L'Occidente si stringe attorno alla sua economia
di Federico Vasoli

Il diciassette settembre due eventi di enorme rilievo hanno interessato l'economia del pianeta. Due eventi che hanno e avranno notevoli riflessi di natura politica. In effetti, se gli edifici del World Trade Center e un'ala del Pentagono fossero ancora al loro posto, la notizia sarebbe da prima pagina. Il primo di questi eventi, il più evidente, è l'ingresso a pieno titolo della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), dopo aver già incassato importanti aperture commerciali da parte di Taiwan, che, per la prima volta nella sua storia, si trova a fronteggiare un periodo di recessione. Il secondo evento è l'azione sinergica delle principali Banche centrali. Se i talebani invocano l'unione di tutto l'Islam contro l'Occidente, quest'ultimo gioca d'anticipo in tre affascinanti mosse: dopo lo shock di martedì 11, la Federal Reserve ha - per ora - scongiurato una crisi di liquidità nel sistema americano; la Banca del Giappone ha tenuto sotto controllo il cambio Yen-Dollaro; la Fed e la Banca centrale europea hanno tagliato i tassi d'interesse.

Al di là delle implicazioni strettamente economiche, l'intervento della Bce si presta ad alcune riflessioni sul terreno politico. La maggiore istituzione economica dell'Unione europea ha mostrato con concretezza che l'Ue si schiera apertamente con gli Stati Uniti d'America. La Bce ha, infatti, posto in secondo piano la propria crociata anti-inflazionistica, capitanata dal suo Presidente, Wim Duisemberg, ed ha prontamente ridotto i tassi. La repentina decisione è stata, appunto, presa quasi all'improvviso, durante una seduta straordinaria in videoconferenza dei governatori delle banche centrali nazionali. Tuttavia, il taglio è avvenuto a borse chiuse, se si eccettuano le eccezioni di Londra e Francoforte. La prima piazza, peraltro, è influenzata solo relativamente dalle politiche della Bce, dal momento che il Regno Unito non fa parte dell'area Euro. La seconda, invece, ha risentito positivamente della mossa stabilita all'interno della Eurotower. La Germania, dunque, il cui pil rasenta un terzo di quello europeo e la cui situazione economica - al di là di qualunque atto terroristico - non è certo rosea, ha tratto sul momento i maggiori vantaggi dal taglio dei tassi.

Merita attenzione il commento di alcuni operatori dei mercati obbligazionari. Essi non hanno approvato la tempistica dell'operazione: dato che le piazze erano già chiuse, il mercato aveva già tentato di adeguarsi, ritoccando da sé i tassi obbligazionari. Ora che il costo del denaro è diminuito, alcuni temono un effetto opposto rispetto a quello desiderato, poiché i prezzi potrebbero alzarsi eccessivamente. Ad ogni modo, quando le luci di Wall Street si sono spente, gli addetti ai lavori si sono resi conto che sarebbe potuta andare molto peggio. In fondo, le perdite di ieri, tamponate dall'intervento delle Banche Centrali, sono ancora inferiori alla caduta libera del Dow Jones registrata nell'ormai lontano 1987. Ciò che preoccupa, invece, è lo stato di salute generale dell'economia occidentale, già messa a dura prova prima degli attentati di New York e Washington.

Il presidente degli Stati Uniti d'America aveva infatti preventivato un'eccezionale dose di investimenti nel settore militare. Com'è ovvio, i venti di guerra non fanno altro che sottrarre ulteriori risorse da altri capitoli di spesa, in un momento in cui il surDaily americano sembra essersi notevolmente ridotto. Per quanto riguarda l'Europa, già a Cernobbio Giovanni Agnelli dichiarava che una crescita del pil italiano intorno al 2,5 per cento sarebbe stata un miracolo. In questa situazione, potrebbe essere una chimera. Qualunque previsione operata dall'esterno è, comunque, impossibile. Se, anche in caso di azioni militari, l'economia occidentale saprà reggere lo sforzo, questo sarà il migliore atto dimostrativo nei confronti del terrorismo e potrà addirittura essere un segnale di imminente vittoria: per parafrasare il presidente Bush, gli attentatori possono abbattere gli edifici più alti, ma non potranno piegare i nostri valori. E l'economia di mercato è un valore fondante del mondo libero.

21 settembre 2001

federico_vasoli@hotmail.com