| New Europe/5. Il riscatto della Lituania di Stefano Caliciuri
 
 A tredici anni dall’indipendenza e ad undici dalla definitiva uscita 
        dell’esercito sovietico dal suo territorio, la Lituania è entrata 
        formalmente a far parte dell’Unione europea. Ma come è stata possibile 
        una ripresa così rapida, considerando che per diversi anni ha vissuto 
        tra le braccia di una matrigna di nome Unione sovietica? Forse proprio 
        questo, ormai vecchio, ricordo ha donato ai lituani nuova linfa, una 
        voglia e uno spirito di rivalsa più forte di ogni recriminazione o 
        rimpianto. Oggi, anche grazie alla vicinanza della strategica 
        Kaliningrad, i rapporti tra i governi lituani e russi sono più che 
        buoni: pur non dimenticando i duri anni all’interno della Federazione, 
        il riscatto ha però preso il sopravvento sull’inimicizia diplomatica.
 
        Affacciato soltanto per un breve tratto sul mar Baltico, il piccolo e 
        giovane Stato fonda la propria economia essenzialmente sulla produzione 
        industriale ed agricola, tramite l’estrazione e l’esportazione di torba 
        e molti materiali usati nella costruzione edilizia. Sul rendiconto pesa 
        moltissimo la voce relativa alle uscite poiché il petrolio è acquistato 
        prevalentemente dalla Russia. Decenni di privazioni ed emarginazione 
        dalla scena mondiale hanno spinto i lituani a rimboccarsi le maniche e 
        lavorare con solerzia per tentare una rapida modernizzazione del Paese. 
        Basti pensare che sino a una decina di anni fa, in Lituania non era 
        consentita neppure la pubblicità in televisione. Il cedimento 
        dell’Unione Sovietica, se da una parte era visto come una liberazione, 
        dall’altra gettava sconforto e preoccupazione per un futuro incerto. Ma 
        la voglia di riscatto ha ben presto preso il sopravvento: anno dopo anno 
        questi coraggiosi baltici hanno rimesso in piedi il loro paese da zero, 
        rifondando le istituzioni e rinominando le strade. Ogni giorno compiono 
        un passo verso la modernità e apportano lenti ma costanti miglioramenti 
        alla loro società, che ha subito una vera e propria rivoluzione del 
        costume, economica, linguistica. L’ingresso in Europa, infatti, oltre a 
        rappresentare un premio, è visto come un nuovo stimolo di miglioramento. 
        Quasi interamente di religione cattolica, la nazione conta appena tre 
        milioni e mezzo di abitanti. 
 Il Paese, per sommi capi, ha seguito la storia delle due repubbliche 
        sorelle (Lettonia ed Estonia) situate più a nord. Già nel 1795 il regime 
        russo aveva preteso l’annessione della Lituania alla propria 
        federazione. Un vivace movimento nazionalista, uno dei tanti che in 
        quegli anni sorgevano un po' dappertutto in Europa, aveva provocato dure 
        repressioni da parte degli occupanti, nel 1831 e nel 1863. Un po' 
        indebolito dalle violenze e dai processi, il movimento ha ugualmente 
        continuato la sua attività patriottica, e la Lituania ha dunque potuto 
        staccarsi dalla Russia e tornare indipendente per la prima volta in 
        seguito alla Prima Guerra Mondiale. Dopo un golpe militare nel 1926, 
        arrivò di nuovo per la Lituania l'annessione all'Unione Sovietica nel 
        1940, all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Ben presto fu la volta 
        dell'occupazione germanica, fino al 1944. L'anno dopo veniva di nuovo 
        incorporata nell'Urss, di cui diveniva per quarantasei anni una delle 
        tante repubbliche federate.
 
        
        30 aprile 2004
 stecaliciuri@hotmail.com
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