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		“Il risveglio di una nazione”intervista a Olena Ponomareva di 
		Pierluigi Mennitti
 [04 dic 04]
 
        La vittoria 
		ha il volto sorridente a finalmente disteso di Olena Ponomareva, docente 
		di lungua ucraina all’Università di Roma La Sapienza, esperta di 
		geopolitica ed Europa orientale. La Corte Suprema ha appena annullato il 
		voto del 21 novembre, certificando i gravi brogli che avevano consentito 
		al candidato filo-russo Yukanovich di vincere, e ha ordinato la 
		ripetizione del turno di ballottaggio per il 26 dicembre. I dieci giorni 
		che sconvolsero Kiev con le strade e le piazze stracolme di giovani 
		manifestanti, l’allegria arancione di chi ha rotto gli argini della 
		paura e del potere e fa capire che da qui non si torna più indietro: “E’ 
		la rinascita di una nazione. Per la prima volta, dopo l’indipendenza 
		ottenuta nel 1991 e poi tradita nel percorso istituzionale e politico 
		successivo, gli ucraini hanno ritrovato l’occasione di esprimere il loro 
		orgoglio nazionale, la loro voglia di democrazia. E’ il desiderio 
		dell’Occidente che ispira il risveglio nazionale e non a caso si esprime 
		contro il sopruso e l’imbroglio di un candidato filo-russo”.
 Incontenibile è la gioia, ma tanta è anche la voglia di spiegare. 
		Ponomareva sta preparando per Ideazione un lungo articolo che verrà 
		pubblicato nel numero di gennaio del bimestrale. Ma oggi vuol insistere 
		sul valore di questa vittoria, che richiama le rivolte liberali del 1989 
		e restituisce un paese decisivo come l’Ucraina al consesso europeo. 
		“L’Europa, come spesso le capita di questi tempi, è apparsa distratta e 
		incline al compromesso con Mosca. Solo la Polonia s’è distinta per la 
		risolutezza. E alla fine, osare è stato vincente”. Mosca, la Russia, è 
		il metro di comparazione per capire cosa è accaduto a Kiev. “Dal crollo 
		del sistema sovietico – dice Ponomareva – il nostro paese non ha 
		conosciuto una vera alternanza al potere. Lì è rimasto abbarbicato il 
		vecchio apparato comunista che ha saputo cambiare nome e facciata al 
		proprio partito, mantenendo intatte le linee di fondo filo-russe della 
		politica”.
 
 Da un lato la copertura di Mosca, l’Ucraina svenduta alla sfera 
		d’influenza di una vecchia superpotenza ferita ma ancora in grado di 
		mantenere il controllo su aree strategiche del continente europeo e di 
		limitare l’offensiva verso oriente della democrazia, del risveglio 
		nazionale, del libero mercato. Dall’altro l’area grigia di un potere 
		corrotto: “In politologia è stato coniato il concetto di ‘ladri banali 
		al potere’ per descrivere la cricca di governanti che aveva trasformato 
		l’Ucraina in una cleptocrazia, senza regole e senza futuro. Poco prima 
		del voto, il governo ha realizzato una massiccia amnistia in cambio 
		dell’appoggio elettorale e i voti di questi criminali sono stati 
		ritrovati in diversi seggi di diverse città. Avranno passato la giornata 
		elettorale in autobus”.
 
 E tuttavia dietro i giovani che riempiono le piazze delle città 
		occidentali del paese, dietro la nuova borghesia in embrione che ha 
		trovato fiducia e coraggio nel volto butterato (per un avvelenamento?) 
		di Viktor Yushenko e in quello dolce e determinato di Iulia Timoshenko, 
		c’è la “centralità della questione nazionale”. “La si ritrova 
		dappertutto – assicura Ponomareva – dal rifiuto del russo come seconda 
		lingua ufficiale accanto all’ucraino proposta da Yanukovich, alle 
		provocazioni sulla secessione delle province dell’Est suggerita da 
		Mosca, all’evidente dipendenza da Putin del nostro presidente Kuchma, al 
		lavorìo di russificazione passato attraverso la manipolazione della 
		storia e le forzature della religione: il patriarca di Kiev non è 
		riconosciuto da quello di Mosca che pretende di mantenere un’influenza 
		totale, che è soprattutto politica, sulla chiesa ucraina. Il 
		ballottaggio del 26 dicembre indicherà all’Europa e all’America che 
		l’Ucraina è una nazione che si è risvegliata, nonostante il tentativo di 
		annientare la sua identità europea. Grazie ai suoi giovani”.
 
 04 dicembre 2004
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