| Uno sceneggiato senza "Cuore" di Renato Tubére
 
 Cuore in Tv, ovvero come si violenta con raffinata premeditazione 
              uno dei più grandi e discussi classici della letteratura 
              nazionale: a questa ineluttabile conclusione si giunge dopo aver 
              assistito attoniti all'incommensurabile polpettone in onda su 
              Canale 5. Tal Zaccaro, non si capisce bene se regista in auge per 
              meriti artistici o piuttosto per buone - per lui, s'intende! - 
              frequentazioni politiche, ha infatti curato la regia di un 
              adattamento dell'opera deamicisiana così lontano dall'originale da 
              tradirne per intero il suo spirito autentico. Garrone, Franti, il 
              maestro Perboni e la maestrina dalla penna rossa, il piccolo 
              scrivano fiorentino e chissà quanti altri personaggi usciti in 
              punta di penna dalla fantasia dello scrittore torinese chiedevano 
              solo di essere descritti senza particolari personalismi ed invece 
              qui sono letteralmente massacrati da una sceneggiatura che si è 
              proposta un solo, interessatissimo obiettivo: riscrivere di fatto 
              un altro Cuore per spettatori ormai tutto pane e "panarielli".
 
 Il risultato? Un'apologia malriuscita dell'appena abortita riforma 
              scolastica Berlinguer-De Mauro, ambientata nella Torino di fine 
              Ottocento e sapientemente illustrata dall'agghiacciante dialogo 
              nella prima puntata fra il maestro difensore della neonata scuola 
              dell'obbligo ed il direttore che ascolta impassibile, bieco 
              esponente della meritocrazia sancita in un mondo fatto per i 
              ricchi. Per non parlare della ricostruzione storica: pensate un 
              po' alla capitale dell'allora Regno sabaudo, nel pieno della 
              sanguinosa guerra ai briganti del Sud d'Italia, che pullula, 
              secondo lo sciagurato sceneggiatore, di napoletani, pugliesi, 
              calabresi che nemmeno ai tempi del boom della Fiat di Vittorio 
              Valletta: un falso conclamato, insomma! Un maestro che, sposato ad 
              una povera disabile psichica, spande a piene mani melassa buonista 
              per tutto lo sceneggiato, correndo in soccorso di tutti, buoni o 
              cattivi, mentre la celebre figura del cattivo per antonomasia, 
              Franti, diventa amico e complice del primo della classe, cioè 
              Derossi, ed è ridotta ad una macchietta che sembra appena uscita 
              da un film della premiata ditta Benigni&Cerami.
 
 Chiunque, ammiratore o detrattore di questa famosa opera 
              letteraria, ne abbia anche solo sfogliato le pagine più 
              rappresentative, resta irritato dalla libertà interpretativa che 
              sceneggiatore e regista si sono presi nel realizzare questa 
              trasposizione televisiva. Convincono solo le interpretazioni 
              intense ed espressive di Giulio Scarpati, di Leo Gullotta e dei 
              bambini reclutati per l'occasione nelle scuole cittadine, 
              malamente assistiti però da dialoghi francamente imbarazzanti. 
              Insomma Cuore in Tv delude immensamente il pubblico degli 
              affezionati spettatori della Tv bernabeiana, quella dileggiata 
              dagl'intellettuali da strapazzo che disseminano oggi i corridoi 
              delle case editrici o delle riviste patinate. Quella televisione 
              in bianco e nero si valeva d'altronde di giganti come il mitico 
              Sandro Bolchi come regista, e di un Riccardo Bacchelli o di un 
              Andrea Camilleri come abili sceneggiatori: la Tv di oggi invece, 
              pur spendendo cospicui capitali, finisce per realizzare operazioni 
              culturali profondamente sbagliate, appunto, come Cuore! Chissà 
              come mai?
 
 23 novembre 2001
 
 renato_tubere@hotmail.com
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