Le vittime economiche del nuovo
terrorismo
di Giuseppe Pennisi
All’indomani dell’attacco terroristico alle Twin Towers e al
Pentagono, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale
hanno dovuto posporre l’assemblea annuale in programma a fine
settembre. Successivamente, è stata la volta della Fao: il vertice
mondiale alimentare non si terrà né a Roma, né a Rimini né a
Ouagadouguo; se ne riparlerà tra qualche mese, sempre che giungano
tempi migliori. Ora è la volta della quarta conferenza
ministeriale del Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio) che
avrebbe dovuto aprire un nuovo negoziato commerciale multilaterale
sugli scambi.
Naufragato il tentativo di lanciarlo a Seattle tre anni fa, dopo
un paziente lavoro di mediazione, si era programmato di tenerla a
Doha nel Qatar (luogo troppo lontano per diventare teatro delle
gesta dei “no global”) all’inizio di novembre. Si è appena
conclusa una riunione preparatoria a Singapore e appare chiaro
che, alla luce degli avvenimenti successivi all’11 settembre, Doha
non è il luogo ideale dove ospitare oltre 140 delegazioni: sarebbe
un obiettivo fin troppo semplice nel mirino dei terroristi. La
città stato asiatica si è proposta come sede, ma anche essa
presenta problemi di sicurezza. L’Unione Europea ha lanciato
l’idea di ospitare la conferenza ministeriale, ma sarebbe un
territorio poco neutrale agli occhi degli americani; si parla
allora di Ginevra, dove sono gli uffici del Wto e si può contare
sulle strutture e sui meccanismi di sicurezza delle Nazioni Unite.
E’ probabile a questo punto che si debba rinviare ancora una volta
l’avvio del nuovo negoziato multilaterale sugli scambi.
Nel contempo, il commercio mondiale sta crescendo ad tasso annuo
appena del 2 per cento (stime per l’intero 2001) mentre nel 2000
era cresciuto del 13. Le previsioni per il futuro non sono rosee:
una crescita del 5 per cento nel 2002 solo nell’ipotesi di una
ripresa dell’economia mondiale, ma appena del 2,5 se continueranno
a soffiare venti di guerra. Proliferano gli accordi regionali e
bilaterali (140 all’ultima conta, all’inizio del 2001). Aumenta il
protezionismo, principalmente a danno dei paesi in via di sviluppo
e, nel loro ambito, degli strati più poveri della popolazione. Tra
le vittime del terrorismo occorre includere anche quelle senza
volto conseguenti alla battuta d’arresto nel processo
d’integrazione economica internazionale e la sua probabile marcia
indietro.
19 ottobre 2001
gi.pennisi@agora.it
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