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              Banca Mediterranea, ma la sede deve essere 
              al Suddi Paolo Passaro
 
 Il ruolo dei paesi del Mediterraneo nel nuovo ordine economico 
              mondiale impone un’ampia riflessione circa i risvolti economici, 
              sociali, politici e demografici. L’Europa recupera ad Est un pezzo 
              importante della sua storia. A Sud, il probabile ingresso della 
              Turchia rende interessante l’ampliarsi dell’area mediterranea. E’ 
              una zona cruciale che vedrà partecipi Egitto, Algeria, Marocco, 
              Tunisia e, soprattutto, Israele. Paese, quest’ultimo, che a 
              giudizio di chi scrive rappresenta la naturale sponda dell’Europa 
              e una preziosa risorsa che si potrà esprimere, al massimo, quando 
              si sarà azzerato il livello di conflittualità esistente. In tale 
              scenario, assume estrema rilevanza l’idea di costituire la Banca 
              Mediterranea, ovvero, l’equivalente della Bers (Banca Europea per 
              la Ricostruzione e lo Sviluppo) che positivamente ha operato sin 
              dagli anni ’90 per i paesi dell’ex blocco comunista. La nuova 
              istituzione potrà innescare la crescita dei mercati finanziari in 
              nazioni fortemente oligarchiche e prive di cultura di mercato. 
              L’esperienza positiva della Bers dimostra quanto sia utile la 
              presenza di un operatore creditizio specializzato che intervenga 
              in aree particolarmente delicate e complesse, rispetto alle quali 
              le banche tradizionali si muovono con grande prudenza. Lo sviluppo 
              delle nazioni a sud dell’Europa sarebbe un fattore di 
              stabilizzazione dell’area, di riduzione dei flussi di 
              immigrazione, di volano per la crescita delle aziende europee, in 
              particolar modo delle piccole e medie imprese del sud d’Italia. 
              Queste ultime sono attratte dai mercati dei paesi sopra citati 
              dove possono collocare prodotti tipici, di fascia media, del made 
              in Italy (calzature, pelletteria, tessile - abbigliamento, mobili 
              imbottiti, impianti per la produzione, ecc.).
 
 Inoltre, Banca Mediterranea, fortemente motivata da un mandato di 
              natura europea individuato dalla Conferenza Intergovernativa dei 
              paesi dell’Unione, sarebbe un sicuro moltiplicatore ed 
              acceleratore di progetti e programmi cooperativi tra le nazioni 
              affacciate nel Mediterraneo, innescando un processo di intenso 
              sviluppo. La collocazione di questo istituto, quindi, stante la 
              forte valenza che è non solo sostanziale ma anche fortemente 
              icastica, rappresenta una scelta delicata ed importante. In 
              primis, sarebbe un rilevante risultato se prevalesse la 
              candidatura dell’Italia. A questo proposito secondo alcuni, in 
              funzione dell’importanza del risultato, sarebbe opportuno che 
              l’Italia spendesse le sue carte migliori, candidando Milano quale 
              sito ideale. Milano perché capitale economica e finanziaria 
              dell’Italia e quindi vero cervello del nostro paese scherzosamente 
              dipinto con la testa fra i boschi della Germania ed i piedi in 
              ammollo nel Mediterraneo. In realtà, analizzando puntualmente la 
              situazione geopolitica ed economica, si rileva che Milano fa parte 
              di un sistema economico finanziario che ha il suo baricentro a 
              Monaco e Francoforte; molto meno rispetto ai paesi a Sud e Sud-Est 
              dell’Europa. Questo è uno dei principali motivi per i quali la 
              sede della Banca Mediterranea, in Italia, dovrebbe vedere la 
              candidatura di una città essa stessa potenziale polo di attrazione 
              nel Mediterraneo. Per esempio Napoli, Palermo o Bari. In 
              particolare Napoli gode di una secolare tradizione di centro 
              finanziario dell’area Sud.
 
 Lo storico Banco di Napoli, prima del suo prematuro declino che lo 
              ha di fatto esautorato dal ruolo di istituto creditizio autonomo, 
              è stata una delle banche più importanti dell’Italia e dell’Europa. 
              Palermo ha la centralità della posizione geografica e la 
              tradizione di capitale del Mediterraneo, soprattutto rispetto ai 
              paesi del Nord Africa. Bari è la piazza forse più dinamica: una 
              cerniera rispetto al Sud Est (in particolare Albania, Romania, 
              Bulgaria e Macedonia) e snodo cruciale dell’importante “Corridoio 
              VIII”. Ognuna delle tre avrebbe ottimi argomenti a favore o 
              contro; l’elemento essenziale è che sia una delle tre la candidata 
              italiana. In termini di rapporto costi/benefici il maggior costo 
              inerente le diseconomie localizzative comparate, rispetto a 
              Milano, (collegamenti aerei, stradali, ferroviari, vicinanza alle 
              sedi delle banche principali e delle istituzioni centrali ecc.) 
              sarebbe più che compensato dai benefici di “fertilizzazione” che 
              generosamente verrebbero dispensati inserendo una realtà così 
              evoluta nel contesto ormai depresso delle istituzioni finanziarie 
              presenti al Sud. Inoltre, ognuna delle tre città è perfettamente 
              in grado di ospitare una siffatta prestigiosa realtà.
 
 Spesso i simboli sono più importanti degli effetti del messaggio 
              che vogliono rappresentare. Situare la Banca Mediterranea in una 
              delle città più importanti del Sud d’Italia sarebbe la tangibile 
              raffigurazione di un’inversione di tendenza che, in vortice, 
              attrae l’economia italiana verso Nord. Tale fenomeno, per quanto 
              ordinario in relazione al diverso peso dell’economia del 
              centro-nord, otto volte più grande di quella del Mezzogiorno 
              d’Italia, tende a far scivolare sempre di più il meridione in una 
              situazione di “stabile equilibrio del sottosviluppo”. Una 
              condizione di lenta agonia; di vigile coma, in cui il Sud viene 
              mantenuto in vita grazie al soccorso finanziario delle istituzioni 
              pubbliche. Verrebbe da dire, se pensassimo negativamente, che tale 
              situazione potrebbe risultare comoda per taluno che volesse 
              mantenere una simultanea situazione di serbatoio di mano d’opera e 
              mercato di consumo. Vogliamo invece pensare in positivo: le 
              diseconomie di localizzazione possono essere annullate dall’uso di 
              Internet che frantuma le barriere spazio-temporali; le tante 
              dichiarazioni di intenti si possono tradurre finalmente in 
              un’azione concreta: fare della sede della Banca Mediterranea, in 
              Italia, nel meridione, opportunità di sviluppo e messaggio di 
              speranza.
 
 4 luglio 2003
 
 paolo.passaro@libero.it
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