"Euro: non siamo ancora pronti"
intervista a Sergio Billè di Pierpaolo La Rosa
Mancano poco più di tre mesi alla sua introduzione, ma per molti
italiani l’Euro rimane un oggetto misterioso. E’ questo il
risultato, certamente poco confortante, che emerge da un sondaggio
realizzato dalla Confcommercio e dalla Cirm: il 54 per cento dei
nostri connazionali sa poco o nulla della moneta unica europea che
sostituirà la cara, vecchia lira. E la situazione non migliora
granché se prendiamo in considerazione gli operatori del
commercio: 4 su 10 dettaglianti non conoscono infatti con
precisione il valore della valuta che entrerà in circolazione a
partire dal primo gennaio 2002. Chi invece ha le idee chiare
sull’argomento è il leader dei commercianti, Sergio Billè, che
lancia l’allarme: “Non siamo ancora pronti per l’Euro”.
Insomma, pare proprio che l’informazione
sulla moneta unica sia carente…
In questo momento c’è una situazione di ritardo che non riguarda
solo l’Italia, ma coinvolge l’intero panorama europeo. Il nostro
paese, poi, sarà atteso da uno sforzo notevole per superare
l’emergenza. Dobbiamo fare in modo che la scarsa dimestichezza con
la nuova valuta non emargini le fasce più deboli, sia tra le
imprese che tra i consumatori. Sebbene le premesse non siano
incoraggianti, resto comunque sereno: ci sono tutte le condizioni
per poter recuperare il tempo perduto. E’ fondamentale, però, che
gli italiani sappiano che dal prossimo primo gennaio cambierà
davvero tutto.
Quali saranno i problemi - oltre
all’arrotondamento e al calcolo dei resti in centesimi - che gli
esercizi commerciali dovranno affrontare nel passaggio ad un’unità
monetaria sconosciuta?
La difficoltà principale sarà quella di essere sempre in prima
linea, di fronteggiare la richiesta di notizie proveniente dai
cittadini: penso soprattutto ai bar, ai benzinai, ai tabaccai. Ci
troveremo di fronte a difficoltà che saranno affrontate e risolte,
almeno in larga parte.
Non teme che i commercianti approfittino
dell’Euro per procedere ad aumenti ingiustificati dei prezzi?
Credo che sia un falso problema. Preoccupazioni del genere saranno
smentite, con ogni probabilità, dai fatti. Ormai siamo in
un’economia di sistema, e c’è sempre meno spazio per i furbi. Con
un mercato così instabile e incerto, il commerciante ha oggi tutto
l’interesse a tenersi ben stretto il proprio cliente, a non
ingannarlo. Sono però sicuro che il mondo del commercio dimostrerà
un grande senso di responsabilità.
L’avvento della moneta unica porterà qui da
noi a un abbassamento dei consumi, determinato magari dalla paura
di maneggiare banconote o monete con cui non si ha familiarità?
Ecco, questa è una delle cose che siamo tenuti ad evitare. Al
contrario, l’ingresso nell’Euro dovrà rilanciare i consumi.
D’altra parte, l’italiano ha sempre avuto nel suo Dna un’enorme
curiosità per le novità. Facciamo dunque il possibile perché la
nuova valuta, che avremo presto in tasca, sia un’occasione di
festa e non una fastidiosa complicazione.
Quali incognite si aprono per l’economia
europea, dopo i tragici attentati dello scorso 11 settembre? In
che modo dovrà reagire il nostro paese?
In effetti, c’è il rischio di una fase di stagnazione della
domanda a livello internazionale. Gli avvenimenti di queste
settimane hanno fatto certamente segnare il passo alle politiche
di crescita, con l’eccezione dell’industria bellica. Quanto
all’Italia, il suo sistema produttivo ha bisogno di
un’accelerazione basata sulla diminuzione della pressione fiscale
e sull’adozione di misure forti a sostegno dei consumi. Solo in
questo modo, non andranno tradite le aspettative dei risparmiatori
che sono stati penalizzati dalla perdita in Borsa di decine di
migliaia di miliardi.
E l’Euro, come si colloca in tale contesto?
E’ normale che gli attacchi negli Stati Uniti rappresentino un
problema in più. Il nuovo strumento monetario dovrà essere un
punto di partenza per l’economia del Vecchio Continente, che a
questo punto ha bisogno di un ulteriore slancio per fronteggiare
una situazione globale complicata. Ci vogliono comportamenti
responsabili degli stati membri e, al loro interno, atteggiamenti
avveduti da parte dei principali soggetti. Questo discorso vale
anche per l’Italia: è importante che governo, amministrazioni
locali, sindacati, sistema finanziario e bancario, produzione,
distribuzione, consumo, si uniscano e diano al paese la sensazione
di poter controllare la situazione. E’ quanto mai necessario un
vero e proprio patto di solidarietà per l’emergenza.
28 settembre 2001
pplarosa@hotmail.com
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