| 
		Una gamba per la libertà!di Paolo Di Muccio
 [05 mag 06]
 
 La pur effimera vittoria prodiana e la constatazione che anche 
		Berlusconi non è eterno hanno indotto i cittadini di TocqueVille a 
		interrogarsi sul futuro dei liberali italiani, ora sparsi in tutto il 
		centro-destra e in parte del centro-sinistra. Molti sognano una futura 
		formazione politica che possa mettere fine a questa diaspora. Un 
		popolare cyber-libertario di nome Jinzo ha addirittura lanciato 
		l'ambizioso progetto di riunire già oggi in un unico soggetto politico 
		tutti quelli che Antonio Martino chiamerebbe "semplicemente liberali", 
		ossia, per intenderci, i lib-lib-lib (liberali-liberisti-libertari). 
		Nessuno sembra conoscere la vera identità di Jinzo, ma egli ha 
		dimostrato di avere fiuto politico, autorevolezza e doti organizzative 
		fuori dal comune. L'impeccabile sito da lui creato con l'aiuto di 
		Antonino Virtù (www.NeoLib.it) 
		è riuscito in pochi giorni ad attirare migliaia di visite, centinaia di 
		adesioni e decine di blog sostenitori, suscitando la curiosità perfino 
		di politici del calibro di Marco Taradash e Antonio Martino, e di 
		giornalisti come Massimo Teodori e Arturo Diaconale. Quest'ultimo ha 
		entusiasticamente messo a disposizione per il progetto un'intera pagina 
		de L'opinione 
		(una volta a settimana).
 
 Primo acceso tema di discussione su NeoLib è stata la collocazione da 
		preferire nel sistema politico italiano. Jinzo, e la gran parte dei suoi 
		simpatizzanti, propendono per un partito autonomo nel centro-destra che 
		abbia sì un rapporto privilegiato con Forza Italia, ma che ne sia 
		indipendente. Marco Taradash,
		
		in una lunga nota, ha incoraggiato 
		questa scelta. Io invece penso che noi "semplicemente liberali" dovremmo 
		fare un ultimo tentativo, con rinnovato vigore e nuova astuzia, di 
		rafforzare la componente liberale in Forza Italia. Non dimentichiamoci 
		che è solo grazie a Berlusconi, modello di imprenditore einaudiano, se 
		le stesse parole "liberalismo" e "capitalismo" hanno riacquistato in 
		italiano una connotazione positiva e se la maggioranza degli italiani si 
		ritrova oggi in una casa delle libertà. Benché la sua politica sia 
		diventata negli anni sempre meno liberale, liberista e libertaria, ha 
		continuato a propugnare il liberalismo (basta leggere la
		
		Carta dei Valori di Forza Italia per 
		convincersene) e ad ospitare liberali puri come Antonio Martino, Alfredo 
		Biondi e Raffaele Costa. Ha inoltre promosso e finanziato numerose 
		iniziative per diffondere il liberalismo in Italia, nonché offerto 
		rifugio ai "radicali liberi" (atto pur sempre non dovuto).
 
 Sarebbe sciocco, oltre che sbagliato, contrapporci a Berlusconi, perché 
		non solo ha fatto per il liberalismo più di qualsiasi altro in Italia, 
		ma anche perché molto potrebbe ancora fare, se solo gliene dessimo 
		l'opportunità. Cercherò di spiegarmi meglio. Fino ad oggi il Cavaliere 
		ha scoraggiato ogni iniziativa politica autonoma (di natura liberale o 
		non) all'interno del suo partito-esercito, nel quale la prima regola è 
		sempre stata "Un solo capo, una sola opinione". Quando la linea di 
		Berlusconi era liberal-liberista, Forza Italia marciava compatta nella 
		direzione del liberalismo. Ora che la linea è cattolico-liberale, tutto 
		il partito deve marciare verso l'economia sociale di mercato.
 
 Questa compattezza è sicuramente stata una grande forza a livello 
		nazionale, ma si è rivelata una debolezza a livello locale. La cultura 
		interna di Forza Italia, fatta di obbedienza, ossequio e adulazione, le 
		ha precluso la flessibilità, la vitalità e il radicamento necessari a 
		difendere gli interessi locali del suo elettorato potenziale. Non è un 
		caso che il consenso elettorale di Forza Italia diminuisca con 
		l'abbassarsi del livello amministrativo.
 
 Inoltre, quando tra cinque o dieci anni Berlusconi si ritirerà dalla 
		vita politica, Forza Italia rischia di dissolversi come l'esercito di 
		Alessandro Magno dopo la sua morte. Se Berlusconi vuole veramente, come 
		ha segnalato più volte, che la sua creatura gli sopravviva politicamente 
		(in forma di partito autonomo o di componente del partito unico della 
		destra), essa dovrà imparare a camminare sulle proprie gambe. E i 
		partiti camminano autonomamente solo se sorretti dal basso, dalla forza 
		delle idee e dallo sforzo individuale dei suoi militanti.
 
		Ebbene il mio sogno è che noi liberali si possa dar vita ad una delle 
		gambe che dovranno sorreggere Forza Italia dopo il ritiro di Berlusconi: 
		"una gamba per la libertà". E che già ora si possa costituire una 
		corrente interna a Forza Italia, autonoma esclusivamente a livello 
		locale, con il formale impegno di non intralciare a livello nazionale la 
		linea politica del vertice. So che il mio sogno sembra irrealistico 
		quanto quello di Nico Valerio, ma forse in questo caso tentar non 
		nuocerebbe. Se riuscissimo infatti a coinvolgere (mediante la rete) un 
		buon numero di persone e associazioni, e a rendere giornalisticamente 
		accattivante la nostra campagna, forse finiremmo per attirare 
		l'attenzione dei "semplicemente liberali" all'interno di Forza Italia. 
		Chissà, magari anche per ottenere il loro appoggio. E se pure Berlusconi 
		rifiutasse l'offerta, avremmo almeno riportato parte dell'attenzione 
		pubblica sull'unica, vera, grande questione italiana: la questione 
		liberale. 
		
		05 maggio 2006 |