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      Chi è senza peccato scagli la prima pietradi Vittorio Mathieu
 
 E’ più frequente che Baget Bozzo parli con Dio che io con Baget Bozzo, ma 
      al decennale di Forza Italia ero presente, e posso attestare che non fece 
      nulla per mettersi in mostra. L’articolo che, grazie ai buoni uffici di 
      Buonaiuti, ebbe l’onore di una lettura pubblica era certamente impegnato, 
      ma non tale da impegnare l’autore come ministro della Chiesa. Era un 
      articolo di analisi storico-politica sulle conseguenze di una discesa in 
      campo di Berlusconi che, se ha recato disturbi nervosi anche ad alcuni 
      sacerdoti cattolici, non interferisce tuttavia con i canoni del Codice 
      della Chiesa.
 
 “In dubiis libertas” era il motto di Sant’Agostino. E, per quel che mi 
      consta, nel quartiere di Prà – più vicino senza dubbio al porto che 
      l’abitazione di Baget Bozzo – un ecclesiastico di vedute opposte mi pare 
      che confonda molto di più il sacro col profano. Vede nella globalizzazione 
      l’ultimo e più perverso effetto del peccato originale. Non sarebbe meglio 
      consacrare alla pubblicità televisiva i colloqui che il presule genovese 
      non dubito intrattenga con costui, piuttosto che quelli con cui si propone 
      di riportare nei giusti binari don Baget Bozzo?
 
 Che la Chiesa debba avere particolare cura ed amore per i poveri lo penso 
      anch’io, ma che per questo debba associarsi a coloro che si definiscono da 
      sé come politicamente corretti – al modo in cui per decenni si è associata 
      al comunismo, quasi si fosse trattato di un nuovo Costantino – è un errore 
      da cui la gerarchia dovrebbe guardarsi. I poveri oggi non hanno verso 
      Forza Italia la stessa ripugnanza che hanno i salotti buoni. Di Baget 
      Bozzo so pochissimo, benché siamo entrambi accademici di Santa Chiara, dai 
      tempi del cardinale Siri. Poi ho seguito con poca attenzione le sue 
      vicende politiche, ma ora quel che mi colpisce in lui è la straordinaria 
      capacità di lavoro e, a volte, la profondità delle sue analisi. Contro il 
      card. Bertone, però, forse sono prevenuto: per ragioni di origine sono 
      affezionato al Genoa Football Club, che rischia di scivolare in C, mentre 
      l’ircocervo della Sampdoria (nato dalla fusione della pur gloriosa 
      Sanpierdarenese con l’Andrea Doria) gode delle simpatie del locale 
      Arcivescovo, di origine piemontese, quando si improvvisa commentatore di 
      calcio..
 
 2 febbraio 2004
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