Uomini e icone dello Stivale
Machiavelliani o inclini al gallismo, buongustai o patriottici,
certamente calciofili e amanti dell’arte. La riflessione
sull’identità del nostro paese parte da Ideazione per un “Giro
d’Italia”. Un viaggio simbolico a tappe attraverso le icone
dell’italianità, elementi simbolo, immagini, credenze, valori,
figurazioni. A confrontarsi giornalisti e politologi, storici ed
economisti, uomini dello spettacolo, dell’arte e dell’alta
cultura. Un vero e proprio “viaggio in Italia” attraverso gli
elementi tipici dell’italianità raccontati da personaggi simbolo
dell’Italia: da Renzo Arbore a Lino Banfi, da Giampiero Mughini a
Sergio Ricossa e poi Giordano Bruno Guerri, Pierluigi Battista,
Lina Sastri, Ernesto Galli della Loggia, Floriano Bodini, Paolo
Mieli, Giorgio Albertazzi, Giampiero Boniperti, Gualtiero
Marchesi, Pietrangelo Buttafuoco, ecc... Al termine di questo
percorso ideale si profilano aspetti curiosi o grotteschi, più
seri o più provocatori, tutti dal sapore assolutamente italico: è
l’Italia di Garibaldi, Pulcinella e Totò, della Olivetti e del
libro Cuore, di Renzo Piano e della Dieta Mediterranea, del Made
in Italy e di Padre Pio.
“Per una lira…io vendo tutti i sogni miei” cantava così alla fine
degli anni Sessanta Lucio Battisti. La lira scomparirà seppur
lentamente dalle tasche degli italiani. Di dovere un tributo tutto
particolare alla nostra moneta nazionale, anche se, ahinoi, scrive
Ricossa “non esiste più, prima ancora di essere sostituita
dall’euro”: del resto, si sa, oggi una lira non vale proprio più
una lira. E se Giampiero Boniperti racconta del suo amore di
sempre, la Juventus, come della squadra simbolo dell’Italia, Lina
Sastri con indomito rimpianto del passato va alla ricerca di
qualcosa che forse in Italia non esiste più: “Dove sei Pulcinella?
- scrive l’attrice napoletana - dove sei vecchio buffone?”
“Pulcinella è morto, è morto tanto tempo fa. Un giorno si è tolto
la maschera per diventare uguale agli altri, perché aveva paura di
essere diverso”.
Gli italiani cambiano e con essi, seppure con maggior resistenza,
mutano anche i “luoghi comuni” sull’Italia. “Dov’è finito il
gallismo all’italiana?” si domanda con una curiosità mista a
nostalgia Eugenia Roccella, dove sono quelle “voci maschili che
inseguivano le ragazze per le strade cittadine, tentando di
azzeccare un nome, ma loro non si voltavano mai, nemmeno se il
nome era quello giusto…”? Capita spesso di guardare e non vedere.
E di scoprire nel luogo e nel momento più inaspettato una evidente
verità. Potrebbe, ad esempio, capitare di trovarsi a chiacchierare
con un professore di un’Università californiana e scoprire “che il
Corriere della Sera è l’Italia”: accadde un giorno a Paolo Mieli.
Italiani: adepti dell’arte della dissimulazione e cultori
dell’inganno o cinici e disincantati ma senza doppiezze calcolate?
Machiavellici o machiavelliani? Certamente, “gente che di cose ne
ha viste - scrive Alessandro Campi - che di uomini ne ha
conosciuti e che sa dunque che tutto passa e tutto capita nelle
umane vicende”. Gli italiani, amanti delle belle cose, sintesi di
gaudenza e generosità. Quella stessa sintesi Dino Risi l’ha
raccontata nei suoi film. “Sesso, soldi, sole, sonno, successo”,
la ricetta vincente della commedia all’italiana. E dopo il cinema?
Tutti a mangiare maccheroni “in piazza Totò”. L’identità passa
anche attraverso la strada della mediazione simbolica.
(c. viv.)
16 novembre 2001
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