| Attacco all’Islam moderato di Pierluigi Mennitti
 
 Ottantamila morti poteva essere il bilancio del primo attentato chimico 
        in Medio Oriente. Sarebbe dovuto avvenire ad Amman, in Giordania. Lo 
        hanno rivelato fonti dell’intelligence giordana, mostrando in tv alcuni 
        esponenti di una cellula di al Qaeda arrestati all’inizio del mese di 
        aprile in un’operazione rimasta a lungo segreta. I terroristi aspiranti 
        kamikaze hanno confessato in diretta tv intenzioni e legami. L’obiettivo 
        era gettare nel caos il regno di Abdallah colpendo la sede del primo 
        ministro, il ministero dell’Intelligence e l’ambasciata americana. 
        L'operazione - seconto l'emittente giordana - era stata pianificata in 
        Iraq da Azmi Jayoussi, che ha ricevuto ordini direttamente da Ahmad 
        Fadel al-Khalayleh, alias Abu Musab al Zarqawi, terrorista fra i più 
        ricercati dalle forze americane che lo ritengono responsabile della 
        maggioranza degli attacchi ai soldati della coalizione in territorio 
        iracheno: legato ad al Qaeda, al Zarqawi ha appena rivendicato anche 
        l’attentato alla piattaforma petrolifera di Bassora. I mezzi per 
        l’attentato sventato ad Amman sono stati bloccati dalle forze 
        investigative giordane: 20 tonnellate di esplosivo e grandi quantità di 
        sostanze chimiche (mostrate in tv) a base di acido solforico raccolte in 
        grandi contenitori di plastica blu. Al Qaeda punta all’eliminazione 
        della dinastia moderata di Abdallah.
 
 Pochi giorni prima, mercoledì 21 aprile, al Qaeda ha colpito in Arabia 
        Saudita. Il terzo attentato in poco meno di un anno. Colpito il quartier 
        generale della polizia del regno saudita, il centro nevralgico 
        dell’intelligence, una sede sorvegliatissima all’interno di un 
        quartiere, al Washm, considerato sicuro. Bilancio: 4 morti e 125 feriti 
        ma sarebbe potuto essere assai più drammatico se cinque delle sette 
        autobombe preparate non fossero state scoperte e disinnescate per tempo. 
        L’esplosione che ha completamente sventrato la sede della polizia è 
        avvenuta a metà pomeriggio, momento in cui maggiore è il numero di 
        dipendenti che lascia il posto di lavoro: l’obiettivo era la strage. Ma 
        il salto di qualità di al Qaeda rispetto agli attentati precedenti è che 
        per la prima volta è stato preso di mira un obiettivo saudita, per di 
        più in un periodo nel quale l’allarme era ai livelli più alti: gli Usa 
        avevano preannunciato un attentato a Ryad e avevano evacuato il 
        personale diplomatico. Al Qaeda punta a rovesciare la monarchia degli al 
        Saud.
 
 Coincidenze straordinarie con l’attentato di Ryad sono state 
        rintracciate dalle forze investigative statunitensi in due azioni 
        compiute da cellule di al Qaeda lo scorso dicembre a Rawalpindi, 
        cittadina militare pakistana. Obiettivo, il presidente Pervez Musharraf 
        che dopo l’11 settembre 2001 è stato costretto dalle pressioni americane 
        ad abbandonare la tutela dei talebani e a schierarsi con la coalizione, 
        collaborando con gli Usa nella lotta al terrorismo. Osama bin Laden ha 
        tuttavia mantenuto solidi legami con apparati dei servizi segreti 
        pakistani che rinfacciano a Musharraf il voltafaccia nei confronti dei 
        talebani e che avevano sostenuto il regime integralista in Afghanistan e 
        le fazioni terroristiche che in quel paese si erano insediate. Il 
        presidente pakistano è oggi uno dei target più a rischio.
 
 Ryad, Amman, Islamabad sono i vertici della nuova offensiva di al Qaeda. 
        Capitali del mondo arabo cosiddetto moderato, o comunque considerate 
        filo-americane da un integralismo islamico che punta ad approfondire il 
        buco nero dell’Iraq e ad allargarlo a est e a ovest, verso il Pakistan 
        della bomba atomica da un lato e verso l’Arabia Saudita dei luoghi santi 
        dall’altro. Come racconta Carlo Panella in un lungo articolo che 
        Ideazione pubblica nel prossimo numero della rivista bimestrale in 
        uscita il 10 maggio, l’esplosione terroristica è dovuta 
        all’approfondirsi di un vasto scisma all’interno del mondo islamico che 
        ha come obiettivo primario proprio l’abbattimento dei regimi arabi 
        moderati e che conduce una guerra all’Occidente solo in subordine, in 
        quanto Stati che sorreggono le élite corrotte al potere in Medio 
        Oriente. Rivelazioni riservate di fonti di intelligence americana 
        (riportate nelle corrispondenze da New York di Maurizio Molinari della 
        Stampa) confermano che oggi, all’ordine del giorno dell’agenda di bin 
        Laden, c’è l’attacco frontale al cosiddetto Islam moderato.
 
 27 aprile 2004
 
 pmennitti@ideazione.com
   |