliardi sarebbero oggi nel mondo le persone ridotte 
              a vivere nella miseria assoluta, con un’aspettativa di vita ben al 
              di sotto dei 45 anni. Per contro noi, abitanti fortunati delle 
              nazioni più ricche e progredite, pur disponendo di un’abbondanza 
              inusitata di fondi e mezzi a loro sostegno, insistiamo 
              imperturbabili a commettere l’errore più grave: delegare ad un 
              organismo terzo, l’Onu appena insignito del Premio Nobel per la 
              pace, la distribuzione di simili ricchezze. Le conseguenze sono 
              sotto gli occhi di tutti! Un perverso incrocio di veti, gelosie, 
              ripicche ed omissioni impedisce di fatto il controllo delle 
              risorse che noi, comuni mortali di un Occidente orgoglioso dei 
              suoi valori di democrazia e liberalità, affidiamo speranzosi ad 
              associazioni nate con nobili scopi e troppo spesso affossate da 
              affaristi privi di scrupoli.
 
 Si tratta delle Organizzazioni non governative, meglio conosciute 
              con l’acronimo Ong: dietro a questa sigla si cela l’equivoco aiuto 
              concesso con magnanimità dal ricco epulone occidentale (ma con 
              vaste frange dell’Islam considerato ricco, come l’Arabia Saudita) 
              al povero Lazzaro del Sud del mondo. Le Ong sono sparse in ogni 
              angolo sperduto della Terra per soccorrere con progetti di 
              pianificazione economica popoli privi di denaro o di mezzi, quasi 
              sempre vittime impotenti di dittature marxiste. Conosciamo tutti, 
              a tal proposito, la specchiata trasparenza di giudizio delle 
              Nazioni Unite circa l’assegnazione e la gestione di fondi 
              economici a questo genere di nazioni povere: l’esempio del Sudan 
              in Africa o del Myanmar, la ex Birmania, nel Sud Est asiatico, 
              basta ed avanza ad accusare l’operato di Khofi Annan, del suo 
              staff e dei suoi predecessori! In Italia le Ong sono regolamentate 
              attraverso la legge n. 49 del 1987, da sempre nel mirino dei 
              principali addetti ai lavori del Non Profit italico per la sua 
              struttura macchinosa.
 
 Dietro a progetti come la vaccinazione collettiva di intere 
              regioni dell’India, le numerose campagne di adozione a distanza di 
              orfani delle favelas brasiliane o la nascita di un mercato che 
              unisca nel raggio di 150 km. sperdute casupole nel deserto del 
              Niger c’è la scelta coraggiosa di decine di volontari giovani ed 
              anziani uniti dallo spirito di solidarietà che non conosce 
              barriere. Ma ad associazioni che hanno successo nella loro 
              missione fa da contrappunto una pletora di strane società 
              mascherate da Ong, dietro le quali si nascondono faccendieri di 
              tutte le risme alla ricerca del finanziamento giusto, va da sé, 
              per loro stessi! I governi di molti paesi poveri sono spesso 
              complici di questi criminali, sotto l’occhio spesso benevolo 
              dell’Onu e l’indifferenza di noi italiani. E’ bene che la Casa 
              delle Libertà, nel riformare la legge sulle Ong, trovi le giuste 
              contromisure per scacciare questi mercanti dal tempio degli aiuti, 
              pubblici o privati, ai tre miliardi di uomini colpevoli solo di 
              vivere nella parte sbagliata del pianeta Terra!
 
 9 novembre
              2001
 
 renato_tubere@hotmail.com
  
              
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