Afghanistan, il Medioevo dei talebani
di Paolo Zanetto
C'è un paese in Asia dove il tempo è tornato indietro. In Afghanistan si vive un'era indefinita, un medioevo della civiltà, qualcosa che storicamente non è forse mai accaduto. Il governo dei Taleban, letteralmente gli "studenti di teologia", ha instaurato un regime che non ha più nulla a che vedere con l'Islam, e che mortifica i diritti umani al di là dell'immaginabile. Nel terzo millennio c'è un angolo del mondo in cui le donne non possono uscire di casa senza essere accompagnate da un parente maschio, in cui le bambine non possono andare a scuola o ricevere istruzione. I diritti umani, secondo i talebani, sono per l'appunto i diritti degli uomini, non delle donne: queste ultime non contano nulla, al punto che è vietato loro ricevere cure da medici professionisti. Per questo crimine - aver curato donne afgane - un ospedale occidentale organizzato dalla Ong Emergency è stato chiuso di recente, e i suoi responsabili mandati a processo davanti al tribunale islamico.
Le strade di Kabul sembrano sospese nel tempo, dato che non si vedono i punti di riferimento della modernità. Mancano i televisori, vietati dai Taleban per una ragione semplice ma inconfutabile: il Corano non parla della Tv, e quindi non è lecita. L'unica emittente radio è quella del regime, e i libri non islamici vengono bruciati in piazza. E' interessante come la gran parte degli "studenti", in primo luogo il loro leader Mullah Omar, sia analfabeta. Questa naturalmente non è una scusa per aver portato avanti enormi crimini contro la cultura mondiale, tra cui la distruzione a colpi di cannone delle più grandi statue buddiste del mondo a Bamyian. Bisogna concedere infatti che l'Afghanistan è assai all'avanguardia nel settore delle armi da fuoco: tutti gli uomini del regime hanno un mitragliatore a tracolla, e non si contano i carri armati per le strade. Ma le armi, si sa, bisogna comprarle dall'occidente tentatore, che è poco sensibile alla teologia ma molto attento ai dollari americani. Ed ecco il progetto per il rinnovamento economico del paese: i talebani hanno trasformato l'Afghanistan nel principale produttore di oppio ed eroina del mondo.
Dato che i soldi della droga non sempre bastano, anni fa i Taleban hanno deciso di concedere ospitalità al grande e facoltoso leader del terrorismo islamico mondiale, Osama bin Laden. Quando per questa ragione il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - con il voto favorevole della Russia e della Cina - ha votato a favore di un embargo totale contro i Taleban, i "teologi" non hanno battuto ciglio e hanno continuato a proteggere il loro terrorista preferito, praticamente indisturbati. In questo devono molto al Pakistan, che fornisce loro una sorta di spalla diplomatica. Il regime dei Taleban infatti non è riconosciuto internazionalmente, dato che in territorio afgano è ancora aperta la guerra con le truppe del generale Massud, leader carismatico dei guerrieri mujaheddin che instaurarono un governo democratico a Kabul prima del golpe talebano del '94. Ma in questi giorni giunge la voce insistente che Massud sarebbe morto in un attentato, lasciando i talebani senza più opposizione interna.
Un riconoscimento mondiale dei Taleban è stato ottenuto dal regime estremista grazie all'azione di un italiano, l'ex senatore diessino e attuale capo dell'agenzia anti-droga delle Nazioni Unite, Pino Arlacchi. Tra i suoi primi atti alla guida dell'Undcp, il professore ha portato avanti un dialogo con i leader talebani, finanziando con decine di milioni di dollari la progressiva trasformazione dei campi coltivati a oppio in coltivazioni politicamente corrette. Cinque anni dopo lo stesso Arlacchi ha dovuto ammettere che, una volta incassati i dollari, i Taleban non hanno fatto assolutamente nulla, nonostante le loro dichiarazioni ai giornali occidentali in cui hanno sempre sostenuto di aver rispettato i patti. Ecco perché i governi e l'opinione pubblica occidentale hanno tutte le ragioni per essere scettici quando il ministro degli Esteri talebano rinnega un coinvolgimento nell'attacco agli Stati Uniti. Osama bin Laden ormai da anni è rintanato in Afghanistan: in un paese impazzito dev'essere facile perdere il senso delle proporzioni, anche per un terrorista internazionale.
14
settembre 2001
zanetto@tin.it
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