Bestiario antiamerikano
di Barbara Mennitti
[11 mar 05]
Sarà forse colpa delle discussioni sugli anni Settanta che fino a
qualche giorno fa hanno inondato tutti i canali televisivi, ma
ascoltando le reazioni dei leader della sinistra all’indomani della
liberazione di Giuliana Sgrena, e della morte di Nicola Calipari, sembra
di essere piombati indietro di almeno vent’anni. Il giorno in cui
Fassino, dal palco del Congresso diessino, riconosceva il valore delle
elezioni irachene (accolto dal gelo della platea, per amor di cronaca),
sembra lontanissimo. Seppellito da un veemente rigurgito di
antiamericanismo, che induce il moderato segretario diessino, in un
sussulto di “meglio gioventù”, a pronunciare parole velenose: “È
incredibile che un uomo impegnato nella difficile opera di salvare una
vita sia stato ucciso da coloro che affermano di essere in Iraq per
tutelare la vita dei cittadini”. Ce l’aveva con gli amerikani,
probabilmente gli stessi che popolavano i suoi incubi di giovane
comunista. Cesare Salvi, vicepresidente del Senato, rincara la dose: “O
è successo qualcosa di terribile e oscuro, oppure gli americani non sono
in grado di controllare nulla e usano strumenti bellici senza sapere
neppure contro chi lo stanno facendo”. Evidentemente la facoltà di
sbagliare è ancora concessa solo ai compagni.
Gelido è stato anche il commento del leader dell’Unione Romano Prodi,
che era tanto in sintonia con i sentimenti della nazione da non ritenere
di dover interrompere la sua “campagna elettorale piena di allegria”
(adnkronos, Firenze, 7 marzo) nemmeno il giorno del funerale di
Calipari: “Gli americani ci devono delle scuse.” Insomma, la sensazione
è che persino quelli che passano per essere i leader moderati dello
schieramento di sinistra, non riescano a perdere l’occasione di soffiare
sul fuoco del vecchio e mai morto antiamericanismo di sinistra, tanto
duro a morire forse perché quando non si ha niente da spartire, l’unica
cosa che resta da fare è trovarsi un nemico comune. L’irresponsabilità
di questa linea politica, quella di sputare veleno su quello che
comunque rimarrà il più importante alleato dell’Italia, da parte di chi
si candida a guidare il paese fra un anno è talmente evidente da
rischiare di diventare un boomerang.
Quello che serpeggia come un sospetto insistente nelle dichiarazioni dei
leader moderati, diventa una assoluta certezza nelle parole dei politici
più estremi e movimentisti (di quelli che ancora si chiamano comunisti,
insomma), che spesso vengono trattati dai commentatori come simpatiche
macchiette, alle quali è concesso dire praticamente qualsiasi assurdità.
Dimenticandosi, però, che è solo grazie a loro che il centro-sinistra
riesce a vincere le elezioni e a restare (o non restare, come nel caso
di Prodi) al governo. Il bestiario è lungo e penoso. Si va dal
segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti (che ormai gode di una
presenza sui media tale da far diventare livide le gemelle Lecciso), che
dopo averci comunicato di essere in preda ad “un’assoluta inquietudine”,
adombra il sospetto: “Significa che qualcuno aveva interesse a colpire”.
Dall’altra parte dell’estrema sinistra, gli fa eco Oliviero Diliberto
dei Comunisti Italiani: “È un fatto enorme che un italiano venga ucciso
da un americano”. Ma poi, dopo cotanto pensiero, taglia corto: “Non
credo a una sola parola della versione Usa”. A scanso di equivoci.
Tesi di successo, ripresa anche dal leader girotondino Pancho Pardi:
“Gli americani dicono che l’auto non si era fermata al posto di blocco?
Non credo mai a una sola delle loro parole”. L’escalation continua con
il leader dei verdi, Alfonso Pecorario Scanio, il quale preannuncia una
mozione per il ritiro delle truppe in Iraq e commenta così la
liberazione della Sgrena: “È una vittoria del popolo della pace”. E
tanti saluti agli sforzi del governo, ai mediatori, al lavoro del Sismi
e dei servizi segreti, e anche a chi, per liberare la giornalista del
Manifesto, ci ha rimesso la vita. Ma il no global e “Invisibile del
Nordest” Luca Casarini si spinge ancora oltre: “Bisogna rifiutare il
gioco dell’utilizzo politico dei sequestri per far vedere quant’è bravo
il governo”. Come a dire che la Sgrena è stata rapita per fare un
piacere Berlusconi. Potremmo concludere con le dichiarazioni di Vauro e
di Pier Scolari, che ormai in tv e sui giornali discettano di politica
estera e di trame oscure come se fossero due grandi statisti. Però non
lo facciamo. Perché c’è un limite a tutto.
11 marzo 2005
bamennitti@ideazione.com
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