Raccolta differenziata:
gli ecologisti svedesi dicono no
di Carlo Stagnaro
Contrordine compagni. La raccolta differenziata dei rifiuti non va più bene. Di più: la soluzione migliore al problema, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico, è la termodistruzione. Lo affermano gli ecologisti svedesi, secondo cui indulgere ulteriormente in quest'attività sarebbe uno spreco di tempo e denaro. E' una presa di posizione pesante, sia nella sostanza, sia nella forma: non è di poco conto, infatti, che il luogo di provenienza di questa bordata sia un paese nordeuropeo che da sempre costituisce un fiore all'occhiello e un esempio a cui tendere per i verdi di tutto il continente.
Tra gli oppositori del riciclaggio vi sono Valfrid Paulsson, ex direttore generale dell'agenzia per la protezione dell'ambiente, Soren Norrby, ex manager della campagna "Keep Sweden Tidy", e gli ex direttori di tre ditte impegnate nella raccolta dei rifiuti. Secondo il
Telegraph, che riporta la notizia, queste opinioni sono condivise da molte autorità locali britanniche, che recentemente hanno lanciato progetti per costruire una cinquantina d'inceneritori allo scopo di tener testa alla crescente massa di spazzatura che rischia di sommergere le città.
Secondo il gruppo svedese, "l'idea di riciclare quasi tutto entro il 2010 era un sogno 40 anni fa, e oggi è ancora un sogno". La termodistruzione, per contro, "è la scelta migliore per l'ambiente, l'economia e la gestione delle risorse naturali". D'altro canto, il progresso tecnologico è ormai tale che non solo gl'impianti sono assai puliti, ma addirittura sono in grado di produrre energia elettrica che può essere reinvestita nel loro stesso funzionamento o all'esterno, tagliandone i costi. Paulsson e i suoi sostengono che raccogliere i rifiuti è "del tutto sconveniente". Bottiglie e vetro usato costano alle aziende circa il doppio dei materiali grezzi, mentre il riciclaggio della plastica è antieconomico. Piuttosto, "dev'essere ulteriormente migliorata" la raccolta di rifiuti pericolosi, come batterie, materiali elettrici, medicine, pitture e sostanze chimiche. "La protezione dell'ambiente - essi proseguono - può implicare dei sacrifici economici, ma per mantenere la credibilità delle politiche ambientali i benefici debbono valere i costi".
Quest'analisi viene confermata da Andrew Ainsworth dell'Environmental Services Association, che rappresenta l'industria dei rifiuti del Regno Unito. "Questo dibattito - ha sostenuto - serve al nostro paese. I prodotti riciclati debbono competere sui mercati mondiali e talvolta il riciclaggio non sarà economicamente fattibile o sostenibile da un punto di vista ambientale. Per esempio, in aree remote non sarebbe possibile trasportare i rifiuti a lunghe distanze per il riciclaggio. Avrebbe più senso bruciarli in loco e sfruttare il processo per la produzione di elettricità". Secondo David Lidington, ministro ombra tory dell'ambiente, "l'incenerimento è più pulito che in passato, per quanto vi siano ancora perplessità da parte del pubblico. Il tasso di riciclaggio del Regno Unito è inferiore a quello di molti altri paesi europei, quindi possiamo senza dubbio migliorare: ma il riciclaggio da solo non basta".
11
aprile 2003
(da
www.ragionpolitica.it)
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