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      CdL: nascono i Riformatori Liberalidi Benedetto Della Vedova e Marco Taradash
 [06 ott 05]
 dal sito
      
      Riformatori Liberali.org
 
      
      La sfida della libertàLe ragioni che portarono gli elettori italiani a scegliere in maggioranza 
      le coalizioni di Centrodestra nel 1994 e, di nuovo, nel 2001 non sono 
      venute meno. E’ la sfida della libertà che all’inizio degli anni ’90 
      scosse, prima nei referendum e poi nel voto elettorale, le fondamenta di 
      un sistema politico che si era ripiegato su se stesso, inadeguato alle 
      sfide del futuro, ed oramai incapace di trasformazione. E’ la sfida della 
      libertà che impedì agli eredi del comunismo e del fallimento politico, 
      economico e morale della prima Repubblica, riuniti sotto le insegne del 
      Centrosinistra, di perseverare nel malgoverno e nell’uso politico della 
      giustizia. E’ la sfida della libertà che oggi anima le speranze e le 
      ragioni di milioni di italiane e italiani, pur dopo anni difficili, a 
      livello nazionale e internazionale, segnati tanto da delusioni quanto da 
      faticosi progressi.
 
 Innovazione contro conservazione
 Ma non esiste alcuna possibilità che l’Italia regga, per il futuro, la 
      “sfida della libertà”, se la politica italiana non raccoglie, da subito, 
      la “sfida della modernizzazione”. L’Italia sta ancora duramente facendo i 
      conti con un modello di sviluppo e di coesione che scaricava per intero il 
      proprio costo sulle generazioni future e sugli equilibri finanziari e 
      valutari del paese: un modello oggi semplicemente insostenibile, che ha 
      premiato il privilegio contro il diritto, l’inefficienza contro 
      l’investimento, la rendita contro la produzione, la “garanzia” contro 
      l’iniziativa di rischio, la protezione contro la concorrenza, la 
      “posizione” contro il merito, la conservazione contro l’innovazione. 
      All’interno e all’esterno del continente europeo, gli ultimi decenni hanno 
      invece premiato i paesi e i governi che hanno realizzato riforme liberali, 
      innovative e di mercato, tanto sul piano economico-sociale, quanto su 
      quello amministrativo-istituzionale. E’ a questi paesi che occorre 
      guardare con fiducia. Ciò che li unisce non è stato il colore dei governi, 
      ma il segno delle loro politiche. A connotare il loro successo è stata la 
      qualità della reazione alla paura dell’integrazione competitiva dei 
      mercati e dei sistemi economici. Dare una risposta di fiducia e di 
      concretezza alle molte paure che la globalizzazione inevitabilmente porta 
      con sé, convincere delle grandi opportunità di sviluppo civile ed 
      economico che essa offre, costituisce il primo banco di prova della 
      maturità delle classi politiche e della loro volontà riformatrice. Su 
      questi temi, i Riformatori Liberali hanno l’ambizione di contribuire al 
      rafforzamento delle posizioni e delle proposte liberali, liberiste, 
      laiche, radicali e democratiche all’interno della Casa delle Libertà.
 
 Perché la CdL
 Le coalizioni che si confronteranno nell’appuntamento elettorale delle 
      prossima primavera non sono certo diretta espressione delle tradizioni e 
      opinioni politiche a cui intendiamo dar voce. Ma non vi è dubbio che non 
      sono affatto equidistanti dalle proposte liberali che riteniamo debbano 
      improntare la politica di governo. Al contrario. Le riforme tentate e 
      quelle realizzate dalla coalizione del centrodestra (nei campi della 
      fiscalità, della previdenza, della giustizia, del mercato del lavoro, del 
      welfare e dell’istruzione) non sono state criticate, da sinistra, per la 
      loro insufficienza, ma, al contrario, sono state denunciate per la loro 
      violenza “eversiva”, per la loro natura “infame”, per essere atti di 
      “macelleria sociale”. Rispetto alla modernità, e alle riforme liberali, il 
      Centrosinistra si è regolarmente schierato dalla parte opposta. Si 
      potrebbero fare decine e decine di esempi. Uno per tutti, la politica 
      internazionale. Come tutte le democrazie del pianeta, l’Italia è 
      sottoposta all’offensiva politica e terroristica del fondamentalismo 
      islamico contro i principi ed il corpo stesso delle istituzioni liberali. 
      Dopo l’11 settembre, il governo italiano ha dovuto velocemente regolare i 
      conti con una politica estera, diffusa in Europa, che in ossequio al 
      principio della “non ingerenza” e ad un multilateralismo di maniera, 
      avrebbe rischiato di lasciare ancora più soli di quanto non siano gli 
      Stati Uniti d’America. Il governo Berlusconi ha coraggiosamente schierato 
      l’Italia a fianco della politica del presidente Bush e di Tony Blair di 
      promozione internazionale della libertà e democrazia, intese come 
      fondamento irrinunciabile delle politiche di sicurezza. Il radicale 
      ancoraggio politico dell’Italia a questa politica di libertà, democrazia e 
      sicurezza ha suscitato nella gran parte del Centrosinistra violente 
      reazioni antiamericane e antioccidentali, che diverrebbero disastrose 
      quando valessero a definire, da posizioni di governo, il ruolo 
      internazionale dell’Italia.
 
 E la laicità?
 Non c’è dubbio che sui temi della laicità e delle scelte individuali vi 
      siano oggi molti punti di conflitto fra la nostra impostazione e le 
      posizioni prevalenti nel centrodestra. Non vogliamo attenuare il dissenso 
      dalla scelte compiute dalla maggioranza della CdL, ad esempio, sulla 
      fecondazione assistita o in merito ai cosiddetti Pacs. Tuttavia va 
      riconosciuto che su questi temi, comunque trasversali e necessariamente 
      oggetto di un aperto confronto parlamentare, mai il governo Berlusconi ha 
      imposto ai dissenzienti l’obbligo di adeguarsi alla regola di maggioranza. 
      D’altra parte, il numero e la qualità dei dissensi pubblicamente espressi 
      vale a rassicurare della piena compatibilità della nostra presenza a 
      fianco della casa delle Libertà. Per noi laicità significa fiducia 
      nell’individuo, nella sua responsabilità di fronte alle conseguenze delle 
      proprie scelte, nella sua libertà di coscienza: e per questo la 
      contrapposizione che conta non è affatto fra laici e cattolici (o 
      esponenti di qualsiasi altra religione) ma fra liberali e illiberali di 
      qualunque credo e qualunque ideologia (statalismo laicista compreso).
 
 La riforma liberale
 Alle diverse varianti - tutte ugualmente corporative, stataliste, 
      protezioniste, nazionaliste e isolazioniste - della “politica della 
      paura”, che rischiano di contendersi, da destra come da sinistra, il 
      governo del paese, occorre contrapporre l’alternativa di una “riforma 
      liberale”. Nell’ultimo quinquennio si è finalmente sdoganato il glossario 
      di una possibile politica riformatrice: liberalizzazioni, sussidiarietà, 
      workfare, sburocratizzazione, outsourcing, flessibilità, innovazione, 
      competitività, economia della conoscenza, promozione della libertà e della 
      democrazia, riforma delle istituzioni internazionali… Ma, nonostante gli 
      innegabili passi avanti compiuti grazie all’azione del governo, non si può 
      dire che a queste parole abbia fatto seguito un complesso di scelte e di 
      riforme coerenti e coraggiose. Guai tuttavia a sottovalutare il tenore e 
      la durezza dell’opposizione praticata dal Centrosinistra ogni volta che 
      queste “parole d’ordine” riformatrici hanno contrassegnato le politiche di 
      governo della Casa delle Libertà. L’interesse alla conservazione, che 
      unisce i referenti e le organizzazioni sociali su cui poggia l’assetto del 
      sistema di potere italiano, e che si raccolgono attorno alla candidatura 
      di Romano Prodi, non coincide con l’interesse del paese. Sarebbe assurdo 
      ritenere che la Casa delle Libertà sia oggi in affanno per avere troppo 
      “forzato” sui temi della modernizzazione (solo parzialmente affrontati) e 
      per non avere abbastanza concesso alla politica dei propri avversari. Per 
      queste ragioni, riteniamo che il rilancio dei temi della riforma e della 
      modernizzazione liberale potrebbe restituire forza ad una coalizione, che 
      non si può, neppure elettoralmente, permettere di essere conservatrice, e 
      che deve raccogliere le sfide del futuro, lasciando ad altri le illusioni 
      del passato.
 
 Questa è la sfida che riteniamo la CdL debba raccogliere. Questo è il 
      contributo che pensiamo di dovere assicurare, ben sapendo di 
      rappresentare, su molti temi, posizioni oggi di minoranza. Esse sono 
      tuttavia diffuse fra le italiane e gli italiani ben oltre i termini della 
      loro attuale rappresentanza politica. Queste proposte possono senz’altro 
      trovare accoglimento in una coalizione, la CdL, che deve la propria stessa 
      origine e le proprie fortune elettorali alla speranza di cambiamento e di 
      maggiore libertà.
 
      
		06 ottobre 2005 |