Eppur si muove
di Pierluigi Mennitti

Eppur si muove. A oltre due mesi dall’attacco all’America che ha rivoluzionato gli equilibri geopolitica mondiali, pure l’Europa sembra mettersi in moto. L’Europa intesa come Unione Europea, perché in ordine sparso i singoli stati s’erano mossi al fianco degli Stati Uniti. Due mesi in cui sono stati sconvolti equilibri precari che avevano retto (male) il mondo negli anni del dopo Guerra Fredda. Intere aree geopolitiche sono state rivoltate come calzini: superate vecchie incomprensioni, strette nuove alleanze. In tutto questo rivolgimento, l’unica cosa che è apparsa immobile e statica è stata l’Unione Europea, presa in contropiede nella sua fragile ed evanescente consistenza politica. Qualche settimana fa lo stesso presidente della Commissione Romano Prodi aveva dovuto ammettere sconsolato: sul piano politico non esistiamo, dobbiamo ancora lavorare tanto.

Eppure il continente è alla vigilia di un appuntamento che resterà nei libri di storia: l’euro, la moneta unica in circolazione dal prossimo primo gennaio. Diventa dunque sempre più urgente accompagnare i progressi dell’Europa economica a quelli dell’Europa politica. Da qualche giorno le cancellerie dei singoli stati si sono messe in moto per uscire dall’empasse di questi mesi e per ridare slancio e vigore a un progetto che negli ultimi tempi si era appannato. Dal vertice bilaterale franco-tedesco di Nantes è partita l’idea di accelerare la definizione della Costituzione europea e la volontà di rispettare i tempi dell’allargamento a Est. Poi è giunta la dichiarazione londinese di Tony Blair che ha indicato la prospettiva di un’adesione all’euro da parte della Gran Bretagna. Quindi il vertice bilaterale italo-francese di Perigeux, nel quale Berlusconi e Chirac hanno avuto modo di mettere sul tavolo le incomprensioni che negli ultimi mesi hanno diviso Italia e Francia.

Pur senza attingere al miele sparso dalle diplomazie e pur considerando più plateali che concreti questi piccoli passi in avanti, almeno si rimette in moto un processo che dovrà trovare ben altra speditezza e ben altra capacità di realizzazione nel futuro prossimo. Bruxelles è rimasta a guardare il mondo che cambiava. Proseguire nella contemplazione potrebbe essere fatale per le sfide che la attendono, a cominciare dal successo dell’euro, l’unico pilastro che si è riusciti a innalzare in questi anni. I paesi dell’Europa centrale e orientale attendono con sempre minor fiducia l’ingresso nella Ue. Non rispettare la data del 2004 potrebbe allontanare, forse per sempre, il progetto avviato all’indomani della caduta del Muro di Berlino.

29 novembre 2001

pmennitti@hotmail.com



 

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