| Le armi di Saddam: un’allucinazione collettiva? di Stefano Magni
 
 Le armi di distruzione di massa irachene esistevano davvero? Che un 
        tempo siano esistite è sicuro. Migliaia di Curdi e di soldati iraniani, 
        morti avvelenati dai gas, non si sono suicidati: villaggi interi sono 
        stati sterminati con bombardamenti chimici. Fino alla guerra del 1991, 
        Saddam aveva un arsenale di armi chimiche e un programma nucleare 
        avanzato, che lo avrebbe portato ben presto a disporre anche di testate 
        nucleari. Ma non è questo che fa discutere, perché ciò che è sulla bocca 
        di tutti è l’assenza di armi di distruzione di massa dopo la sconfitta 
        del 1991: l’assenza di quelle armi che costituivano la causa 
        dell’invasione anglo-americana del marzo 2003. Su questo punto i 
        liberals e Kerry hanno costruito la loro campagna elettorale. Sempre su 
        questo punto, i governi europei e l’Unione Europea stessa giustificano 
        il loro anti-americanismo. E infine la stampa mainstream, sia americana 
        che europea, ci sta sottoponendo ad una vera e propria terapia 
        psicologica, quasi un lavaggio del cervello, ripetendoci all’infinito: 
        “le armi di distruzione di massa non esistevano, non sono mai esistite, 
        né Saddam voleva costruirne di nuove”. Ma allora, prima e dopo la 
        guerra, siamo stati tutti abbagliati da un’allucinazione collettiva? 
        Evidentemente era vittima di un’allucinazione Hillary Clinton, che non è 
        di sicuro un “falco” neoconservatore vicino a Bush, quando, nel dicembre 
        del 2003 (otto mesi dopo la fine delle ostilità) dichiarava 
        all’intervistatore della NBC : “Credo che Saddam Hussein fosse 
        certamente una minaccia potenziale e che stesse cercando di costruire 
        armi di distruzione di massa, a prescindere se sia riuscito o meno ad 
        ottenerle”.
 
 E di questo erano sicuri anche altri avversari della politica estera di 
        Bush. I Tedeschi, ex fornitori di materiale “dual-use” (civile e 
        militare) industriale a Saddam, erano convinti che nel 2006 il dittatore 
        iracheno avrebbe potuto avere una sua bomba atomica. Il presidente 
        Chirac, poco prima della guerra, aveva dichiarato al Times: “È probabile 
        che l’Iraq abbia armi di sterminio di massa (…) dobbiamo disarmarlo”. Ma 
        forse anche la stessa Onu era vittima di un’enorme allucinazione 
        collettiva. Lo era anche Mohammed El Baradei, presidente dell’Aiea, 
        l’integerrimo sostenitore delle ispezioni ad oltranza e per questo 
        oppositore dell’intervento americano, quando, nell’aprile del 2004, 
        inviava al Consiglio di Sicurezza una lettera in cui parlava di “estesa 
        rimozione di materiali e, in alcuni casi, di interi palazzi” proprio nei 
        siti che erano oggetto delle ispezioni dell’Onu prima della guerra. Le 
        foto satellitari esaminate da El Baradei mostrerebbero le tracce della 
        rimozione di materiale impiegato per la ricerca nucleare e di parecchi 
        motori di missili. Forse era vittima di allucinazioni anche il 
        viceministro degli esteri russo Yuri Fedetov quando sosteneva per conto 
        di Putin (altro oppositore della guerra in Iraq) che Al Qaeda aveva 
        probabilmente avuto accesso all’arsenale chimico e batteriologico di 
        Saddam Hussein durante e dopo la guerra del marzo-aprile 2003. Saranno 
        anche tutti impazziti, prima e dopo la guerra in Iraq, ma quando Abu 
        Musab Zarqawi voleva compiere uno spettacolare quanto letale attentato 
        chimico ad Amman nell’aprile del 2004… le armi chimiche dove le aveva 
        prese? Di primo acchito l’intelligence giordana ha indicato la Siria 
        come fornitore del materiale, pur senza incolparne il governo.
 
 Ma proprio quella provenienza dovrebbe gettare qualche sospetto anche su 
        Saddam. Non molto tempo prima, infatti, l’ispettore David Kay (il 
        funzionario di cui viene citata solo la frase “non c’erano armi di 
        distruzione di massa in Iraq” e non tutto ciò che ha detto contro 
        Saddam) aveva mostrato al Congresso foto satellitari che raffiguravano 
        un forte traffico di veicoli dall’Iraq alla Siria, continuato fino agli 
        ultimi giorni precedenti l’attacco anglo-americano. James Clapper, 
        direttore del National Imagery and Mapping Agency, il 29 ottobre del 
        2003 aveva dichiarato al New York Times che: “Gli ufficiali agli ordini 
        della cerchia di Saddam e dei suoi figli, videro come stavano andando le 
        cose e decisero che la cosa migliore da fare era distruggere e 
        disperdere”. Anche queste sono tutte illazioni? Tutte invenzioni? O c’è 
        un minimo di fondamento?Prima che emerga un quadro completo della realtà 
        irachena dovranno passare ancora anni. Si deve prima sentire lo stesso 
        Saddam. Intanto, un altro ispettore, Charles A. Duelfer, ha raccolto un 
        dossier di 1500 pagine in cui dimostra come Saddam pianificasse ogni 
        politica possibile per eludere le sanzioni Onu. E nel frattempo, benché 
        non disponesse di scorte di armi chimiche e batteriologiche, manteneva 
        tutto il necessario per riprendere un programma di armi non 
        convenzionali dopo la fine auspicata delle sanzioni Onu. E questo come 
        si può spiegare?
 
        
        7 ottobre 2004 
        stefano.magni@fastwebnet.it   |