Ferrara&Lerner: tra il gatto e la volpe
di Paola Liberace
E' davvero un piacere, in queste serate di guerra annunciata,
smentita, dibattuta, soprattutto di guerra parlata - data la
scarsità di informazioni effettive, come si era detto qualche
tempo fa e come hanno rilevato anche i maggiori commentatori
televisivi - è davvero un piacere, dicevo, sentirne parlare nel
salotto di Gad Lerner, Giuliano Ferrara - e un terzo individuo che
non nominerò, per fare giustizia al suo reale ruolo nella
trasmissione. Parallela alle interminabili serate di "Porta a
porta", "Diario di guerra" - che va in onda in seconda serata -
costituisce il vero valore aggiunto del palinsesto della rete che,
come da recenti dichiarazioni di Telecom, non verrà ancora venduta
al miglior offerente. Sicuramente, si tratta dell'unico pilastro
sul quale sarebbe attualmente possibile ricostruire una strategia
e una programmazione serie per la sua sopravvivenza.
La trasmissione si basa su un meccanismo interlocutorio che
sostiene i batti e ribatti dei due protagonisti, i quali a loro
volta fronteggiano una platea di tre ospiti, di varia origine.
Soprattutto, però, a "dare il la" è il continuo gioco di acume, di
intelligenza, di consapevolezza, di finezza dialettica che tesse
gli intrecci delle discussioni. Fitte, sì, ma mai acide o sterili,
come accadeva in altre occasioni che vedevano i mattatori tra gli
ospiti, contrapposti ad avversari di differente opinione politica.
Quello che agisce in questo caso sembra un gioco tra il gatto e la
volpe, che punge senza mai affondare, e contemporaneamente
garantisce le opinioni degli ospiti; un gioco che permette al
ragionamento di andare avanti tra le contrapposizioni e le
conclusioni comuni. Un rimando incessante dall'uno all'altro, e
viceversa, che prosegue fino alla fine del programma, alla quale
non si arriva mai delusi.
Alcune delle riflessioni partorite nel salotto di Lerner e Ferrara
sono difatti tra le più intelligenti partorite da due mesi a
questa parte, dall'uno e dall'altro lato: come se soltanto la
presenza di due personaggi di decisa levatura come i due padroni
di casa potesse tirare fuori il meglio dagli interlocutori
prescelti, che in altri casi danno il peggio di sé o si espongono
a fatica. Vecchia solidarietà di partito, o acuta costruzione di
una trasmissione giornalistica davvero nuova?
16 novembre 2001
pliberace@hotmail.com
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