| Un seggio per le donne afgane di Emma Bonino
 
 Pubblichiamo l’intervento sulla proposta di 
              affidare una quota di rappresentanza alle donne nell’ambito del 
              nuovo governo afgano tenuto dall’onorevole Emma Bonino nell'ultima 
              sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo lo scorso 14 
              novembre.
  
              
              Signora Presidente, c'è una parola tabù che non ho sentito 
              pronunciare in questa ora di dibattito, che non sento nelle 
              riunioni di negoziato che hanno luogo a Roma o a Peshawar, a 
              Islamabad o a New York. C'è un tabù che intendo, che intendiamo 
              affrontare, ed è la partecipazione delle donne, una partecipazione 
              consistente di donne al governo provvisorio dell'Afghanistan. Il 
              segretario generale delle Nazioni Unite auspica un governo 
              transitorio etnicamente equilibrato. Il Consiglio, nella persona 
              della signora Durant, ci ha detto che auspica una composizione 
              giusta e durevole. Ma di quale giustizia parliamo? Di quale 
              equilibrio parliamo? Milioni di donne afghane sono state non solo 
              le prime vittime, ma sono state anche le grandi artefici, in tutti 
              questi anni, di una opposizione non violenta nel mondo intero. Le 
              conoscete: sono quelle di Neghar, quelle di Rawa, quelle di Prait; 
              sono state qui al parlamento europeo; sono quelle che gestivano il 
              paese prima dei talebani. Erano il 40 per cento del corpo medico, 
              il 50 per cento del corpo insegnante, il 70 per cento 
              dell'amministrazione, mentre gli uomini si facevano la guerra. 
              Eppure, al tavolo dei negoziati, io vedo solo uomini: barbe più o 
              meno lunghe, più o meno corte, ma non ho visto più nessuna di 
              quelle fantastiche donne che pure abbiamo incontrato.
 Ebbene, so benissimo che incontrerò sorrisi e sorrisetti 
              dappertutto. So bene come mi sono sentita di fronte a quei sorrisi 
              nel '97, '98, quando questo parlamento e la commissione sono 
              state, a mia conoscenza, le uniche istituzioni che dal '97 hanno 
              appoggiato la campagna "Un fiore per le donne di Kabul". Questo 
              nostro coraggio, questo vostro coraggio, cari colleghi, io credo 
              debba continuare. Oggi basta con le chiacchiere, le 
              discriminazioni, le esclamazioni: donne, poverette! No, basta! 
              Vogliamo che le donne afgane assumano una responsabilità politica 
              visibile nella ricostruzione del loro paese nel governo 
              transitorio.
 
 So che questo non basterà, so che serve una mobilitazione 
              dell'opinione pubblica. Allora, noi lanciamo, per il 24 di 
              novembre, una giornata mondiale di digiuno nel mondo intero, un 
              satiagrà mondiale, perché appunto le donne finalmente facciano 
              parte di questo governo provvisorio. Mi auguro che questa nostra 
              proposta non sia accolta con la derisione di sempre. Spesso chi si 
              occupa seriamente dei diritti umani ha capacità di visione, di 
              applicazione e di concretezza, molto di più di coloro che credono 
              sempre di sapere tutto, pensando che il mondo oggi possa andare 
              avanti semplicemente con la tradizionale Realpolitik. Non è così! 
              La parte umana, le persone sono gli artefici del loro futuro. Ma 
              quale futuro senza metà della popolazione? Quindi: 24 novembre, 
              giorno di satiagrà mondiale, perché le donne siano parte di questo 
              governo provvisorio.
 
 16 novembre 2001
 
 
 
 
 
 |