Grande Fratello: la “metatelevisione” fa
audience
di Paola Liberace
Volenti o nolenti, il Grande Fratello si avvia alla conclusione
anche quest’anno, dopo averci lasciato in questi tre mesi
un’impressione generalizzata di noia, di banalità, di scarso
appeal rispetto alla passata edizione. Certo, gli indici d’ascolto
non lo darebbero a pensare, dati i successi riscossi; ma vi sono
altri indicatori interessanti da tenere sott’occhio. Primo tra
tutti, la diminuzione e lo scadimento delle trasmissioni-parodia:
Striscia la Notizia ha abdicato, le caricature web sono
drasticamente diminuite, e quest’anno non fa più tanta notizia
nemmeno la Gialappa’s, che pure ha egregiamente svolto il suo
compito di controcanto, facendo salire agli onori della cronaca
l’antieroe Francesco, per gli amici Medioman. Si salva “Casa
Balestra”, l’eccessiva trasposizione inquadrata nell’ancor più
eccessiva trasmissione boncompagnana di Chiambretti. Un
collegamento con la casa di Renato Balestra, colma di varia
nobiltà, una chicca che non può non deliziare i telespettatori più
attenti.
E mentre la televisione smette di guardare al Grande Fratello, il
Grande Fratello si rifà di parodie passate e presenti. Come? Ma
naturalmente, guardando alla televisione, reinterpretandola,
riciclandola, riproponendola nelle varianti più note e famose. La
puntata della scorsa settimana è stata esemplare: non soltanto ad
un certo punto della trasmissione il video televisivo è diventato
protagonista, per mostrare proprio a Medioman la nonna juventina,
ma addirittura la prova settimanale consisteva nella messa in
scena di alcuni spot. Insieme all’allestimento di uno pseudo-show
del sabato sera, proposto come sfida in una delle puntate dei mesi
scorsi, si è trattato dell’esempio più clamoroso di come si possa
fare televisione sulla televisione.
Che sia avvenuto proprio in questa edizione del Grande Fratello,
non è un caso: rispetto all’anno passato, e forse anche a causa
della noia aleggiante, il senso dello show sta molto più nella
televisione generalista, molto meno nella diretta Internet o via
satellite; c’è molto più interesse all’interazione con il pubblico
della Bignardi (è da qui che vengono gli invidiabili ascolti
citati a testimonianza del successo del programma) che al
collegamento per seguire da vicino l’ultimo bacio tra Mascia e
Alessandro. Fare audience mostrando ai telespettatori la vita
“televisiva” quotidiana, del resto, non poteva non sortire più
successo che l’esibizione della vita quotidiana “comune”: nella
trasmissione di quest’anno tutto, dal casting alla sceneggiatura,
si è mosso in questo senso. Colpa, probabilmente, anche delle
alterne vicende del reality show (basta pensare alla sorte di
Survivor). Che la real TV stia ancora tanta voglia di traditional
Tv?
14 dicembre 2001
pliberace@hotmail.com
|