| Dal Burundi al Nepal:
        le guerre dimenticate di Pino Bongiorno
 
 La guerra non è di casa soltanto in Iraq, ma in diverse altre parti del 
        mondo, dove si combattono conflitti che vanno avanti da anni e che hanno 
        provocato centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi, mutilati, 
        orfani e vedove. Evitando di soffermarsi sull’Afghanistan, ancora non 
        completamente pacificato, e sulla Cecenia, dove i morti sono già più di 
        200mila, perché le loro storie sono più o meno di dominio pubblico, 
        merita una menzione, per rimanere in Asia, la guerra in corso dal 1976 
        in Aceh, provincia autonoma dell’Indonesia situata nell’estremità 
        settentrionale dell’isola di Sumatra, tra i ribelli del Movimento Aceh 
        Libero (Gam) e l’esercito governativo. I morti sarebbero già almeno 
        12mila, ma alcune fonti parlano addirittura di 50mila morti.
 
 Da 15 anni la guerra semina distruzioni anche nella regione del Kashmir, 
        controllata per due terzi del territorio dall’Unione Indiana e per il 
        resto dal Pakistan, che non ha mai rinunciato a rivendicarla, sia per 
        motivi etnico-religiosi (la maggioranza della popolazione è musulmana), 
        sia per il suo interesse all’utilizzazione delle acque dei fiumi che 
        proprio nel Kashmir hanno origine. Proprio il Pakistan ha fomentato la 
        guerriglia islamica e nazionalista, mentre l’Unione Indiana ha 
        appoggiato le formazioni paramilitari di hindu locali. I morti sono 
        arrivati a 40-60.000. Sempre in Asia sono in guerra anche lo Sri Lanka, 
        le Filippine e il Nepal. La repubblica democratica socialista dello Sri 
        Lanka (ex Ceylon) è, da almeno vent’anni, devastata da un conflitto 
        inter-etnico tra maggioranza cingalese (buddhista) e tamil (indù). Le 
        vittime sono oltre 60mila e i negoziati di pace, avviati nel 2002, sono 
        stati finora fallimentari. Nelle Filippine, dal 1971, i musulmani di 
        Mindanao, l’isola più meridionale dell’arcipelago, hanno iniziato una 
        lotta armata per l’indipendenza dell’isola. La guerra tra l’esercito di 
        Manila e i militanti del Fronte di Liberazione Islamico dei Moro (MILF) 
        ha causato fino a oggi 150mila morti.
 
 Dal 1996 si combatte anche nel Nepal, dove i guerriglieri maoisti (NCP) 
        sono in lotta contro la monarchia costituzionale del re Gyanendra. Le 
        vittime sono già 8mila e i rivoltosi controllano oramai i due terzi del 
        paese, con l’Onu che resta ancora alla finestra e fa ben poco per una 
        pace che al momento nessuno sembra volere. Anche in Africa i paesi in 
        cui, per qualche ragione, si combatte sono numerosi: Algeria, Burundi, 
        Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Uganda, tra gli altri. Il 
        conflitto algerino è in corso dai primi anni Novanta e vede la 
        contrapposizione brutale tra gli estremisti islamici (Gruppo Islamico 
        Armato, Gia; Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento, 
        Gspc) e l'esercito governativo. Attualmente, dopo 150mila morti, sembra 
        che la situazione stia tornando alla normalità.
 
 In Burundi, i guerriglieri hutu delle Forze per la difesa della 
        democrazia (Fdd) e del Fronte per la liberazione nazionale (Fnl) sono in 
        guerra, dal 1993, con la minoranza tutsi al governo. Le vittime del 
        decennio di scontri sono 240mila e sono destinate, nonostante i 
        tentativi di pacificazione, ad aumentare. Dal 1997 è in corso nel 
        territorio congolese una “guerra mondiale africana” con ben sei eserciti 
        regolari che si fronteggiano per il controllo dei ricchi giacimenti di 
        diamanti e di oro della regione orientale. I morti, tra combattimenti e 
        carestie, sono al momento tre milioni e mezzo. Da ormai vent’anni il 
        Sudan è sconvolto da una guerra civile che vede il governo di Karthoum 
        scontrarsi con il Sudan People’s Liberation Army (Spla), che rivendica 
        l’indipendenza delle regioni meridionali del paese. Il conflitto ha 
        fatto due milioni di vittime, gran parte delle quali registrate nella 
        popolazione civile. Anche in Uganda è in corso da vent’anni una guerra 
        civile, con i guerriglieri dell’Armata di resistenza del signore (Lra) 
        che terrorizzano le province del nord. Razzie e scontri hanno finora 
        provocato 100mila vittime e più di un milione di sfollati. Questi paesi, 
        di cui abbiamo sommariamente descritto i conflitti in cui sono 
        coinvolti, sono soltanto alcuni di quelli in guerra. A essi si devono 
        aggiungere Colombia, Costa d’Avorio, Eritrea ed Etiopia, Haiti, 
        Indonesia (nelle Isole Molucche e nelle province di Sulawesi e di Papua 
        Occidentale), Isole Salomone, Kurdistan turco, Liberia, Marocco-Sahara 
        Occidentale, Messico (Chiapas), Myanmar, Nigeria, Perù, Repubblica 
        Centrafricana, Ruanda, Somalia, Thailandia.
 
 18 maggio 2004
 
 |