| Punto militare. I marines a Kandahar 
 Finalmente sono arrivati. Seicento marines, appartenenti al 15° e 
              al 26° battaglione MEU (Marine Expeditionary Unit) sono già in 
              Afghanistan da due giorni. E il loro numero dovrebbe raggiungere 
              il migliaio entro poche ore, secondo quanto riferisce il 
              Pentagono. Si tratta, per ora, di una “testa di ponte” insediata 
              nei pressi di una pista d’atterraggio – ormai trasformata in una 
              fortezza - ad una ottantina di chilometri da Kandahar. Subito dopo 
              aver toccato terra, i marines hanno chiesto l’intervento di un 
              caccia-bombardiere F-14 e di alcuni elicotteri AH1W Cobra 
              “Gunships” per attaccare e distruggere una colonna blindata 
              talebana, composta da circa 15 veicoli, che operava nella zona.
 
 I marines - ha dichiarato lunedì scorso il presidente Usa, George 
              W. Bush - hanno il compito di consegnare alla giustizia i membri 
              di al Qaeda, la rete terroristica controllata da Osama bin Laden. 
              Bush, dopo aver ricordato che “la guerra al terrorismo sarà lunga” 
              e che “l'America deve prepararsi alla perdita di altre vite 
              umane”, ha concluso la conferenza-stampa organizzata nel “giardino 
              delle rose” della Casa Bianca con un monito all’Irak di Saddam 
              Hussein, “invitato” ad accettare gli ispettori dell’Onu o ad 
              accettare le consequenze del suo rifiuto. Rifiuto arrivato, 
              puntualmente, a meno di 24 ore dall’ultimatum americano.
 
 L’aviazione statunitense, intanto, sta intensificando il 
              trasferimento di marines e di armi mentre le forze in campo si 
              concentrano oggi sulle due residue sacche di resistenza dei 
              talebani nel sud e nell'est dell'Afghanistan perché possa prendere 
              il via, direttamente sul terreno, la “caccia all’uomo” nei 
              confronti di bin Laden e dei capi di al Quaeda. Ieri i 
              caccia-bombadieri Usa hanno bombardato quello che, secondo il 
              segretario alla difesa Donald Rumsfeld, doveva essere un complesso 
              di cui servivano i leader talebani e del network terroristico. Ma 
              l'ex ambasciatore talebano in Pakistan, Abdul Salam Zaefef ha 
              dichiarato che il mullah Omar è vivo perché non era nella base al 
              momento in cui sono state sganciate le bombe. Quanto a bin Laden, 
              le risposte dei talebani non cambiano registro: “Non sappiamo 
              nulla dei suoi spostamenti, non è nel nostro territorio”, ha detto 
              l'ex ambasciatore. Un’affermazione, quella di Zaefef, che sarà 
              presto verificata dai marines. (a.man.)
  
              
              29 novembre 2001
 
 
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