La sorpresa "francese" di Tristan Egolf
di Mattia Hammeln
L'opera d'esordio del giovane americano Tristan Egolf, classe 1971, ha avuto un destino editoriale abbastanza singolare. Seguendo le orme di molti illustri scrittori suoi compatrioti, Egolf parte per Parigi, senza parlare una parola di francese, "per scrivere" e si mantiene suonando la chitarra per le strade. Quando la sua opera è completa cerca di venderla a qualche casa editrice americana ma, ingenuo e senza un agente com'è, riceve, udite udite, ben settantasei rifuti. Il caso ha voluto, però, che egli a Parigi abbia stretto una forte amicizia con una ragazza che si scopre essere la figlia di Patrick Modiano, decorato romanziere francese, nonchè membro del comitato editoriale di Gallimard. Quando si dice nascecre con la camicia. Gallimard non si lascia sfuggire l'occasione e "Lord of the Barnyard" diventa subito un caso letterario che dalla Francia invade l'Europa e alla fine l'editore francese si toglie persino la soddisfazione di rivendere i diritti in America, dove l'opera finisce sulle pagine delle maggiori riviste letterarie e il suo autore viene paragonato a scrittori come Faulkner, Steinbeck, Pynchon e John Kennedy Toole (Egolf snobbisticamente confessa di non aver mai sentito parlare di molti di loro).
Questa è la storia pittoresca de "Il signore della fattoria". Dopodiché bisogna dire subito che si tratta di un'opera poderosa, "un debutto granitico" come ha scritto il Library Journal, con una forza e una rabbia che durano molto più della lettura. Vi è mai capitato di finire di leggere un libro e provare un po' di soggezione a riporlo in libreria, preoccupandovi di metterlo vicino a compagni abbastanza degni, e poi di guardare sconsolati la vostra pila di libri da leggere e non aver voglia di iniziarne un altro? Ecco, questo libro è così. La storia di John Kaltenbrunner, narrata da un anonimo compagno preoccupato di riscattarne la fama, si svolge a Baker nella più piatta, becera e depressa provincia americana, con le sue risse a base di birra dopo il lavoro, il suo razzismo verso il debole e il diverso, la sua violenza ottusa che nasce dalla frustrazione, la sua religiosità ipocrita. John, figlio di un benemerito della cittadina che non ha mai conosciuto, è un bambino diverso, che non socializza, non si adegua al gruppo e chiede di scegliere la sua strada (che in questo caso è l'allevamento delle pecore). Ma il gruppo lo attacca, lo bracca, a scuola viene deriso e picchiato dai compagni e rifiutato dagli insegnanti, subisce una lunga serie di inutili ingiustizie finché la madre non si ammala e cade preda delle "beghine metodiste" che in breve tempo faranno piazza pulita di tutti i suoi averi.
John, ormai sedicenne, finirà condannato ai lavori forzati per essersi barricato in casa ed aver sparato contro un poliziotto e farà ritorno a Baker tre anni dopo, ormai dimenticato da tutti ma con un conto da saldare. Con la complicità dei suoi nuovi compagni di lavoro, le "ramazze della collina" il gruppo sociale più disprezzato e vituperato della cittadina, che ne subiranno l'influenza e il carisma, John farà precipitare la cittadina di Baker in una "crisi" che farà crollare le infrastrutture di facciata, tirando fuori tutto il marcio e il putrefatto che vi si nascondeva sotto, in un'orgia di violenta follia collettiva. Non c'è lieto fine per John Kaltenbrunner, la cittadina lo espellerà come un corpo estraneo e ricomincerà la sua vita di provincia. E ai lettori rimarrà la figura di quest'eroe più che mai anti-eroe che si rifiuta di gridare le sue ragioni e sceglie il silenzio come arma di ribellione.
20 marzo 2001
Tristan Egolf, Il signore della fattoria, Frassinelli, Milano 2001, 458 pagine, lire 34.000.
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