Banco alimentare: lezioni di solidarietà
di Renato Tubére
La notizia uscita la scorsa settimana sui principali organi
d’informazione nazionale è di quelle che lasciano senza parole: ci
riferiamo ai dati della raccolta di derrate alimentari svoltasi
sabato 24 novembre nei supermercati italiani a cura del Banco
alimentare. Il presidente, don Mauro Inzoli, e il direttore
generale, Marco Lucchini, possono davvero proclamarsi entusiasti
di fronte alle ben 4300 tonnellate raccolte nel giorno della "colletta
alimentare nazionale", così come era stato definita questa
manifestazione. Stupisce davvero questo dato se messo a confronto
con quello di ben dodici anni fa, quando il Banco alimentare
nacque fra mille perplessità ed il solito scetticismo dei
benpensanti. Allora furono cinquanta le tonnellate recuperate a
fatica e destinate ad aiutare concretamente la sopravvivenza dei
poveri di allora.
D’altra parte, se la solidarietà che sabato ha portato molti
italiani a donare qualcosa ha un senso, questo è lo spirito
d’osservazione del nostro popolo: è molto più sviluppato di quanto
pensino giornalisti, intellettuali e politicanti di una certa
tendenza ideologica! “Italiani, brava gente!” è la definizione per
antonomasia del nostro paese, da sempre. Il cittadino medio ha
infatti notato l’aumento sensibile della povertà nelle case di
molti suoi amici e parenti: la sesta potenza mondiale ospita ormai
quasi otto milioni di persone che non arrivano a guadagnare un
milione al mese.
Disoccupati cronici o vittime della difficile congiuntura
economica, vagabondi senza più una casa, immigrati giunti da paesi
poverissimi e vittime della politica d’accoglienza ben poco
“cristiana” del centrosinistra degli anni Novanta, anziani
abbandonati a sé dall’eterno rifiuto di riformare il sistema
pensionistico nazionale: la folla che giorno dopo giorno si è
sempre più ingrossata può toccare finalmente con mano la vicinanza
concreta di chi è stato più fortunato. Questo è appunto il
messaggio del risultato incredibile di sabato scorso. Una
grossissima mano al Banco alimentare è stata data da due
associazioni che, sia pure in modo diverso, sono rappresentative
della continua generosità degl’italiani: ci riferiamo
all’Associazione Nazionale Alpini e alla Società San Vincenzo de
Paoli, una colonna portante della Protezione Civile “vera” la
prima, l’unico punto di riferimento effettivo per i carcerati ed i
loro familiari la seconda.
Questo esempio di collaborazione fattiva fra volontari laici e
cattolici consentirà ora di distribuire la raccolta complessiva
nelle case dei cittadini in difficoltà, si spera, momentanee. Non
tutti potranno usufruire di questi aiuti, qualcuno di loro magari
lo abbiamo incontrato proprio oggi, all’angolo della fermata
dell’autobus oppure nell’alloggio del condominio di fronte, tutto
preso dal problema dello sfratto imminente o del lavoro appena
perso per colpe non sue. Sta al nostro buon cuore provvedere alle
vittime indifese di chi ha malgovernato l’Italia per troppo tempo,
a colpi di demagogia e falso buonismo. Ma quando il Banco vince,
come sabato scorso...
7 dicembre 2001
renato_tubere@hotmail.com
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