| SuperTuesday: 
        Edwards ultimo ostacolo per Kerry 
 Trionfando come previsto in South Carolina e sfiorando una clamorosa ed 
        inaspettata vittoria in Oklahoma, il senatore John Edwards ha 
        dimostrato, nel primo SuperTuesday delle primarie democratiche, di 
        essere l'unico serio ostacolo rimasto tra John Kerry e la nomination per 
        la Casa Bianca. Edwards ha dominato in South Carolina, raccogliendo il 
        46 per cento dei consensi, contro il 30 per cento raccolto da Kerry. 
        Staccatissimi Wesley Clark (7 per cento), Howard Dean (5) e Joe 
        Lieberman (3), che sono stati addirittura superati dal reverendo Al 
        Sharpton (9 per cento), molto apprezzato dalla comunità afro-americana 
        locale. A rendere ancora più dolce la serata di Edwards, sono arrivati i 
        risultati dell'Oklahoma. A dispetto degli ultimi sondaggi, che lo 
        vedevano abbondantemente terzo dietro a Clark e Kerry, il "milionario 
        avvocato dei poveri" ha conquistato il 30 per cento dei voti, 
        praticamente alla pari con il favoritissimo Clark (sempre al 30 per 
        cento) e sensibilmente davanti a Kerry (25).
 
        Le (quasi) due 
        vittorie di Edwards, in ogni caso, non possono oscurare più di tanto 
        l'ennesima prova di forza di John Kerry. Impressionante, soprattutto, il 
        51 per cento raggiunto dal senatore del Massachusetts in Missouri, lo 
        stato più ricco di delegati (74 eletti con le primarie più 13 
        "unpledged"), con quasi 30 punti di vantaggio su Edwards (24 per cento). 
        Anche in Missouri Dean non è andato oltre ad un malinconico 9 per cento. 
        Un'altra vittoria importante per Kerry è stata quella in Arizona 
        (55 delegati eletti con le primarie), stato che fino a qualche settimana 
        fa sembrava poter essere la sede di un emezionante testa a testa tra 
        Dean e Clark. Con la disfatta di Angry Howard, invece, Kerry è riuscito 
        a conquistare la testa con il 40 per cento dei voti, staccando 
        decisamente i due ex-frontrunner (Clark 26 per cento e Dean 17). Meno 
        importanti sotto il profilo numerico, ma decisive per la costruzione di 
        un effetto mediatico vincente, le vittorie di Kerry in New Mexico (26 
        delegati), Delaware (15) e North Dakota (14). Forte di questa striscia 
        consecutiva di successi, il veterano del Vietnam diventato eroe dei 
        pacifisti si avvia a grandi passi verso il congresso democratico di 
        Boston. Ma il conto dei delegati è ancora lontano dal garantirgli una 
        tranquillità assoluta. Edwards è in crescita su tutto il territorio 
        nazionale. Dean ha giurato ai suoi sostenitori che non si arrenderà mai. 
        E Clark non sembra ancora intenzionato a gettare la spugna, come invece 
        ha fatto ieri Lieberman - con dignità estrema - dopo le delusioni patite 
        in Delaware e Arizona. La battaglia 
        sarà ancora dura, dunque. Tanto che qualcuno già spinge per formare un 
        ticket Kerry-Edwards capace di porre fine, una volta per tutte, allo 
        "spargimento di sangue" e lanciare un guanto di sfida definitivo a 
        George W. Bush. Intervistato a caldo da Fox News su questa possibilità, 
        però, Edwards ha sfoderato il suo smagliante sorriso affermando che il 
        ticket è possibile, "ma solo se Kerry accetta di fare il 
        vice-presidente". Il voto del prossimo sabato, nei due grandi stati del 
        Michigan (128 delegati) e di Washington (76), ci dirà quante sono le sue 
        reali chance di continuare a sorridere. (a.man.)
 4 febbraio 2004
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