| Tre piste per le indagini di Stefano Caliciuri
 
 “Il fanatismo religioso è la sola differenza nei loro alibi, ma tutti i 
        terroristi obbediscono allo stesso impulso assassino”. Con queste parole 
        il premier José Maria Aznar ha debuttato nel suo ultimo Consiglio dei 
        Ministri in qualità di presidente del governo. Senza mai pronunciare i 
        nomi di Eta e di Al Qaeda, il premier ha ribadito più volte che gli 
        investigatori stanno lavorando ininterrottamente per dare un volto agli 
        “ignobili attentatori”. L’unione europea ha già mandato in Spagna una 
        unità investigativa antiterroristica dell’Europol; il governo israeliano 
        invece invierà una squadra di tecnici specializzati nel riconoscimento 
        dei cadaveri, specie quelli di eventuali kamikaze. Due, quindi, i 
        maggiori imputati della strage: gli indipendentisti baschi dell’Eta sul 
        fronte nazionale e gli estremisti islamici sul piano internazionale. Al 
        momento non vi sono certezze sui mandanti della strage, anche perché le 
        tracce che riconducono ad una o all’altra fazione si confondono. Ed in 
        alcuni casi, addirittura, si sovrappongono.
 
 Ipotesi Eta
 Da decenni il gruppo basco chiede l’indipendenza della regione dal 
        governo centrale. Per dare maggiore forza alle proprie richieste ha 
        adottato la strategia del terrore, andando più volte a colpire il cuore 
        del sistema politico. Alle spalle ha svariati assassini, anche plateali, 
        di avvocati, giudici, uomini politici e giornalisti, giudicati di volta 
        in volta contrari ed oppositori della causa basca. La settimana 
        precedente alla tragedia, la polizia madrilena aveva bloccato un 
        furgoncino che trasportava mezza tonnellata di esplosivo, oltre ad 
        alcuni detonatori pronti all’uso. Il giorno precedente all’attentato, a 
        San Sebastian, centro geografico e culturale dell’indipendentismo basco, 
        due uomini mascherati hanno distribuito alcuni volantini che 
        anticipavano un attacco al cuore dell’economia e dei trasporti iberici. 
        Episodi che sembrerebbero troppo legati tra loro per essere valutati 
        come semplici coincidenze. Altri particolari della tragedia, però, 
        potrebbero in un certo senso “scagionare” l’Eta da qualsiasi 
        responsabilità. Innanzitutto la tecnica e l’obiettivo. Sino ad oggi non 
        aveva mai colpito nel mucchio, ovvero la gente comune, lavoratori e 
        studenti, ma aveva focalizzato i suoi attacchi mirando al personaggio 
        alla carica pubblica. Anche la mancata rivendicazione susseguente non 
        rientra nello stile dell’Eta, che invece fino ad oggi si era sempre 
        affrettata a dichiarare la propria responsabilità per trarne (a suo 
        parere) un vantaggio politico e psicologico.
 
 Ipotesi araba
 Nella serata dell’11 marzo è stata ritrovata, in un camioncino 
        parcheggiato poco distante da una delle stazioni colpite, una lettera a 
        firma di un sedicente gruppo terroristico arabo legato ad Al Qaeda 
        contenente quella che sembrerebbe una rivendicazione dell’operazione 
        definita “Treni della morte”. Il governo spagnolo sta analizzando il 
        messaggio “con la massima cautela”: oltre a riferimenti diretti alla 
        politica estera della Spagna, i presunti firmatari hanno lanciato un 
        monito anche nei confronti degli alleati, Italia e Giappone compresi. 
        Colpire la massa indifesa è una caratteristica degli estremisti arabi 
        che però, secondo quanto riportato dalle prime ricostruzioni, questa 
        volta non avrebbero utilizzato i kamikaze ma semplici zainetti confusi 
        tra i bagagli dei viaggiatori. Tra le 7 e le 7.15 alcuni uomini 
        sarebbero stati visti salire e scendere ripetutamente tra i vagoni dei 
        treni: sarebbero loro i presunti esecutori. Il Governo spagnolo, però, 
        per quanto riguarda l’ipotesi araba si dimostra assai cauto, così come 
        il dipartimento di sicurezza statunitense.
 
 Connubio basco-arabo
 Una terza ipotesi vedrebbe una frangia impazzita dell’Eta come mandante 
        dell’attentato e gli integralisti islamici come esecutori materiali. Una 
        sorte di unione delle forze per colpire un obiettivo comune: il governo 
        spagnolo visto alternativamente come nemico dell’indipendenza basca e 
        come nemico del mondo islamico. Tesi che però ha alcuni aspetti 
        controversi. Per quanto riguarda i reazionari baschi un attacco di tale 
        proporzione non garantirebbe loro alcun tipo di sopravvivenza. Il 
        tiepido dialogo con il governo iberico sarebbe drasticamente e 
        definitivamente interrotto, così come ogni velleità circa l’indipendenza 
        regionale. Pare assai improbabile, inoltre, che gli arabi siano scesi a 
        compromessi con l’organizzazione basca, proprio perché anche questi 
        ultimi rientrano nella schiera dei loro nemici, gli occidentali. L’Eta, 
        così come l’Ira, non vengono neppure considerate poiché le uniche 
        organizzazioni degne di rispetto sono quelle rifacentesi al Corano.
 Vi sono inoltre grandi dubbi sulla reale ed attuale esistenza di Al 
        Qaeda, dopo gli attacchi subiti in Iraq ed Afghanistan. Quanti si 
        definiscono appartenervi sarebbero in realtà cellule solitarie rimaste 
        orfane della punta piramidale. L’originaria struttura verticale non 
        esisterebbe più, lasciando campo aperto (ed improvvisazione) a decine di 
        gruppi sparsi ed incontrollati che da Al Qaeda avrebbero ereditato solo 
        il nome.
 
 12 marzo 2004
 
        
        stecaliciuri@hotmail.com   |