| 
		Tasse, Prodi fa il gioco delle tre cartedi Giuseppe Pennisi
 [3 apr 06]
 
 Il tasso di partecipazione al voto (o, di converso, le astensioni) e la 
		questione fiscale saranno verosimilmente le determinanti che più 
		influiranno sul risultato delle prossime elezioni. Dato che la questione 
		fiscale tocca le tasche di ciascuno di noi, è ipotizzabile che molti 
		lettori, altrimenti rimasti a casa o in gita ai mari ed ai monti, si 
		recheranno , invece, alle urne a tutela dei loro portafogli. Un 
		quotidiano di larga diffusione ha ironizzato affermando che l’Unione ha 
		trovato sulle tasse quel “tridente” che è, invece, venuto meno alla CdL 
		. In effetti, Prodi, Rutelli e Bertinotti hanno utilizzato accenti 
		differenti e contradditori tali da disorientare . Come avviene, con il 
		gioco delle tre carte.
 
 Ciò non significa, però, che l’Unione , in caso di vittoria elettorale, 
		non progetti un aumento del carico fiscale (da compensare, in parte, 
		almeno con la promessa di una riduzione degli oneri sociali per il 
		lavoro dipendente). E’ con l’aumento delle entrare non con la riduzione 
		della spesa o con privatizzazioni (altre tranche di Enel ed Eni o meglio 
		ancora offerte pubbliche di vendita, anche internazionali, di Rai e 
		Poste) che si pensa di effettuare una manovra ipotizzata sui 25 miliardi 
		di euro. Ciò in linea con la strategia perseguita negli anni del 
		percorso verso la moneta unica quando la pressione fiscale-contributiva 
		è cresciuta (dati Bankitalia alla mano di 7 punti del pil). Non c’è 
		ancora, però, un programma puntuale. Due alternative si confrontano 
		all’interno del centro sinistra: a) una normativa plasmata sulla imposta 
		sulla fortuna introdotta in Francia nel 1981 (con il risultato di fughe 
		di capitali che allora portarono a quattro svalutazioni successive del 
		franco francese sino all’accordo franco-tedesco, detto del Louvre, del 
		1987); b) un approccio all’anglosassone di considerare, sotto il profilo 
		tributario, il frutto del fattore produzione capitale alla stregua di 
		quello del fattore di produzione lavoro (ma ciò comporterebbe una 
		riforma tributaria molto vasta ed una revisione al ribasso di tutte le 
		aliquote).
 
 I fondamentali logico-economici delle due ipotesi sono differenti: a) la 
		prima (in Francia adottata su richiesta esplicita del Pcf guidato allora 
		da Marchais come prezzo per fare parte della coalizione messa insieme da 
		Mitterand) vede il capitale come “la sorgente della vita” (definizione 
		di Karl Marx) e di cui la collettività ha titolo di appropriarsi e di 
		controllare; b) la seconda vede la rendita come retribuzione del 
		risparmio e dell’investimento al pari di quanto il salario è 
		retribuzione del lavoro. Questa seconda concezione in è congrua con il 
		pensiero economico occidentale. La prima, però, è di più facile 
		applicazione e – Francia docet – di agevole rimodulazione con il passare 
		degli anni (ed il cambiare delle maggioranze). In questi ultimi giorni 
		prima delle elezioni, la Cdl dovrebbe chiedere all’Unione di scoprire le 
		carte o quanto meno di palesare le tue alternative che si confrontano. E 
		scompigliare, così, definitivamente il gioco delle tre carte.
 
		
		3 aprile 2006 |