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		Caso Abu Omar: benvenuti in Eurabiadi Arianna Capuani
 [07 lug 06]
 
 Sei ore di interrogatorio, per Marco Mancini, di fronte ai magistrati 
		milanesi. Il vice capo del Sismi, accusato di concorso nel sequestro di 
		persona aggravato (la vittima sarebbe l’ex imam di viale Jenner, Abu 
		Omar, arrestato a Milano da agenti della CIA e consegnato alle autorità 
		egiziane), ha finora negato le sue presunte responsabilità. 
		Contemporaneamentesi è svolto l’interrogatorio del vicedirettore di 
		Libero, Renato Farina, accusato di favoreggiamento.
 
 La situazione pone essenzialmente un problema: quale immagine l’Italia 
		intende dare di sé nel contesto della lotta al terrorismo. Non è futile. 
		Mettendo sotto accusa un uomo come Mancini, che è stato strettissimo 
		collaboratore di Calipari, e che con lui ha partecipato al riscatto 
		della giornalista Giuliana Sgrena, la procura milanese comunica un 
		messaggio a dir poco ambiguo sul comportamento da tenere in un paese che 
		ha scelto di appoggiare la guerra al terrorismo del presidente Bush, 
		paese, occorre ricordarlo - più volte minacciato da Osama Bin Laden e 
		dai suoi.
 
 Non sbaglia il Dottor Sottile, Giuliano Amato, a ricordare che sì, i 
		compiti dei servizi segreti necessitano di una nuova definizione, ma che 
		le renditions (che a molti possono sembrare una violazione dei diritti 
		fondamentali), realizzate per mezzo di collaborazioni tra servizi 
		segreti, sono operazioni di polizia internazionale. E che appunto altro 
		fine non hanno che quello della sicurezza. Il che è esattamente, come 
		sottolinea Giuliano Ferrara, tutto quello che della politica si sa, ma 
		non si può dire, fondamentalmente a causa di pregiudizi moralistici.
 
 Stupisce allora che la stessa Unione Europea incappi in queste stesse 
		contraddizioni. Strasburgo ha infatti chiesto al governo Prodi di 
		estradare i 22 agenti dei servizi segreti americani coinvolti nel 
		rapimento di Omar, affermando contemporaneamente che non è possibile 
		difendersi dal terrorismo applicando procedimenti di giustizia sommaria. 
		A osservare la carta delle presunte località associate alle renditions 
		-da Aviano allo Shannon Airport, da Guantanamo a Baku- i paesi “che non 
		potevano sapere” sembrano molteplici. Ma in ogni caso, non si può 
		pretendere che i servizi segreti operino alla luce del sole.
 
 Alla luce di una contraddizione così macroscopica, i legali di Abu Omar 
		faranno causa a Berlusconi. La sinistra dimentica in un sol colpo di 
		aver acclamato l’intelligence per più di cinque anni come unica 
		soluzione al problema del terrorismo, e ora che è al potere, 
		improvvisamente cambia le carte in tavola. Ma così facendo, si cade in 
		quella pericolosa pigrizia mentale che è equiparare i terroristi agli 
		agenti, chi distrugge e chi difende. Il messaggio che si comunica è uno 
		solo: mollezza. Se invece di fare chiarezza arriveremo a condannare i 
		servizi segreti, allora ha ragione Cossiga: aspettiamoci le 
		congratulazioni di Bin Laden.
 
 07 luglio 
		
		2006
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