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        Lo scontro tra 
        Europa e Russiadi Alessandro Marrone
 [25 nov 04]
 
 Il vertice bilaterale Ue-Russia si apre nel segno dello scontro 
        diplomatico tra le due parti sulla crisi ucraina. Putin, dopo un 
        iniziale riconoscimento della vittoria del presidente ucraino uscente, e 
        una successiva cautela di fronte alle manifestazioni dell’opposizione e 
        alle denunce di brogli da parte dell’Osce, ha oggi riaffermato in modo 
        perentorio il suo sostegno a Yanukovich congratulandosi per le sua 
        rielezione. Il presidente russo ha contestato il giudizio degli 
        osservatori Osce e ha duramente affermato che “se qualcuno continuerà ad 
        usare gli osservatori dell’Osce a scopi politici così come è successo 
        per le elezioni in Ucraina, questa organizzazione continuerà a perdere 
        prestigio internazionale e il motivo stesso della sua esistenza”. Tale 
        posizione è molto importante considerando l’influenza economica e 
        politica che ha il gigante russo sulla vicina Ucraina, e la capacità di 
        pressione dei vari apparati russi sulle dinamiche interne al paese.
 
 L’Unione Europea dal canto suo ha subito espresso dei forti dubbi sulla 
        regolarità delle elezioni presidenziali ucraine: il 23 Novembre il 
        presidente del Consiglio Europeo Balkenende ha chiamato il presidente 
        ucraino Kutchma per esprimere tale posizione, e prima ha avuto un 
        colloquio con il Presidente del Parlamento ucraino invitandolo ad una 
        revisione dei risultati elettorali. Già dopo il primo turno delle 
        elezioni presidenziali l’Unione Europea aveva espresso delle critiche 
        sulle regolarità delle votazioni. In questo quadro si tiene oggi all’Aja 
        il vertice bilaterale Ue-Russia. Posto in agenda e preparato già da 
        diversi mesi, avrebbe dovuto trattare della cooperazione tra l’Unione 
        Europea e la Russia, con l’obiettivo di creare degli “spazi comuni” nel 
        campo dell’economia, della giustizia e della sicurezza. La coincidenza 
        con la crisi ucraina ne fa il forum obbligato di discussione delle 
        diverse posizioni in merito assunte dalle due parti.
 
        Variabile 
        decisiva in questo quadro internazionale è la posizione degli Stati 
        Uniti. Dopo un primo momento di silenzio, dovuto alla cautela 
        dell’Amministrazione rispetto ad una questione delicata per la Russia o 
        alla sorpresa per una crisi non prevista, nella conferenza stampa del 24 
        novembre il Segretario di Stato americano uscente Colin Powell è uscito 
        allo scoperto con dichiarazioni molto dure. L’Amministrazione americana 
        non riconosce i risultati delle elezioni presidenziali ucraine in 
        ragione di “credibili notizie di frodi nelle elezioni”, e auspica una 
        “completa revisione della condotta delle elezioni e il riconteggio dei 
        risultati elettorali”. Powell invita pubblicamente la leadership ucraina 
        a giungere ad una soluzione pacifica della crisi, ed ha personalmente 
        messo in guardia Kutchma dall’usare la forza contro i manifestanti. 
 È interessante notare come Powell nelle sue dichiarazioni citi 
        esplicitamente come attori di una mediazione internazionale per la 
        risoluzione della crisi, oltre alla Russia e all’Unione Europea, il 
        Presidente polacco Kwasniewski. Da un lato è un segno del ruolo di 
        partner degli Stati Uniti che la Polonia si è conquistata sul campo con 
        la partecipazione militare e diplomatica alla stabilizzazione irakena. 
        Dall’altro è un riconoscimento del ruolo che la Polonia svolge 
        nell’equilibrio geopolitico dell’area che va dal Baltico al Mar Nero. 
        Ruolo accettato dalla stessa Unione Europea, che sostanzialmente ha 
        delegato a Kwasniewski la rappresentanza della sua posizione e dei suoi 
        interessi nell’area. È indubbio che la Polonia per dimensioni 
        demografiche e territoriali, oltre che per prospettive di sviluppo 
        economico, ha una certa voce in capitolo nelle vicende dei suoi vicini. 
        Voce che il governo polacco ha tutto l’interesse ad usare per favorire 
        la stabilizzazione dell’area su posizioni quanto più possibili filo 
        occidentali, per bilanciare l’egemonia finora esercitata dalla Russia, 
        che da sempre preoccupa la nazione polacca. La mobilitazione anche della 
        società civile polacca e dei suoi più conosciuti esponenti è 
        simboleggiata da due fatti: in primo luogo l’esplicito riferimento alla 
        situazione ucraina fatto dal Papa nell’udienza generale in Vaticano del 
        24 Novembre, in cui erano presenti dei pellegrini ucraini che hanno 
        potuto esporre uno striscione a favore dell’opposizione guidata da 
        Yushenko; in secondo luogo l’annuncio di Lech Walesa della sua partenza 
        per Kiev per schierarsi a fianco dei manifestanti.
 
 All’interno dell’iniziativa comune europea va colto anche il basso 
        profilo tenuto dalla diplomazia italiana. La posizione ufficiale assunta 
        si riconosce completamente in quella dell’Unione, ma manca un’iniziativa 
        volta a sollecitare una posizione russa più equidistante tra governo e 
        opposizione ucraina, possibile visti i buoni rapporti con la leadership 
        russa. Il Riformista sottolinea questo comportamento, indirizzando oggi 
        una lettera aperta al neo ministro degli esteri Fini in cui si chiede di 
        sostenere una iniziativa europea volta alla ripetizione delle 
        consultazioni elettorali, anche a costo di dare un dispiacere a un paese 
        amico come la Russia.
 Intanto in Ucraina lo sciopero generale convocato dall’opposizione 
        sembra avere successo, e sulla piazza di Kiev i manifestanti sotto la 
        neve continuano a chiedere nuove elezioni, veramente democratiche.
 
 25 novembre 2004
 
 alessandromar82@yahoo.it
 
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